Importante scoperta dll’Università di Tor Vergata: la ricercatrice Francesca Sacco ha identificato la proteina coinvolta nello sviluppo del diabete di tipo 2. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell Metabolism ed è stata resa possibile grazie all’uso della tecnologia fosfoproteonica.
Il diabete di tipo 2 è la forma di diabete più diffusa, che causa la perdita graduale della funzionalità delle isole di Langerhans, agglomerati di cellule presenti nel pancreas, sensibili alla glicemia e produttrici dei due ormoni che regolano la glicemia, l’insulina e il glucagone.
La proteina GSK3, responsabile del diabete di tipo 2
La ricercatrice Francesca Sacco è riuscita a identificare la proteina GSK3. Questa proteine è, in pratica, la causa della degenerazione delle isole di Langerhans. Collaborando insieme al team del prof. Matthias Mann dell’Istituto MAx Planck di Biochimica di Monaco, in Germania e grazie a tecniche avanzate di identificazione proteica (tecnica fosfoproteonica, permette di descrivere le proteine e decifrare la loro attività), ecco che si è visto che alti livelli ematici di glucosio attivano la proteina GSK3, quando in realtà non dovrebbe attivarsi. Questo fa sì che venga bloccata la produzione di insulina da parte delle isole del Langerhans del pancreas.
E questo scatena i sintomi del diabete di tipo 2. L’insulina ha, infatti, il compito di favorire l’ingresso del glucosio nelle cellule, riducendo da un lato i livelli di glicemia nel sangue e dall’altro fornendo alle cellule l’energia di cui hanno bisogno. Quando l’insulina manca, ecco che il glucosio non riesce più ad entrare nelle cellule e aumenta a livello ematico: si parla di iperglicemia.
Inibendo tramite farmaci la proteina GSK3, le isole del Langerhans ricominciano a produrre insulina. La speranza è che arrivino presto altre terapie per la cura del diabete di tipo 2. Questo perché il diabete è una delle malattie più diffuse al momento, tanto che anche l’OMS ha chiesto di vietare le pubblicità di cibi pericolosi per bambini, troppo zuccherati o salati, sui social network, proprio per ridurre i rischi di diabete e malattie cardiovascolari.
[Credit | Università di Tor Vergata]