Torna la World’s 50 Best Restaurants, dopo un anno di pausa Covid, e stavolta la classifica dei migliori ristoranti del mondo incorona come vincitore il Noma di Copenhagen. Vincitore annunciato anche se con una leggera forzatura del regolamento dato che René Redzepi aveva già vinto in passato; l’escamotage è che il Noma ha cambiato sede quindi è “nuovo”. Spicca la presenza della cucina scandinava che piazza anche Geranium in seconda posizione, e ottimi piazzamenti per la cucina basca a partire da Asador Etxebarri sul terzo gradino del podio. Tra gli italiani si confermano il Reale di Niko Romito (28) e Le Calandre (28), Piazza Duomo ad Alba (18), ma soprattutto fa un ingresso bomba Lido 84, direttamente al 15esimo posto: vince infatti anche il premio dedicato alla new entry più alta in classifica.
La cerimonia si è tenuta ad Anversa, in Belgio, ed è stato introdotta da un dietro le quinte in cui Massimo Bottura ha svolto il ruolo di intervistatore di molti colleghi. Lo chef dell’Osteria Francescana, trionfatore nel 2018, non è in gara: per regolamento infatti il primo posto dei 50 Best Restaurants consegna il vincitore alla Hall of fame, una sorta di senatore a vita insomma, o collegio di presidenti emeriti.
È stato appena proclamato il vincitore dei World’s 50 Best Restaurant, ed è stata resa nota la classifica dei primi 50 posti, i migliori cinquanta ristoranti del mondo: quella dalle posizioni 51-100 è già uscita – e ha visto tra gli italiani piazzarsi al posto 52 il Ristorante Uliassi a Senigallia (3 stelle Michelin) e il St. Hubertus di Norbert Niederkofler a San Cassiano in 54esima. Il 50 Best Restaurants ritorna dopo l’edizione del 2019 che aveva premiato Mauro Colagreco, e dopo che nel 2020 – con meritevole tempismo già a marzo – il premio era stato annullato causa pandemia.
A inizio cerimonia sono stati nominati i ristoranti chiusi, ma che sarebbero stati premiati nel 2020: Relae. Tickets, Emigma, Gaggan, e Blue Hill at Stonebarns che sta per riaprire proprio questa settimana.
Assegnati anche vari premi speciali, alcuni più comprensibili altri di difficile interpretazione:
One to Watch, il ristorante da tenere d’occhio, è Ikoyi (Regno Unito).
Best pastry chef: Will Goldfarb di Room4dessert, Indonesia
Premio sostenibilità al cileno Boragò (che si piazza anche al 38esimo posto).
Migliore chef donna la peruviana Pìa León, che guida da tre anni il Kjolle a Lima.
Chef’s choice award: Victor Arguinzoniz, di Asador Etxebarri.
Art of Hospitality (?): Steirereck, Vienna (Austria)
Icon award (?): Dominique Crenn, Atelier Crenn a San Francisco
Highest climber: The Chairman, Hong Kong (Cina)
Odette (8) è il primo asiatico, Wolfgat il miglior africano (e new entry al 50), Pujol (9) il migliore in nordamerica, mentre il migliore del sudamerica è Central (4)
La classifica (con asterisco le new entry*)
1. Noma, Copenhagen (Danimarca)
Il Noma è il new Noma, e può tornare in cima al mondo dopo le vittorie del 2010, 2011, 2012 e 2014. Ma il concept di René Redzepi, capostipite della New Nordic Cuisine, è sempre quello: menu fisso, frequente rotazione stagionale, ricerca sul territorio e fermentazioni sperimentali.
2. Geranium, Copenhagen (Danimarca)
Primo ristorante danese che ha tre stelle nella Guida Michelin – il Noma le ha ricevute solo quest’anno – la creatura di Rasmus Kofoed porta avanti un discorso di ricerca sostanziale e perfezione formale.
3. Asador Etxebarri, Atxondo (Spagna)
Cucina basca in grande spolvero, con la particolarissima idea di Victor Arguinzoniz: un cuoco autodidatta che cucina tutto con il fuoco, utilizzando vari tipi di legna. Dall’antipasto al dessert, tutto passa sulla griglia.
4. Central, Lima (Perù)
Virgilio Martinez è chef impegnato nella ricerca degli ingredienti come nel sostegno alle comunità rurali: il Central è famoso per il suo menu verticale che porta a conoscere tutte le specialità del Perù a diverse altitudini.
5. Disfrutar, Barcellona (Spagna)
Sulla scia di El Bulli, dove si sono formati i tre chef Oriol Castro, Mateu Casañas and Eduard Xatruch, Disfrutar propone una esperienza gastronomica totale partendo dalla cucina molecolare.