Vini da Gigio a Venezia, recensione: il ristorante resistente tra un Old Wild West e un Mc Donald’s

Recensione del ristorante di cucina tipica Vini Da Gigio, nel centro di Venezia: il menu, i prezzi, i piatti da provare, le nostre opinioni.

Vini da Gigio a Venezia, recensione: il ristorante resistente tra un Old Wild West e un Mc Donald’s

Quasi completamente tornata alla sua identità pre Covid, Venezia vede in Strada Nova una delle sue arterie turistiche più trafficate, percorse da un’umanità transumante che dalla stazione di San Lucia, prende a sinistra e, dopo Lista di Spagna, inizia l’itinerario classico verso Rialto. Un tempo punteggiata di negozi e attività commerciali che ben descrivevano l’anima della città, di questi vede oggi sopravviverne ben pochi, a vantaggio – nello specifico per l’offerta gastronomica – di spazi di grandi catene, ristoranti con improponibili menu completi a 15 euro, bacari che millantano autenticità e fast food. Ed è assai esemplificativo che Vini da Gigio, una delle insegne storiche presenti in città, si trovi in posizione praticamente equidistante da un Old Wild West e un Mc Donald’s (per dire: mentre mi dirigo verso l’ingresso, alle mie spalle, un bambino si rivolge alla mamma gridandole “Hiii!! C’è Mc Donald’s!” e questa gli risponde con un “bene, ricordiamoci dov’è per domani”. Come direbbe la nota canzone: “Ciao Venezia”).

Il locale

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Insegna d’antan, ingresso minuscolo da cui esce una luce dai toni giallini, un canale di lato a fare atmosfera. Le tracce per intuire che si tratti di un locale storico ci sono. Ma abituati a falsi storici, ecco che ci vengono in soccorso le conoscenze reali. E’ il 1 marzo 1981, quando il papà di Paolo e Laura Lazzari, i titolari, decide di aprire un luogo di ristoro a Venezia: l’idea è di farne una cicchetteria ed effettivamente il progetto si realizza. La scomparsa del fondatore, avvenuta dopo un paio d’anni, non ferma moglie e figli, che trasformano il luogo dandogli un’identità più definita e, soprattutto, lo rendono un ristorante oggi tra i più stimati in città. L’ingresso sa di tipicità e, immedesimandosi per un momento in un turista che arrivi a Venezia e cerchi il tradizionale e l’immersione in una dimensione classica, l’effetto “atmosfera” è decisamente realizzato e riuscito. Complici gli angusti spazi cittadini, più spesso uno svantaggio per chi è chiamato a lavorarvici, i soffitti bassi e gli arredi, l’impressione complessiva è quella di un luogo accogliente, piacevole e in cui riuscire a sentirsi presto a proprio agio. Un bancone sulla sinistra – sufficientemente lontano dall’entrata da non essere soffocante e tale da evitare l’effetto “bacaro con vetrinetta con vassoi in ceramica” – con adiacente la cucina, e due sale. A fare da contorno, credenze, pareti rese più calde grazie a quadri sobri, tavolini con tovaglie, cestini del pane e poldine a creare spazi di intimità anche se il numero di coperti non è poi così limitato. Tra i tavoli si muovono efficienti e rapidi i camerieri, abituati a destreggiarsi con la clientela straniera: il menu e i piatti vengono spiegati senza difficoltà in inglese, francese, tedesco e si nota piacevolmente come non appartenga a questo luogo il vezzo sgradevole praticato altrove di commentare o di irridere in dialetto clienti e relativi ordini. La presenza silenziosa e non strillata del titolare in sala, a supervisionare, chiude il cerchio.

Il menu e i piatti

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La carta di Vini da Gigio è lo specchio del locale. Tradizione e gradi classici attraversano il menu tra antipasti (16-26 euro), primi (18-20) e secondi (21-25). Le proposte sono felicemente limitate numericamente e alla dicitura “del giorno” corrisponde una precisa illustrazione del cameriere, che integra il menu. Il tipico prevale indubbiamente (baccalà, sarde in saor, spaghetti con vongole, seppie alla veneziana, fegato, fritture e grigliate), tuttavia uno sguardo più attento riesce a cogliere dettagli e piccole deviazioni che tradiscono un’offerta che ha saputo evolversi con intelligenza nel corso del tempo, mantenendo l’identità del luogo ma cercando di schivare noia, banalità e ripetitività. La carbonara di pesce ne è un esempio così come, in stagione e in genere su espressa richiesta – a mo’ di parola d’ordine – la selvaggina di laguna, vero discrimine per palati.

Tra i dolci (5-8 euro) si va sul classico, con l’onnipresente tiramisù, seguito dalla biscotteria tipica. Tra gli altri, cheesecake e semifreddo arrivano in soccorso a chi, cresciuto a nordest, guarda il tiramisù con lo stesso entusiasmo con cui ascolta le Quattro stagioni di Vivaldi piazzate a colonna sonora degli spot promozionali per il carnevale cittadino.

La carta vini è un capitolo a parte: ad uso del cliente medio ne è proposta una versione pret-a-porter, semplice e accessibile. Ne esiste tuttavia un esemplare ben diverso, testimonianza di una ricerca e di una preparazione notevoli. Nomi italiani ed esteri di amplissimo respiro che rendono questo luogo una meta per gli appassionati, anche tra gli stessi ristoratori cittadini.

Si parte con gli antipasti e con una delle proposte del giorno: moscardini bolliti. Serviti nell’acqua di bollitura e in purezza si rivelano morbidi, privi di gommosità e con i tentacoli belli arricciati. Pur sufficientemente saporiti, pagano l’assenza di una spinta che ne avrebbe acceso il carattere: una salsa verde avrebbe svolto egregiamente il compito, valorizzando le carni. Tra i primi, le linguine burro e acciughe – nella disposizione orizzontale ormai in voga – insidiose nella loro semplicità si rivelano gustose e sapide, mentre la carbonara di pesce, raffinata ed elegante nelle note affumicate, cede leggermente nel finale, mancando (ma si tratta di sofismi, eh), banalmente e probabilmente, di un po’ di sale. Tra i secondi, l’anguilla alla griglia, accompagnata da polenta e misticanza: riconoscibilissima al palato e saporita, sconta una leggerissima gommosità e purtroppo, purtroppo, purtroppo una eccessiva grassezza. Si risale decisamente con i dolci: ottima sia la crema catalana – con una perfetta caramellizzazione dello zucchero in superficie, in un contrasto croccante che accende ancor di più la morbidezza e la rotondità della crema, mai stucchevole e dalla dolcezza fine – e la millefoglie preparata al momento. Sfoglia croccante e sottile, che rumoreggia sotto l’affondo della forchetta e non si piega, inumidita, come quasi sempre accade. Crema diplomatica a regola d’arte, con il dolce che sa fermarsi al momento giusto e le scaglie di cioccolato a ingolosire senza ruffianeria.

Scontrino Vini da Gigio

Opinione

trattorie ristoranti

In uno dei tragitti più battuti dal turismo, Vini da Gigio è uno dei più solidi riferimenti cittadini: un locale accogliente e la cui impostazione lascia trasparire la professionalità e l’esperienza dei titolari. La carta è in linea con la tradizione ma al passo con i tempi.

PRO

  • Ambiente piacevole che riesce a restituire una dimensione raccolta anche quanto è al completo

CONTRO

  • Una spinta maggiore in alcuni piatti già piacevoli li renderebbe speciali
VOTO DISSAPORE: 7 / 10
Voto utenti
Vini da Gigio
Vini da Gigio
Vini da Gigio, Calle Stua Cannaregio, 3628A, 30121 Venezia, VE, Italia