Siamo stati al Villa Crespi a Orta San Giulio, ristorante 2 stelle Michelin all’interno dell’omonimo Relais & Chateaux di cui è chef e patron Antonino Cannavacciuolo. Ecco menù, prezzi, esperienza.
L’arrivo
Prenotazione effettuata tre settimane prima e immediatamente confermata. Arrivando sulle sponde del lago d’Orta, passando per Gozzano, compare Villa Crespi in tutta la sua moresca magnificenza. A pochi passi dall’ingresso sento arrivare, sfrecciando sulla ghiaia, un SUV Audi: è lui, Cannavacciuolo. “Come stateee, Tutto bbbeneeeee?”. Dal momento che da li a breve sarebbe dovuto correre a Milano, ha preferito accogliere a inizio turno noi commensali, prestandosi alle foto di rito. Bello come un adone, simpatico, semplice, jeans e camicia blu, stupendamente imponente. E va buò.
“Possiamo offrirvi qualcosa, signori?”
Memore della mia esperienza precedente (due anni fa, all’incirca), sono stata attenta alle parole di camerieri e consierge, che mi hanno fatta accomodare per circa 15 minuti nella sala lounge, in attesa di controllare la prenotazione del tavolo e preparare la cucina.
Hanno chiesto se gradissimo champagne, vino o acqua. Abbiamo accettato dell’acqua che alla fine non è stata aggiunta al conto. Mi sono soffermata su questo dettaglio perché, due anni fa, mi dissero invece “possiamo offrirvi uno Champagne, signori?” e me lo ricordo molto bene, sapete, perché mi ritrovai sul conto 30€ imprevisti.
Questa volta è andato tutto liscio: “fate come fosse casa vostra, signori“. Un quarto d’ora volato.
Il Menu di Villa Crespi
Entro in una delle quattro sale disponibili: camino, luci moderne in piacevole contrasto con il resto della sala, tende leggere color carta da zucchero che lasciavano intravedere la Villa. Hanno avuto l’accortezza di optare per un tavolo vicino all’ingresso della sala, dal momento che la signora che ha cenato con me ha problemi di deambulazione. Arriva il menu e il nostro cameriere, professionale ma molto simpatico e alla mano, ci ha spiegato: avremmo potuto scegliere tutti e tre alla carta, tutti e tre i menu degustazione o optare per una scelta mista.
Opto per il percorso, che qui si chiama Carpe diem, e i miei commensali ordinano alla carta.
Il “Buon Viaggio” di Antonino Cannavacciuolo è un inizio comune a tutto il tavolo. Un benvenuto composto da una piccola burrata e da un’alice cruda marinata. Al tavolo portano tre tipi di panificati: pagnotta calda con lievito madre, grissini sottilissimi al sesamo, delle sfoglie croccanti, correlate da burro fatto in casa.
Primi piatti
Il mio Carpe Diem prevede, oltre ad un antipasto fresco e leggero a base di branzino, caprino e mela verde, delle Tagliatelle di fagioli con cozze sminuzzate e peperoncino: ottima la pasta, condimento piccante al punto giusto, ma cozze sminuzzate che sono passate purtroppo un po’ in secondo piano a mio parere.
La Linguina di Gragnano, che avevo assaggiato due anni fa e ho riassaggiato in questa occasione conferma il mio ricordo: un piatto strepitoso. La semplicità espressa nella sua massima potenzialità: pasta ovviamente perfetta, servita a torretta, condita con un’avvolgente salsa di pane di segale e questi calamaretti crudi che si sciolgono in bocca. Abbondante, anche in questo caso.
Tra tutti i primi della tavolata vince, a mani basse, il riso Carnaroli con vongole timo e limone: il riso cotto a puntino è servito su piatto caldo; affondando la forchetta si percepisce già all’olfatto il limone e il mare delle vongole crude. Fior di vongole, tra l’altro, carnose come non mai. Eccellente, un’esplosione dal palato alle sinapsi.
Secondi piatti
Il Testacoda di manzo del mio percorso degustazione è composto da due elementi, testa e coda, uno dei quali avvolto in una cialda croccante e sottilissima e l’altro che si scioglieva in bocca. Un burro.
Tra gli altri piatti che arrivano al tavolo, la vitella alla piemontese, ovvero l’impiattamento che risulta più rustico, per non dire meno elegante: due filetti di vitella rosati al centro, cotti in una crosta di grissini tritati e serviti con ciliegie e salsa alle ciliegie, e un contorno di asparagi con salsa bernese. L’unico dei piatti ordinati ad avere un consistente contorno di verdure, che scarseggia invece in tutti gli altri.
Il “Baccalà baccalà baccalà” si presenta come una mattonella lucida e candida, accompagnata da una salsina di pomodoro aggiunta al momento. Rompendo la mattonella con la forchetta, si nota il filetto intero di pesce, polposo e compatto, appena cotto a giudicare dal colore e dalla consistenza.
Il carrello di formaggi
Da lacrime agli occhi. Ho optato per una selezione di quattro formaggi. Nell’ordine: formaggio morbido di capra biellese, una toma piemontese molto sapida e “piccante”, un pecorino stagionato ma a pasta semi dura e infine lui, il gorgonzola stagionato. Aiuto.
Porzioni abbondanti – faccio notare – per la mia piccola “ruota” di formaggi.
I dessert
Il mio Carpe Diem prevede un Bignè farcito con una delicata e citrina crema al limone, sormontata da una delicata fiamma alla nocciola e completata da granita di pompelmo. Connubio pompelmo-nocciola-limone incredibile.
Accanto a me ordinano la Sfera di bonet, una sfera lucida e cuprea farcita di quello che mi sembra un classico bonet, tipico “budino” piemontese, e Il Falso uovo: esteticamente un incanto ma ci ha delusi, probabilmente il dessert meno peculiare in quanto a sapore. Un nido di fili di cioccolato fondente, un uovo di cioccolato bianco e una farcitura di caramello e caffè.
Gli extra. Tanti extra.
Buon Viaggio di Cannavacciuolo a parte, tutto quanto appena elencato era solo ciò che abbiamo ordinato. Tra un pasto e l’altro, oltre al rinnovo della pagnotta calda, al Villa Crespi di Orta San Giulio mi sono arrivati:
Antipasti: mini bavaresi alla barbabietola, mini macaron con foie gras (vi dico solo che questi erano talmente buoni che la persona accanto a me ha dichiarato: “ne voglio uno incastonato su un anello al posto del solitario”), cialdine di riso venere e mousse di gorgonzola, mini friselle con pomodorino confit e basilico, mini cannoli, gnocchetto fritto con crudo e farcitura (che non ricordo)
Pre dessert: una quenelle di sorbetto al lampone e una mousse a cupola di lampone e liquirizia. Io non amo la liquirizia ma ho apprezzato lo stesso. Era fresco, ed è stato utile a pulire la bocca dopo i secondi piatti.
Post dessert: il trionfo di Napoli e Vico Equense (città natale di Cannavacciuolo), con babbà, sfogliatelle (enormi) e altri elementi tra cui geleè, cremini (mai mangiati così buoni), cubetti di torrone, mini macaron al basilico. Tutti perfetti con il caffè alla napoletana, molto concentrato, elegantemente servito in servizio di porcellana e coperchio salva aroma.
Il bicchiere che odorava di lavastoviglie
Parliamo del servizio, che come anticipato è stato impeccabile: cambio delle posate prima di ogni portata, bicchieri d’acqua sempre riempiti con discrezione, risposta pronta alle battute (una delle due persone che mi ha accompagnata ha fatto teneramente la buffona in un paio di momenti), educazione non stucchevole, serietà. L’unica pecca riscontrata è stata comunque risolta con la massima professionalità.
Uno dei nostri bicchieri odorava di uovo, lavastoviglie. Nel momento in cui abbiamo riscontrato la cosa ho notato che il nostro cameriere – da fondo sala – si è accorto ed è sparito un attimo, per tornare subito dopo al tavolo chiedendoci se ci fossero problemi. Alla nostra spiegazione, lui si è scusato, ha dichiarato “avevo immaginato” e ha apparecchiato un nuovo bicchiere che si era già prontamente procurato. Nulla da dire, attentissimi e professionali.
I prezzi del Villa Crespi a Orta San Giulio
Veniamo al dunque, quanto si spende da Antonino Cannavacciuolo? In totale, bevendo acqua (io ho ordinato un calice di Ca’ del Bosco Annamaria Clementi invecchiato 8 anni), abbiamo speso 423,64€: 466€ finali, con iva compresa di 42,36€.
Il menu degustazione Carpe Diem costa 150 euro (due anni fa, lo ricordo bene, lo avevo pagato 120 euro); con formaggi e calice di vino il mio conto è slittato a 195 euro.
In tutto ciò l’acqua Lauretana, che deve essere proprio speciale, al Villa Crespi costa 7 euro.
I miei commensali hanno speso rispettivamente 115 euro (per riso, baccalà e bonet) e 135 euro (linguine, vitella, falso uovo e caffè).
I no
Ovvero, appunti che confrontati al bilancio estremamente positivo ne abbassano di millesimi la media:
- Il bicchiere con odore di uovo può certamente capitare, ma non in un ristorante con 2 Stelle Michelin;
- Scarseggiano le verdure, e non sono presenti piatti che non contengano proteine animali. Tutti attentissimi – sia al momento della prenotazione che a inizio pasto – alle particolari esigenze, per carità, ma il vegetale dalle parti di Orta San Giulio deve essere considerato proprio un’opzione B, perché è pressoché assente, vagamente bistrattato.
- Non so in che momento esatto abbiano aumentato i prezzi ma, due anni fa, i menu degustazione costavano la bellezza di 30 euro in meno, sia il mio – il più economico – che quello più esoso, attualmente a 180 euro.
Al netto di ciò, al Villa Crespi di Orta San Giulio la soddisfazione palatale è incalcolabile, l’esperienza impeccabile se non per un bicchiere da cambiare, la sazietà paragonabile alla Pienezza del Dragone.