Sono appena tornato da una vacanza di una decina di giorni in Portogallo, con la famiglia. Lo consiglio con tutte le mie forze: posti belli, gente gentilissima, prezzi bassi e, soprattutto, grande cucina.
E proprio di una splendida esperienza gastronomica vorrei dire in queste poche righe. Mentre siamo a Lisbona mi scrive Diego Rossi, il verace e sapiente cuoco della neo-osteria Trippa di Milano, e mi dice: “DEVI andare da Ultimo Porto”. Stop. Solo così.
[Il Portogallo è la meta 2018 anche grazie al cibo: il buonappetito]
Io che di lui mi fido ciecamente, metto Ultimo Porto su Uber (quello portoghese è il più economico d’Europa, la corsa media è sui 4 euro) e saliamo, così, all’avventura.
La macchina ci porta in area portuale, vicino a una piattaforma di container. E qui, in un posto insospettabile – incastrato tra gru e uffici del guardiacosta – ci stanno una griglia fumante e una distesa di tavoli. Mi avvicino e la signora mi mostra cosa sta cuocendo: sardine, baccalà, uova – proprio la sacca, come la bottarga, ma cruda – testa di pampo, testa di corvina, calamari, picanha e poco altro. Poi c’è anche una cucina da cui escono padelle di vongole, insalate di totani, patate fritte, due verdure e stop.
[Lisbona: itinerario del giorno perfetto, dalla colazione alla cena]
Insomma, non dico una baracca ma un localetto spartano, proprio da porto. Ordiniamo questo e quello, vediamo passare grandi brocche di sangria bianca e, come si può arguire, mangiamo alla grande. Alla grandissima.
Perché? Perché hanno materia prima squisita e non la pasticciano. Tutto qua. Nessun tocco d’estro. Nessuna genialata.
Ecco, quello che voglio dire che alla fine questi sono i locali che davvero mi innamorano, più delle grandi invenzioni: i posti ruspanti buoni. Il fatto è che in Italia è sempre più dannatamente difficile trovarne (per mille ragioni, a partire da quelle burocratiche). Se ne avete, non teneteli segreti: le cose belle vanno condivise.