Per vivere bene nel 2016 dobbiamo trasferirci tutti a Mantova. A suggerirlo, dopo attenti studi sulle nostre frustrazioni quotidiane e sul nostro stress da vita lavorativa metropolitana, è l’Università La Sapienza di Roma, che ogni anno pubblica in collaborazione con Italia Oggi la sua classifica sulla qualità della vita nelle città italiane.
Dal 2011 e fino a oggi regina indiscussa della bella vita nell’ancor più Bel Paese era Trento, lì in vetta all’elenco delle località più vivibili. Quest’anno, a darci un argomento di cui parlare, ecco finalmente un avvicendamento al vertice: Mantova balza in cima dalla quarta posizione, scalzando Trento che retrocede al secondo posto.
Hai detto niente, diciamo noi.
Non ce ne vogliano strudel, canederli, polenta e carne salada (che non si dica che noi la cucina italiana non l’amiamo tutta, ma tutta tutta); ma la tradizione culinaria mantovana è roba che ci manda in escandescenza le papille gustative.
Se non altro, per l’incredibile commistione di ingredienti e di sapori, che fa tesoro di una terra ricchissima di materie prime e punto d’incontro di diverse influenze, come solo una città in una posizione così intermedia può vantare.
Quella piccola lingua di terra lombarda, con il Veneto da un lato e l’Emilia Romagna dall’altro, porta in tavola un ibrido di alcune delle migliori ricette del Centro-Nord italiano.
Figurati se non c’è un’alta, altissima qualità della vita in una provincia così, che peraltro è l’unica in Italia in cui si producono sia il Grana Padano che il Parmigiano Reggiano.
Ecco, probabilmente non scommetteremmo sulla percentuale di misure da passerella, con una dieta locale che prende a mani basse dalla tradizione emiliana (culatello, gnocco fritto o tortelli di zucca, per dire), da quella lombarda (risotti, brasati) e da quella veneta (nelle lavorazioni dei pesci d’acqua dolce, ad esempio).
Tirandone fuori cose come i tortelli di zucca o lo stracotto d’asino, come il luccio in salsa o come la famosissima torta sbrisolona.
Ovvio che si vive bene, da queste parti.
Specie se a queste aggiungete altre glorie della tradizione locale come salame mantovano, spalla cotta, mostarda di mele campanine, gras pistà (lardo di maiale tritato al coltello e aglio), agnoli in brodo, risotto alla pilota, puntel (costina di maiale in umido), bollito misto, vellutata di zucca, frittata con saltarelli (gamberi di fiume grandi un paio di centimetri).
Ora, prima che corriate a fare richiesta di trasferimento in quel di Mantova, potrebbe anche bastarvi un weekend (e un ottimo allenamento) per assaggiare le delizie locali.
Dove?
Ecco una piccola guida al meglio che la zona ha da offrire:
Dove mangiare a Mantova
Il nome di questa osteria centrale è un omaggio a quella che si dice fosse la vecchia proprietaria della locanda, un’attrice del Settecento detta, appunto, “Fragoletta”.
Il soprannome ha un che di voluttuoso e frivolo, mentre la cucina è la serietà impiattata, con un menu che parla di pura tradizione mantovana e un conto davvero onesto, che difficilmente supererà i 35 €.
Non c’è piatto che non sia radicato nella tradizione culinaria mantovana, in questa trattoria dall’aria semplice di ristorante anni Settanta.
Cucina casalinga, verace, che ne fa il posto perfetto dove provare gli agnoli in brodo o il bollito misto. Cose sostanziose, semplici, antiche. Conto sui 30 €.
Una moderna e curata osteria, gestita dal 2000 da Roberto e Patrizia, che ne hanno fatto un ritrovo per buongustai, uno di quei posti dove assaggiare cose buone senza spendere un patrimonio.
Qualche piatto della tradizione, uno spazio d’onore tra gli antipasti al tagliere di salumi misti mantovani, e tanto pesce, con ricette che traggono spesso ispirazione dalla cucina del Sud Italia. Con una spesa di 35 € se ne esce soddisfatti.
Sono trentacinque anni che la famiglia Camatti ci accompagna per mano nella cucina tradizionale mantovana, in questa trattoria di piazza delle Erbe.
Materie prime di stagione, una cucina sostanziosa, fatta di carne, pesci di fiume e preparazioni tipiche. Conto sui 40 €, per un viaggio gastronomico nella più verace cucina della zona.
Dove mangiare appena fuori Mantova
Locanda delle Grazie
Grazie, frazione di Curtatone, ha due templi, uno sacro e uno profano. Se da un lato c’è il Santuario, dall’altro c’è la Locanda, dove vi attende il meglio della ristorazione tradizionale mantovana.
Cotechino, luccio in salsa e, soprattutto, agnolini e tortelli (di zucca) rigorosamente fatti a mano. Un conto che, se non si cede a troppi peccati di gola, resta tranquillamente sui 35 €.
Ha più di cent’anni, la tradizione di questa azienda agrituristica vecchio stile, oggi condotta da Gianfranco Cantori insieme alla moglie Raffaella.
Un posto familiare, da grandi tavolate domenicali, dove sperimentare la magnificenza dei prodotti del territorio: galli ruspanti, faraone, capponi, accompagnati dalla (giustamente) arcinota mostarda mantovana. Spesa sui 30 €.
Non serve certo che ve lo consigliamo noi, il ristorante con 3 stelle Michelin di una delle donne chef più rinomate d’Italia, Nadia Santini.
Ristorante di grande tradizione familiare che porta ai massimi livelli una cucina di salda ispirazione mantovana. Una vera sosta gourmet, a un prezzo medio intorno ai 200 €.
Dove fare acquisti
Salumeria Bacchi Giovanni
333 7477474
Chiudeteci una notte intera, nella salumeria Bacchi. Diciamo davvero. Anzi, se volete, buttate pure via la chiave.
Noi ci adatteremo benissimo a una vita fatta di formaggi, salumi e specialità gastronomiche. Posti così, votiamo perché diventino patrimonio nazionale.
Il Tagliere
0376 321200
Nata trent’anni fa come piccola mesticheria con rivendita di salumi e formaggi, negli anni si è trasformata in una gastronomia/rosticceria perfetta per assaggiare le specialità tipiche della zona.
Pasticceria Antoniazzi
0376 414107
Non riuscirete a limitarvi a un pezzo di sbrisolona, o di Elvetia (l’altro dolce mantovano per eccellenza, fatto di dischi di pasta di mandorle farciti con crema al burro e zabaione), se entrerete da Antoniazzi.
Una tappa obbligata per i golosi, un posto di quelli dove la pasticceria diventa vera artigianato insuperabile.
[Crediti | Immagini: Lola Akinmade Akerstrom]