Siamo stati nel ristorante “più alto d’Italia“, il nome è Piano35 perché si trova al trentacinquesimo piano della torre di IntesaSanPaolo di Torino, disegnata dall’architetto Renzo Piano, e sede del ristorante.
Due grattacieli, insieme a quello della Regione, che hanno spaccato i torinesi in altrettante fazioni: chi li adora – i “progressisti” – quelli moderni, quelli “giusti”, appartenenti al gruppo A, e chi li schifa, i reazionari, i “bogianen” (leggi “bugianen”), quelli che li trovano due mostri spropositati rispetto all’elegante, sofisticato e lineare panorama torinese, ovvero il gruppo B.
Fatto sta che ormai ci sono, e lì stanno.
La novità più attesa dai gourmet torinesi è, dicevamo, Piano 35, uno spettacolare ristorante con 60 (bramati) coperti, ampie vetrate su tre lati e vista immancabilmente mozzafiato su Torino, Monviso e annesse Alpi Cozie.
Anche se più che un ristorante quello del grattacielo San Paolo è un “sistema gastronomico” diviso in quattro parti:
1. Caffetteria snack Chiccotosto al pianterreno di fronte al grattacielo (apertura prevista ai primi di giugno)
2. Lounge bar al 37esimo piano della torre con terrazza sul giardino bioclimatico, dove insieme a tapas e stuzzichini verranno serviti i cocktail del bartender Mirko Turconi (apertura 15 giugno)
3. Area eventi al 36esimo da usare per manifestazioni interne della Banca ma pure per cerimonie e piccoli congressi.
La quarta è ovviamente Piano35 (apertura 28 giugno): sala ampia e luminosa, arredi moderni con tavoli eleganti e poltrone color avorio, dehors nella terrazza con vista panoramica sul Monviso e bioserra di essenze esotiche e mediterranee.
Aperto da lunedì a sabato a pranzo e a cena, il menu attinge dalle materie prime del territorio, dal pescato, dai prodotti delle migliori cucine del mondo, e impiega erbe spontanee, piante e radici presenti nei nostri ecosistemi selezionati in collaborazione con Wood*ing – wild food lab.
I menu degustazione a disposizione degli avventori sono tre più una proposta “leggera” disponibile solo a pranzo, la cantina è composta da circa 300 etichette, l’ingresso a piano terra è da corso Inghilterra 3, attraverso una scala mobile si raggiunge il desk di accoglienza e da qui, in 30 secondi d’ascensore, la cima della torre.
Interprete del progetto, studiato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, è lo chef Ivan Milani, affiancato dal maître Adalberto Robbio e da uno staff di 34 persone.
Ivan Milani, classe 1971, si definisce un piemontese autodidatta ma di scabiniana ispirazione, se non altro per la scelta del tipo di ristorante che accomuna i due chef: per Davide Scabin Combal.Zero nel museo del castello di Rivoli (ex residenza sabauda nonché patrimonio Unesco), per Milani, appunto, il Piano35 del “grattacielo che respira” (copyright Renzo Piano).
Non si può dire che i due chef pecchino di mire ambiziose, almeno in quanto a collocazione.
Per quanto riguarda invece questioni più meramente operative, alias culinarie, Ivan Milani proviene dall’esperienza del sofisticato e accogliente San Quintino resort di Busca, immerso nella campagna cuneese, dov’è stto interprete di una cucina moderna ma non rivoluzionaria, di pedemontana e salda ispirazione sabauda.
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Andrea Cappello, Alessandra Tinozzi]