E’ una di quelle storie che trovano una grancassa compiacente nella stampa straniera, a cui piace raccontare che tutto in Italia, perfino il crimine, ruota intorno al cibo.
I protagonisti sono tre ladri che a maggio 2016 si erano introdotti con il viso coperto da passamontagna saccheggiando la cantina del Tiramisù, uno dei più noti ristoranti di Taormina, descritto da Google come un locale raffinato con terrazza affacciata sul giardino alberato, specializzato in pizze e specialità siciliane.
Un furto di circa 200 bottiglie di vino pregiato per il poco trascurabile valore di 40mila euro.
Non contenti del furto, e di aver distrutto la vetrina posta a protezione dei vini, sradicato dal muro il sistema d’allarme, lanciandolo, per essere annullato, all’interno di un bidone contenente acqua, e danneggiato la porta d’ingresso, hanno poi imposto il cosiddetto “cavallo di ritorno“.
Vale a dire che i malviventi hanno chiesto il pagamento di un riscatto minacciando, in caso contrario, la distruzione dell’intera refurtiva.
A rovinare i loro piani è stato il coraggio di Domenico Restifo che non ha ceduto al ricatto. Il proprietario del Tiramisù ha denunciato il furto permettendo ai carabinieri della compagnia di Taormina, di arrestare i ladri con l’accusa di furto aggravato in concorso e tentata estorsione.
Sullo stato di salute della refurtiva, quelle 200 bottiglie di vino pregiato che tanto ci hanno fatto preoccupare, al momento i giornali non dicono nulla.
Ma viva è la speranza che siano tornate integre nel posto da dove erano state così forzatamente prelevate.