Non so voi. Ma se c’è un momento che detesto cordialmente è quello in cui al ristorante, in trattoria o alla fiera del bue grasso arriva il piatto tanto desiderato e, con puntualità svizzera, qualcuno attacca con la temuta domanda: “Mi fai assaggiare un boccone delle tue lasagne? Sembrano così buone… In cambio io ti faccio assaggiare un pochino del mio risotto agli asparagi”.
E no, accidenti! No, che non te le faccio assaggiare, le mie lasagne.
E non ci tengo ad assaggiare il tuo risotto, non mi piacciono gli asparagi e se avessi voluto assaggiarli avrei preso anche io il risotto. Per cui lasciami assaporare in pace le lasagne e, visto che ci siamo, se mi sollevi dall’onere di fare conversazione mentre le mangio, mi fai pure un grande favore!
Invece, un po’ per buona educazione, un po’ per abitudine, ci pieghiamo sempre alle richieste di baratto culinario.
Ma forse si potrebbe trasformare questo grazioso teatrino in qualcosa di piacevole e utile, soprattutto quando siamo in compagnia di qualcuno, come il nostro partner, con cui abbiamo un livello di intimità tale da poterci permettere di contrattare sulla faccenda che ci sta più a cuore: il cibo.
Ecco, la scelta del cibo al ristorante –come suggerito da Bloomberg— potrebbe essere ottimizzata se solo provassimo a mettere in pratica i sani precetti dell’economia applicati al mondo della tagliatella al ragù.
Strategia 1: per gli euroscettici e i tifosi della Brexit
Io mangio le mie lasagne, tu mangi il tuo risotto e siamo entrambi felici, senza alcuno scambio né baratto.
E poi le mie lasagne sono proprio buone, in effetti: il primo boccone è una vera delizia, il secondo è ambrosia, il terzo nettare e il quarto miele. Il quinto inizia a essere semplicemente molto buono, il sesto buono, il settimo gradevole, l’ottavo mi è quasi indifferente. Al ventesimo boccone, sinceramente, mi accorgo pure che c’era troppo sale nel ragù.
E’ normale. In economia si chiama legge dell’utilità marginale decrescente: cioè ogni boccone aggiuntivo di lasagne non mi dà più la stessa paradisiaca sensazione del primo, il mio piacere decresce boccone dopo boccone.
E, guarda caso, c’è un bel risotto con gli asparagi che mi guarda dal piatto del partner. Sia chiaro, continuerò per tutta la vita a preferire le lasagne a un risotto con dei vegetali verdi, ma dopo 20 morsi di pasta, ragù e besciamella un bocconcino di risotto mi darà più soddisfazione dell’ennesimo boccone di lasagne. E lo stesso sarà per il mio partner.
Ottimizzare le risorse disponibili e aprirsi agli scambi, dunque, mettendo da parte lo splendido isolamento, potrebbe essere un sistema per trarre il massimo vantaggio da una cena di coppia al ristorante. E non importa se qualcuno, in spregio alle leggi economiche, continuerà a preferire il ventesimo boccone di lasagne al primo di risotto: una rondine non fa primavera.
Strategia 2: Per i commercianti che sanno guardare lontano
L’incubo si avvera. La fatidica domanda è stata posta, il sordido scambio proposto e, per il buon esito della serata, concedete al vostro partner di assaggiare un po’ della vostra polenta concia in cambio di qualche boccone del suo salmone su letto di rucola.
Okay, non ve n’è mai fregato granché né del salmone né della rucola, oltretutto con la vostra polenta concia si abbina da schifo, ma forse il partner ordinerà come dessert dei profiteroles, che scambierete volentieri con un po’ del vostro tiramisù.
In fondo, non tutti i baratti vengono per nuocere. Inoltre, se il vostro partner è indifferente verso crocchette di pollo o patate al cartoccio, potrete forse convincerlo a ordinare solo patate, così da beneficiarne voi senza recare danno a lui. Contrattare è un’arte, sta a voi volgerla a vostro vantaggio.
Strategia 3: Per i negoziatori a oltranza
Allora, facciamo così: io prendo le tagliatelle, tu il filetto e poi facciamo a metà, così assaggiamo entrambi un po’ di tutto. Oppure, io prendo la zuppa di cipolle e tu i crostini alle erbe, così mettiamo assieme due bei piattini.
Ovvio che una strategia simile può funzionare soltanto se non ci sono grandi preferenze: se amo pazzamente le tagliatelle con il ragù alla bolognese, non ci sarà santo che mi convincerà a gustarne solo mezza porzione in cambio di qualche boccone di carne o di pesce. Nemmeno se si trattasse di caviale del Baltico o di un salmone appena pescato in qualche remoto fiordo della Norvegia.
Ma se i gusti dei commensali non sono così netti, lo scambio ragionato di quanto proposto nel menu può essere un’ottima soluzione. In altre parole, stiamo applicando una basilare legge del commercio, spostandoci su una curva di soddisfazione più elevata.
Strategia 4: Per i comunisti
Questa è la strategia adatta alle coppie di lungo corso, i cui componenti si conoscono come le proprie tasche. Alla prima lettura del menù, abbiamo già chiaro quali sono i nostri piatti preferiti, ma soprattutto quelli del nostro partner, e di conseguenza si avrà cura di ordinare, con encomiabile spirito di altruismo, un equo numero di pietanze che non solo soddisfino il palato nostro, ma anche quello del nostro partner.
Concedendoci però, badate bene, uno o due piatti a testa ai quali as-so-lu-ta-men-te non intendiamo rinunciare nella nostra serata al ristorante, checché ne dica il nostro partner e a prescindere da ogni suo gusto o preferenza.
Gli altri piatti, invece, si collocheranno su una ragionata scelta di piatti graditi a entrambi, e tutto verrà poi suddiviso in parti uguali; anzi, essendo un metodo per coppie collaudate, si presume che la parte maggiore del piatto preferito da ognuno verrà sempre lasciata amorevolmente al proprio partner.
E ora scusate, torno a mangiare le mie lasagne. E per favore, non disturbatemi, grazie.
[Crediti | Link: Bloomberg]