I robot camerieri sono sempre più diffusi e, pur non potendo mai sostituirsi in tutto e per tutto all’operatività umana, la loro rivoluzione è ormai in atto, cambiando il modo di gestire le attività quotidiane, alleggerendo l’operato dei runner e supportando il personale umano anche in ottica di comunicazione e marketing.
Un cambiamento rapido, il cui inizio potremmo far coincidere col periodo Covid e i profondi cambiamenti che sono stati imposti al settore della ristorazione. Un po’ poco per poterne tratteggiare una “storia” vera e propria, eppure gli automi per il servizio di sala possono contare su almeno un antico predecessore, e con “antico” non stiamo abusando di iperboli: parliamo di un modello di ben 2200 anni fa.
Realtà e fantasia
Sarebbe stato facile perdersi nelle molteplici rappresentazioni di fantasia di servitù automatizzata, dal robot Rosie, apprensiva tata dei futuristici Pronipoti disegnati da Hannah e Barbera all’inserviente robotica battezzata Caterina assoldata da Alberto Sordi, che nel film “Io e Caterina” si rivelerà poi gelosissima di Edwige Fenech. È invece l’antica Grecia a offrirci il primo e più antico esempio di cameriera robot: l’Automate Therapaenis, risalente al terzo secolo avanti Cristo.
Immaginate un manichino in legno a grandezza naturale, con le fattezze di un’ancella che regge un oinochoe, la brocca del vino, e che provvederà a mescerlo con l’acqua nel momento in cui un commensale le porgerà una coppa. Non solo, questo antichissimo automa può anche spostarsi per brevi tratti, simulando una camminata, grazie a un geniale sistema di spostamento di contrappesi. Descrizioni di questa macchina ci sono giunte dallo scienziato greco Filone di Bisanzio, nonché dal matematico, ingegnere e inventore Erone di Alessandria, e hanno permesso a un team del museo del Museo della Tecnologia Greca Antica di Katakolo Ileias di riprodurne un prototipo funzionante, con cui affascinare i visitatori. Certo, all’epoca si trattava più che altro di un costoso gadget appannaggio esclusivo delle famiglie più ricche per stupire ospiti altrettanto danarosi, ma si tratta a tutti gli effetti di un cameriere robot.
L’alba della robotica
Il salto temporale per avvicinarci a quello che potremmo considerare un “vero” cameriere robot è di un paio di millenni e ci porta in Giappone, negli anni 70. Qui la Waseda University dà alla luce il suo WABOT, primo robot antropomorfo (più o meno, ma ha pure sempre arti riconoscibili e andatura bipede) dotato di braccia e gambe e in grado, oltre che di parlare, di afferrare e trasportare oggetti grazie a mani dotate di sensori tattili. Per quanto non fosse stato concepito squisitamente per portare piatti dal pass al tavolo, è evidente che la cosa potrebbe tranquillamente nelle sue mansioni, facendo di WABOT e del suo successore WABOT-1 un punto di svolta per lo sviluppo di un assistente robotico, anche per la ristorazione.
Un ulteriore passo avanti verrà fatto col più celebre dei robot “commerciali”: il robottino ASIMO, sviluppato da Honda, che oltre ad un aspetto umanoide decisamente più fantascientifico e convincente, ha portato ad un livello superiore le possibilità di interagire con l’ambiente. Nato nel 2000 verrà poi dismesso nel 2018, giusto un paio d’anno prima che la pandemia di Covid spiani la strada per centinaia di suoi eredi -per quanto decisamente più semplificati- per intraprendere la carriera del mestiere di sala.
Il cameriere robot oggi
Ci sono voluti un paio di millenni di evoluzione scientifica, ma alla fine il cerchio si è chiuso, e ora i ristoratori possono contare su veri e propri aiutanti robotici, in grado di supportare il personale umano con le operazioni più faticose e meno qualificanti. Ne abbiamo un esempio di successo anche in Italia, con l’esperienza di Bob Cameriere Robot, azienda specializzata nel settore che ora conta più di quattrocento installazioni solo in Italia.
Ormai un vero esercito di inservienti robotici, in grado di trasportare incessantemente decine di kili di piatti, aggirandosi per i locali grazie alla mappatura software e con sensori che li rendono in grado di aggirare gli ostacoli, potendo anche -se richiesto- interagire direttamente col cliente: e pensare che tutto è partito nell’antica Grecia, con un’ancella-automa che mesceva vino.