Due forchette del Gambero Rosso. Un cappello dell’Espresso. Primo classificato tra i ristoranti marchigiani su TripAdvisor e forse, una stella Michelin in dirittura di arrivo.
Tutto inutile.
Il sisma che ha colpito nuovamente l’Italia centrale questa volta non ha risparmiato “Il Tiglio, piccolo ristorante adagiato sulle vette di monti Sibillini, nel paesino di Montemonaco, che negli anni era riuscito non solo a guadagnarsi la stima di chef e critici ma anche il favore di gente comune, turisti che di buon grado affrontavano in auto i tre quarti d’ora di curve e salite estenuanti necessari per raggiungere il locale.
Enrico Mazzaroni, ora, dopo l’ultima scossa, pare non avere più speranze di rimettere in piedi la sua creatura, aperta e fatta prosperare dove pochi credevano fosse possibile.
Uscito indenne dal terremoto del 1997, e miracolosamente scampato anche al recente sisma del 24 agosto che ha raso al suolo Amatrice e Accumoli, il Tiglio ha invece visto formarsi le prime, insidiose crepe a seguito del recente sisma del 26 ottobre.
Ma erano crepe sottili, superficiali, che facevano ben sparare in un destino mite.
Invece, con la nuova, violenta scossa della scorsa domenica, di 6,5 gradi della scala Richter, le piccole crepe sono diventate veri squarci. Voragini insidiose, profonde, che per quanto non abbiano fatto crollare del tutto il locale, non permettono comunque più di continuare l’attività.
Ora, il sorriso e l’entusiasmo contagioso con cui Enrico accoglieva i suoi clienti si sono entrambi spenti. “Basta, sono stanco”, dice rassegnato guardando il suo locale vuoto.
Già dopo il sisma di agosto l’attività era diminuita, a causa della diffidenza della gente verso zone così rischiose, ma dopo poco tempo i clienti avevano ricominciato a solcare le porte del Tiglio, e il 23 ottobre le prenotazioni arrivavano fino al 6 novembre.
Ma ora, è tutto finito.
Enrico è troppo avvilito, e anche il cugino Gian Luca Silvestri, che assieme a Enrico accoglieva i clienti con la sua gentilezza e la sua competenza nel consigliare piatti e bevande, è preoccupato:
“Non l’ho mai visto così a terra. Sono sconsolato”. A giorni infatti arriveranno i tecnici, per verificare se l’immobile potrà essere salvato o se dovrà esser raso al suolo.
Ma anche nel caso non dovesse essere demolito del tutto, la sorte del Tiglio sembrerebbe comunque segnata: per rimetterlo in piedi occorrerebbero soldi, tanti, e dopo l’ultima recente ristrutturazione che risale all’estate, Enrico e Gianluigi non possono più anticiparli.
L’ultima speranza è quella di poter beneficiare di contributi pubblici sufficienti a far ripartire Il Tiglio, ma nell’attesa, Enrico e Gianluigi non hanno potuto far altro che allontanare le otto persone che lavoravano nel ristorante.
Per ora, quindi, il Tiglio rimane così, sospeso, nell’incertezza di conoscere il suo destino, nella speranza che la stella Michelin che era in procinto di arrivare si trasformi in una buona stella, sotto forma di fondi o contributi che permetterebbero di far ripartire Il Tiglio, per ritornare ad essere quella piccola perla incastonata nell’alto dei monti Sibilini.
E quella stella, potrebbero proprio essere i colleghi: qualcuno di loro si sta già organizzando attivamente per sostenere Enrico e il suo locale. Per far ripartire Il Tiglio come e più di prima.
[Crediti | Link: Repubblica]