Dopo la stroncatura senza appello della blasonata Enoteca Pinchiorri di Firenze non c’è pace per Federico F. Ferrero, il vincitore di Masterchef 3 ora riciclatosi critico gastronomico.
Scusaci tanto, Federico Effe Ferrero, ma viene da chiedersi come mai capitino tutte a te, come mai tu sia capace di attirarti le ire o anche solo le giornate storte di chef e maître, anzi maîtresse.
Manco da Uliassi ti va bene. Uliassi, ristorante due stelle Michelin osannato dagli appassionati per l’eccellente cibo di mare e pure per il servizio preciso e cortese.
A te, invece, non ne va dritta una: arrivi da Mauro Uliassi, nel bello chalet bianco e blu in riva al mare, e che ti succede?
Subito ti rifilano un wafer di fegato grasso e nocciole, un’oliva ascolana cruda con dentro un osso di mandorla e un tozzo di pan secco con una misera acciughina e un po’ di tartufo, nero per giunta! Ma soprattutto senza manco chiederti se gradivi o no queste prelibatezze non esattamente da vegani o vegetariani, come ormai oggi siamo tutti.
Ma il peggio deve ancora venire.
Non si sa come, riesci ad attirarti pure il risentimento della padrona di casa nonché sorella di Mauro, Catia Uliassi, che molti non esitano invece a definire affabile e cortese, oltre che bella (non guasta). A te invece, guarda un po’, riesce a sbattere con mala grazia la lista dei vini sul tavolo e a ordinarti perentoria “scelga da qui il vino che vuole!”
Ma la tua vendetta è fine, e la compi sbandierando ai quattro venti sul quotidiano nazionale (La Stampa) i suoi modi, diciamo così, “spicci”, non certo all’altezza del nome Uliassi. Pare che la tapina non sia riuscita manco a suggerirti un “percorso coerente con alcune semplici richieste”.
Se poi aggiungi, un tantino perfido, che “il sommelier, INVECE gentilissimo, fa dimenticare la scortesia della padrona di casa”, capisci che la prossima volta la carta dei vini, INVECE che sul tavolo, la padrona di casa te la sbatterà direttamente in faccia, e forse non avrà tutti i torti. Forse.
Non è tutto. Nella rovinosa serata ti arriva pure, nell’ordine:
— un burro alle ostriche che è “un algido sasso inscalfibile”
— il “parallelepipedo di branzino con il cuore freddo e crudo “
— “l’aglio invadente in dose letale per qualsiasi vampiro”,
— il vino, manco quello adatto, o come dici nel tuo aureo lessico, che “non incarna lo stile di vinificazione concordato”, e per giunta servito alla temperatura da brivido di 4 gradi mentre l’etichetta in bella mostra riporta una temperatura di servizio di 15 gradi
— una ricciola alla puttanesca che sembra la pizzaiola della mamma
— un rombo alla brace, conservato sottovuoto e che proprio il tipo di conservazione ha “derubato di ogni emozione”.
Hai voglia a cercare di recuperare con la sogliola alla maître d’hotel, “avvolta da un’impanatura croccante e dorata, dolce e avvolgente, in dialogo goloso con il burro aromatizzato, montato in una spuma soffice” o con la piacevolezza straordinaria delle seppie arrostite!
Oltretutto, non pago della diffusione urbi et orbi di tale scempio, te ne esci pure col caffè che ti arriva 25 minuti dopo la richiesta, e qui secondo me ci sta di nuovo, questa volta doloso, lo zampino della padrona di casa, che già vedendoti entrare aveva capito che quella sera per lei sarebbe marcata male.
Caro Federico Effe Ferrero, il mestiere di critico gastronomico comporta dei rischi, e se è vero che i tuoi modi “leggermente supponenti” riescono a calamitare le antipatie dell’universo mondo, è anche legittimo che le cose da te riportate, se realmente accadute –come non abbiamo motivo di dubitare– gridano vendetta dal profondo.
I 100/135 euro di media sborsati per mangiare in questo incantevole luogo non sono certo i 250/300 minimi che si spendono all’Osteria Francescana di Massimo Bottura, ma non sono nemmeno il menù turistico a 35 euro. Soprattutto quando questo menù ti viene, con malagrazia e male parole, sbattuto sul tavolo.
Sara andata proprio così?
[Crediti | Link: La Stampa, Dissapore. Immagini: Dissapore, Convivium, Le Soste]