Sarà l’aria, sarà l’acqua, sarà la storia, ma c’è qualcosa che rende Senigallia un posto veramente speciale per la gastronomia italiana.
Era vero già prima che Mauro Uliassi si aggiudicasse la terza stella Michelin –Uliassi-Cedroni a poche migliaia di metri di distanza sono sempre stati una notizia– ma adesso la cosa si è fatta sociologicamente interessante.
Da studiare, direi.
[Le città italiane dove si mangia meglio: chi sale e chi scende]
Senigallia conta 44.632 abitanti, ha una storia millenaria, vanta una bella Rocca Roveresca e ha dato i natali a colui che è stato papa per più tempo (eccezion fatta per Pietro, ca va sans dire), Pio IX.
Ciò premesso è un comune simpatico, con un bel foro boario in cui tutti gli anni va in scena il divertente Summer Jamboree e lunghe spiagge, ma a occhio nudo nessun motivo evidente per essere una delle capitali gastronomiche europee.
Invece Senigallia è la nostra Lione (che ha dodici volte gli abitanti).
– Ci sono le tre stelle di Uliassi. Le due di Cedroni (cui Moreno aggiunge le altre sue figate, tipo la “salumeria di pesce” Aniko).
[Facile adesso esaltare Uliassi: dov’eravate tutti 10 anni fa?]
[I 10 ristoranti che ci hanno cambiato la vita]
– C’è la bellissima gelateria-cioccolateria di Paolo Brunelli che proprio Dissapore ha eletto miglior gelatiere d’Italia.
[Le 100 gelaterie artigianali migliori del 2018: da 10 a 1]
– Ma ci sono infinite altre cose buonissime in città e dintorni: la buona Trattoria Vino e Cibo e il suo pesce, la pizza al metro di Alessandro Coppari, gli straordinari formaggi di Giulia Trionfi Honorati, grandi oli, naturalmente grandi vini.
[Campionato Italiano della pizza: le finali. Sforno vs. Michele da Ale]
[La rifondazione della trattoria passa per questi 10 locali]
Dunque: cosa rende Senigallia così speciale dal punto di vista del gusto?
Io penso che sia una convergenza di fattori. La grande qualità agricola dei prodotti di zona. La tradizione di caccia e pesca, che porta sulle tavole animali speciali. La capacità di accogliere e far star bene, diffusa tra Romagna e Marche. La cocciutaggine dei marchigiani, che quel che vogliono, ottengono. Una buona dose di pazzia, che se conoscete la gente di qua sapete che la follia non manca.
Insomma: frullando queste cose, viene fuori il miracolo di Senigallia.
E al solo parlarne mi viene una dannata voglia di salire su un treno e andar là, sull’Adriatico, a mangiar cose buonissime.
Senigallia rules.