Si chiama Felice Marchioni, e nel 2018 è stato il cliente dell’anno per La Guida i Ristoranti d’Italia dell’Espresso. Un premio dato ai più affezionati frequentatori del fine dining nazionale, categoria di cui certamente fa parte Felice. Basta guardare la sua bacheca, piena zeppa di un selfie dopo l’altro con i migliori e più premiati chef italiani, ma anche con gli addetti ai lavori, i giornalisti, gli opinion leader.
Insomma, Felice Marchioni è un fan dell’alta cucina, se mai ce n’è stato uno. Ah, ed è anche su una sedia a rotelle, cosa che non dovrebbe essere rilevante nel descriverlo, ma che invece lo diventa, eccome, quando il tema è l’accessibilità dei ristoranti che vorrebbe provare.
A raccontarlo, tramite i social, è stato lo stesso Felice, che ha posta su Facebook gli screenshot di due diverse conversazioni, iniziate in modo pressoché identico ma con finali molto differenti.
La prima è la risposta a una mail che Marchioni ha mandato a quello che dall’intestazione sembrerebbe essere il locale milanese “Cavoli a merenda!”: “Buongiorno, si chiede se il ristorante è accessibile alle sedei e a rotelle. Distinti saluti. Felice Marchioni”. La risposta è da manuale. “Certo Felice. Ci sono solo due gradini nell’androne e uno per la terrazza facilmente superabili. Noi siamo qui per aiutarvi. Grazie. A presto”. L’altra, mail, con la stessa domanda, è stata inviata all’Osteria del Corso di Milano. Che risponde così: “Buongiorno. Spiacenti ma ci sono tre scalini per accedere al ristorante. Grazie”.
Tre scalini contro tre scalini, due punti di vista differenti nel vederli come una barriera e nel cercare di aiutare chi la deve superare. “Trova le differenze. A sinistra grandissimi Signori. A destra meno”, commenta Felice.
Che poi, magari, non sono gli stessi scalini, e quelli del secondo locale sono alti un metro e stretti a tal punto che farci passare una sedia a rotelle può essere davvero un’impresa. Male, comunque, ma peggio probabilmente il non aver trovato il modo di argomentare meglio una risposta su una questione così delicata, utilizzando toni meno sbrigativi e qualche parola di scuse in più. E non certo perché Felice è stato “il cliente dell’anno” dell’Espresso 2018.