Non si ferma più Tommaso Mazzanti de All’Antico Vinaio, che nell’ultimo anno ha aperto non sappiamo nemmeno più quanti ristoranti – facciamo fatica a stargli dietro. Qua e là in Italia (Verona, Bari, Firenze, Emilia Romagna), e poi Francia, Dubai, Beverly Hills. Ora sta per aprire anche il quinto ristorante a New York e lo comunica lui stesso con la sicumera che ormai lo accompagna sempre più spesso. Capiamo l’entusiasmo, capiamo l’orgoglio, capiamo anche la certezza di poter contare su una spalla destra come Joe Bastianich, capiamo tutto ma ostentare il lusso sui Social non è più cosa da fare.
Per moltissime ragioni, e il motivo più superficiale di tutti è che non funziona più: è un atteggiamento che non conquista più nemmeno i follower sinceri e innamorati, ora critici e sempre meno incantati da questo tipo di comunicazione. E vale per tutti ormai: influencer di ogni tipo e ogni stile, imprenditori, modelli e modelle, ovviamente anche chef e ristoratori. Eppure, Mazzanti sembra non averlo capito e punta (ancora) su un’immagine di se stesso che nemmeno i Ferragn(ex) – cit.
Prima classe di lusso, bollicine e monologhi a se stesso
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Che ci ricorda tantissimo l’elicottero che Chiara Ferragni e la sua crew usarono per andare su un ghiacciaio millenario per fare l’aperitivo. Certo, Tommy dell’Antico Vinaio si sta recando a New York per lavoro e non per fare un aperitivo nella corona della Statua della Libertà ma il valore del messaggio è il medesimo: ostentare. Calice di champagne o quel-che-è, anelli e orologio, compagnia aerea e mezzo di evidente lusso: ecco cosa ritrae la fotografia scelta per annunciare la quinta apertura a New York. Non i suoi prodotti, non un selfie emozionato davanti al nuovo ingresso, o insieme al compare (o angelo custode?) Bastianich.
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E sono i follower a notarlo ancora prima di noi: non mancano infatti commenti a proposito, tra chi lo ragguaglia amichevolmente di non ostentare e chi lo definisce “una delle persone più insopportabili d’Italia dopo Ferragni e Fedez“. Non è certo una novità, per Tommaso Mazzanti, visto che più volte in passato ha risposto a tali accuse a suon di Lamborghini nuove fiammanti (come Fedez con la Ferrari) e di caption discutibili rivolte a se stesso (come Ferragni durante il monologo a Sanremo): “Ciao Tommaso, sogna sempre più in grande, alza sempre di più il tuo obiettivo e cerca di ottenere il massimo. Ti criticheranno sempre e comunque. Non aver paura di mostrare quel che oggi sei riuscito ad ottenere (…)”.
Se anche un panino rappresenta il classismo
Non è un caso che sia venuto spontaneo paragonare Mazzanti a Chiara Ferragni e Fedez. A squarciare (definitivamente?) il Velo di Maya come Fontana con la tela è stata anche Selvaggia Lucarelli con l’inchiesta sul pandoro e il suo libro “Il vaso di Pandoro”. Quell’episodio – che vede Ferragni e Balocco attualmente indagati per truffa aggravata ai danni del consumatore – rappresenta una linea di demarcazione tra i Social network come erano e i Social Network come saranno. Nel mezzo, ovvero attualmente, questi sono in fase di cambiamento e ogni giorno crescono rabbia e frustrazione da parte dei follower nei confronti di chi si arricchisce ostentando lusso, meriti e beni. E, badate bene, il punto non è provare che se li siano conquistati o che Mazzanti abbia sgobbato per raggiungere i traguardi che descrive: è come si reagisce a tali conquiste a cambiare tutto il gioco.
In pochi ne stanno uscendo a testa alta e nemmeno il cibo si salva più, né se usato da chi fa ristorazione (come Mazzanti) né se usato indirettamente come hanno fatto l’Estetista Cinica recentemente e – ancora – i Ferragnez qualche anno fa. Ricordate la festa di compleanno di Fedez, nel supermercato chiuso apposta per il suo gruppo di invitati, in cui la lotta col cibo è stata ammonita sui social, e quell’orribile labiale riparatore “diciamo che lo diamo in beneficenza“? Ecco, rappresenta il concetto di “lo faccio perché ho i soldi” che tanto sta creando disagio e indignazione.
Stesso dicasi per Cristina Fogazzi e la sua cena di lusso nella Pinacoteca di Brera: aveva il permesso e l’ha fatto come altri privati – nulla da dire – ma senza fermarsi a pensare sulle conseguenze. Quali sono? Per esempio la frustrazione dei tantissimi studenti e professori che, nella Pinacoteca, non possono nemmeno portarsi una bottiglietta d’acqua o consultare senza guanti i libri storici. Il troppo stroppia, banalmente, e il popolo chiede a gran voce (se non altro) di tenersi per sé certe ostentazioni.