Il ristorante San Domenico di Imola compie 50 anni e per l’occasione ci ha invitati a provare il menu degustazione che proporrà nel 2020, anno del suo cinquantesimo. Ecco quanto costa e cosa si mangia.
Era il 1970 e Gianluigi Morini aveva in mente di costruire un locale che potesse rivaleggiare con i grandi ristoranti di cucina francese, al punto che ai fornelli chiamò il migliore, quello che sarebbe diventato il re dei cuochi italiani, Nino Bergese. Nacque così, con un occhio rivolto Oltralpe, il San Domenico di Imola.
Ma, nonostante i progetti filofrancesi del suo ideatore, il San Domenico visse di vita propria, inevitabilmente contaminato dallo spirito romagnolo della ristorazione, e nel tempo divenne un esempio dell’alta cucina italiana più vera e sincera.
Sono passati cinquant’anni da allora, e la cucina di uno dei bistellati più famosi d’Italia è cresciuta, custodita con cura nelle mani prima dell’allievo prediletto di Bergese, Valentino Marcattilii, e poi in quelle del giovane Massimiliano Mascia (nipote di Valentino).
Ed è proprio la storia di una solida conduzione familiare a fare del San Domenico l’emblema della ristorazione nazionale, anche al netto di piatti indimenticabili (uno su tutti: l’imitatissimo uovo in raviolo).
È lì che forse dovremmo tornare con i nostri locali, anche quelli di fine dining, perché è (anche) lì che si riconosce la firma dell’italianità: nella gestione familiare, nel mestiere passato di padre in figlio, nella pasta fatta a mano che si fa ricetta gourmet da tramandare generazione dopo generazione.
Sono proprio queste caratteristiche a rendere il San Domenico un patrimonio, simbolo della ristorazione italiana familiare. A costruire questo, al San Domenico, c’è infatti il lavoro di un’intera famiglia: oltre a Valentino Marcattilii e Massimiliano Mascia c’è anche Natale, fratello di Valentino, che gestisce la sala con cura ed eleganza, riuscendo a non perdere il buono di quell’accoglienza tipica degli osti di una volta.
L’ambiente
L’eleganza del San Domenico è un po’ classica e risulta un tantino retrò mentre si passeggia di sala in sala tra stoviglie preziose e tavole imbandite, in un’atmosfera così ricca da risultare quasi barocca. Cinquant’anni di storia fanno sentire il loro peso anche nell’ambiente, ma fanno sì che qui tutto racconti qualcosa, come le porcellane vintage in edizione limitata realizzate appositamente per il ristorante.
Eppure, nonostante l’opulenza di queste sale, non c’è momento al San Domenico in cui ci si senta a disagio, fuori luogo, anche se non si è abituati all’atmosfera dei ristoranti di livello. Lo spirito è lo stesso che è alla base del più famoso dei piatti che si servono a queste tavole, quell’uovo in raviolo (nato nel 1974) che è un omaggio all’enorme tradizione della pasta ripiena in queste terre: una ricetta apparentemente semplice, che potrebbe essere stata partorita dalle mani di una nonna impastatrice una domenica mattina per fare un regalo speciale per i nipoti. E che proprio per questo, probabilmente, riesce a emozionare chi la mangia.
La cantina
Prima di sedervi a tavola, chiedete di poter fare un giro nelle cantine del ristorante, tra le più belle che possiate visitare in Italia: una meraviglia di cunicoli costruiti oltre cinquecento anni fa dai frati domenicani, che oggi ospitano un vero patrimonio enologico, con migliaia di bottiglie di annate rare e preziose. Qui, per chi lo vuole, si può anche riservare un tavolo per celebrare occasioni speciali o per degustare vini pregiati.
I piatti
Come dicevamo, il 2020 sarà l’anno dei 50 anni del San Domenico. Valentino Marcattilii ha deciso di celebrarli a modo suo, mettendo nero su bianco la sua storia tra i fornelli (nel libro “Il San Domenico, la mia vita”, con la prefazione di Massimo Bottura). Massimiliano Mascia, invece, ha costruito per l’occasione uno speciale menu celebrativo, un degustazione attraverso mezzo secolo di storia in cinque piatti.
L’esperienza prevede prima un aperitivo in cantina, con una serie di “Divertimenti” (su tutti, i tortellini fritti, che una volta assaggiati diventeranno la vostra nuova dipendenza) e poi, serviti al tavolo, il pasticcio di fegato d’oca in terrina con brioche tostata; scampi e caviale con emulsione di patata; il mitico uovo in raviolo con burro di malga, parmigiano dolce e tartufo bianco; il controfiletto di vitello “Nino Bergese” con crema di latte al guanciale affumicato, e la Torta fiorentina “Nino Bergese” con sorbetto alla pera.
Il menu verrà proposto per il 2020 al prezzo di 160 euro (bevande escluse).
Quanto si spende: i degustazione e la carta
Oltre al menu celebrativo della storia del ristorante, esiste anche un percorso dallo spirito più contemporaneo, non a caso creato dall’ultima generazione di casa, lo chef Massimiliano Mascia.
Si tratta di un degustazione divertente, fatto di una decina di assaggi tra pesce, cacciagione, interiora e interessanti creazioni gastronomiche, proposto a 100 euro a persona. Alla carta, invece, andrete a spendere un po’ di più, diciamo tra i 150 e i 200 euro, al netto dell’uovo in raviolo, che da solo è proposto alla cifra di 65 euro.
Informazioni:
San Domenico
Indirizzo: Via Sacchi 1, Imola (BO)
Sito:https:www.sandomenico.it
Orari di apertura: martedì – sabato 12.30-14 e 20-22, domenica solo pranzo, lunedì chiuso
Tipo di cucina: squisitamente classica
Ambiente: elegante
Servizio: accogliente ma misurato