Ho fatto un sogno: a Roma, là dove un tempo sorgevano distese di McDonald’s, KFC e Subway, tra il giallo maionese e il marrone burger, ora c’erano solo fast-food super sani, tutti verdi e bianchi.
E’ stato la notte prima di andare da Banco.
Quindi, chiederete, niente più templi alla feroce divinità dell’occlusione coronarica, ma solo cibo sano, largamente disponibile e a prezzi accessibili?
Non esageriamo, il fast food come lo conosciamo non starà benissimo ma è vivo e vegeto, sempre attento a riposizionarsi, tuttavia la tendenza salutista è inarrestabile, e spesso viaggia in coppia con il tema dell’ambiente: contenitori compostabili, pesce e carne allevati in modo sostenibile, chilometro zero, ingredienti bio.
Lo so che siete snob, e infatti vi sento obiettare: già non è facile appassionarsi al fast food come concetto, tanto più difficile diventa quando si considera l’indicibile sovrapposizione dei menu –- la stessa cantilena, infinitamente ricombinata, di biologico e sostenibile. Carne bianca, pesce magro, verdure, soia e frutta secca.
Ebbene sì, avete ragione, è così anche stavolta. Ma se nei Paesi anglosassoni o in Francia il fenomeno fast food salutista è molto diffuso, benché ahinoi, parecchio ripetitivo nelle proposte (vedi catene come Pret a Manger o Pod), in Italia si è ancora visto poco.
E siamo a “Banco”.
I tre proprietari, Paolo Platania, Richard Thomas Ercolani e Pietro Platania, sono tutti trentenni o giù di lì. L’ultimo, particolarmente referenziato, visto che a 27 anni ha già messo insieme diploma all’Accademia Cordon Bleu di Parigi e stage stellati con chef del calibro di Eric Fréchon, Aimo Moroni, Pietro Leemann e Andrea Aprea.
Per farvi spiegare Banco ho chiamato Paolo Platania.
Da dove arriva l’idea di Banco?
“Veniamo dal marketing, abbiamo svolto analisi di mercato accurate e notato la richiesta latente di un fast food rivitalizzato, reinterpretato in modo sano e naturale. Cibo fresco, bello, ben impacchettato. E, al pari del fast food tradizionale, venduto a prezzi accessibili, visto che il nostro obiettivo è coinvolgere clienti diversi, dallo studente al professionista, dal turista al pensionato.
Come stanno andando le cose?
Benone, tanto che apriremo un nuovo punto vendita a Milano, città più ricettiva di Roma, per poi guardare all’Europa. Focalizzeremo ancora di più l’immagine di Banco sul cibo fresco, stagionale, salutare, con packaging compostabile, perché c’è sempre il rischio di apparire, agli occhi del cliente distratto, come il solito fast food”.
Dovrebbe essere proprio distratto questo cliente per cadere nell’equivoco. Tutto nel locale romano snocciola la litania del naturale e sostenibile.
Menu, ingredienti locali e tracciabili, cucina a vista, confezioni riciclabili, smaltimento dei rifiuti, rivalutazione delle zone limitrofe alla sede di Ostiense, grazie al primo bike parking del quartiere e a un sistema di illuminazione notturna.
Parliamo adesso di cosa si mangia da Banco.
Segue la composizione del mio menu. Misto di Nuggets, al pollo, al pesce, alle verdure: piaceranno anche ai bambini ma qui il buono è al centro della scena. Sono croccanti con l’interno umido e piacevole.
Ero curioso di conoscere aspetto e sapore delle patatine fritte in un posto come questo. Beh, non esplosivo come in un trucido fast food ma gradevole, anche per merito delle diverse salse fatte in casa, tutte promosse.
Non c’è da lagnarsi neanche dei rolls, specie della piadina, che ricorda da vicino quelle insuperabili di certi chioschi romagnoli
Con l’insalata ho sorseggiato un estratto, non sia mai che cibo e bevande abbiamo effetti indesiderati sul mio corpo, concludendo tutto con i noodles, anche loro fedeli alla linea e dunque fatti con pesce, verdure, frutta secca, e il dessert, ‘ché da Banco si pecca a cuor leggero.
Capitolo prezzi: i tre burger, al pesce, al pollo e veggie costano 6,80 euro. Rolls integrali in diverse combinazioni a 5,80 euro, 6,80 quello con salmone e avocado. Le insalate non superano i 6,80 euro, gli estratti di frutta e verdura costano 1,80 euro e i dolci tra i 2,80 e i 3,40 euro.
Si può scegliere alla carta oppure seguire i menu degustazione affissi su un tabellone luminoso sopra la testa della brigata, della cassa e dei commensali, i prezzi sono decisamente alla portata, si va da 10 a 14 euro.
Conclusioni. All’estero, dove il cibo veloce e salutista è un’abitudine da anni, questo genere di posti è insostituibile. Una specie di isola felice che permette a chi non avrebbe mai pensato di entrare in un fast food per mangiare lenticchie decorticate, di consumare pranzi veloci o uno spuntino.
Con in più il vantaggio, nel caso di Banco, dove tutte portate sono gradevoli, di non sentirvi dei polli da spennare a cui si vende il tramezzino con l’incarto cool.
Detto questo, i giovani proprietari diventeranno milionari a suon di aperture: Roma, Milano e chissà quale altro posto del mondo. Tuttavia, nel modello di ristorazione del fast food salutista il sapore, quello spinto, rimane un po’ sullo sfondo.
Insomma, vi siete fatti l’idea.