“Avete un tavolo per due sabato a pranzo?” “No signora, ci dispiace molto” “E domenica?” “Per San Valentino? Purtroppo è tutto pieno” “Allora facciamo lunedì!” “Lunedì siamo chiusi per riposo settimanale! Spiacenti.” Provate a prenotarlo voi, se ci riuscite, un tavolo al ristorante in questi giorni.
Bene, benissimo, diciamo noi. Non vedevamo l’ora di rivedere i locali pieni di gente (oddio “pieni”, per quanto possano essere pieni i ristoranti con le misure vigenti), ed evidentemente non solo a noi amanti del buon cibo mancava la convivialità di un ristorante.
La situazione, ovviamente, non è rosea come sembra: non siamo qui a semplificare la crisi della ristorazione peggiore di sempre sostenendo che pizzerie, trattorie e stellati siano tutti pieni. Non siamo mica Silvio Belusconi.
E non tutti i locali fanno sold out dei coperti disponibili, questo è certo. Senza considerare che, nella migliore delle ipotesi, i ristoratori sono costretti a lavorare a metà servizio, rinunciando alla cena, e con una spada di Damocle sulla testa: lo spauracchio di un cambio di colore improvviso, con l’impossibilità di fare progetti a lungo termine.
Problemi che conosciamo bene, che abbiamo affrontato, e che creano non poca preoccupazione nel settore della ristorazione.
Eppure, dopo due settimane piene di zona gialla in Piemonte (regione dove vivo io che vi scrivo), ci siamo resi conto di una cosa: in effetti non è poi così facile trovare un posto al ristorante, quantomeno nei ristoranti che preferiamo. Giusto qualche giorno fa la caporedattrice di Dissapore, piemontese anche lei, cercava come una povera disperata un buon ristorante aperto la domenica nelle Langhe, con scarsissimi risultati; sarà che, da quelle parti, tipicamente si fa cassa durante l’autunno e la primavera, relegando la chiusura stagionale al Grande Inverno, ma è forse questo il momento di tenere chiusa la cucina, quando è possibile aprirla, o di mantenere il giorno di riposo settimanale come in tempi più felici?
Badate bene: non parliamo di ristoranti a conduzione familiare, ove la chiusura è indispensabile per prendere respiro, bensì di posti con soci, dipendenti e tanti ruoli da delegare.
E allora, cari ristoratori, abbiamo una proposta per voi: e se eliminaste il giorno di riposo settimanale? Forse lavorare sette su sette sarebbe una buona soluzione per approfittare al massimo di questi giorni di seppur parziale apertura per fare cassa, recuperare un po’ del tempo perduto e provare ad affrontare il futuro incerto. Oppure spiegateci. Perché davvero il senso di fare una pausa settimanale, in una situazione come quella attuale, un po’ ci sfugge.
Non vi chiediamo di rinunciare al sacrosanto diritto di fare una pausa, o di farla fare ai vostri dipendenti. Ma è pur sempre vero che, lavorando mezza giornata, forse questa necessità è meno impellente di quella di salvare i conti dei vostri ristoranti lavorando senza sosta. Noi siamo pronti a dare il nostro piccolo contributo, prenotando un tavolo anche in giorni meno appetibili dei weekend. Sempre che riusciamo a trovare un posto.