Ci manca mangiare al ristorante? Certo che ci manca mangiare al ristorante o in pizzeria. E che cosa, precisamente, ci manca del mangiare fuori? Sono certo che ognuno ha la sua risposta preferita, ma tutte sono riconducibili a un concetto: l’esperienza. O anche: l’atmosfera.
Ci manca la compagnia degli amici, vedere un posto diverso dal solito tinello, non dover lavare i piatti, non dover cucinare e volte addirittura neanche pensare a cosa vogliamo mangiare (i menu degustazione servono a questo, che vi credete). Ma ci sono pure cose che non ci mancano affatto: il brusio indistinto, la musica di sottofondo che quasi sempre non è del genere che piace a noi, il vicino di tavolo che racconta tutta la sua vita in confidenza ma così tanto che la sentono tutti, la tavolata in fondo che a un certo punto fa scattare il TANTI AUGURI A TEEE. Insomma: il rumore.
Bene, per fortuna ci ha pensato Deliveroo, uno dei colossi della consegna a domicilio, che si è inventato il modo per portarci a casa anche l’atmosfera. Ovvero: il rumore. E si è inventato una colonna sonora, anzi due: una per la pizzeria e una per il sushi bar. Due soundtrack da un minuto l’uno, da ascoltare sul canale YouTube dell’azienda, e da mandare in loop, evidentemente.
Come sono queste colonne sonore delle nostre cene delivery? Entrambe hanno un’intro musicale vagamente inquietante, più da thriller televisivo che da chill out. Seguono rumori e chiacchiere assortite, declinate a seconda del tipo di locale. E declinate con un realismo talmente spinto da sfiorare il cliché razziale: il pizzaiolo che chiama “due margherite da aSHporto”, la direttrice di sala del sushi bar che accoglie i clienti con un bel “benvenuTTO!”.
Ora, è vero che prima della pandemia la ristorazione sperimentale sembrava avviarsi, come l’arte, verso l’esperienza immersiva, totale: come per esempio gli Aerobanquets, cene futuriste in realtà virtuale con tanto di visori e tutto l’armamentario hi tech. Ma appunto, l’idea è portarti in un altrove, non in un qui e ora con gli aspetti di cui faremmo volentieri a meno.
Altrimenti, caro Deliveroo, perché limitarsi ai rumori. Vediamo, cos’altro non ci manca della restaurant experience, che si potrebbe riprodurre a casa. Il vicino di tavolo con la fiatella (basterà un diffusore di aromi), la tizia che passando ci butta a terra il cappotto appoggiato dietro la sedia (si potrebbero dare istruzioni al povero rider), il bambino urlante che correndo butta a terra il cameriere che ci sta portando la pizza (qui dovete inventarvi qualcosa di potente).
Quindi stasera, mentre spacchettate i cartoni della consegna, controllando che ci sia tutto, dite al vostro partner: “Amore, metti un po’ di musica”. E la risposta: “Ma no tesoro, mettiamo la soundtrack di Deliveroo. Pizza o sushi?”. Riuscite a immaginarlo? Ovviamente no. È chiaro che si tratta di una trovata commerciale per far parlare di sé. E ci siamo caduti anche noi, bravo Deliveroo.