Tutta l’Italia (Sardegna esclusa) in zona arancione dal 15 marzo, e quindi con ristoranti e bar chiusi e l’unica possibilità del delivery e dell’asporto. Come se non bastasse, la stretta si fa più dura nel weekend di Pasqua e Pasquetta, dal 3 al 5 aprile, con il passaggio di tutte le regioni alle restrizioni della zona rossa.
Insomma, ancora tempi bui per il settore della ristorazione, che a quanto sembra avrà uno stop pressoché totale almeno fino al 6 aprile. È quanto prevede il testo delle “Misure urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del COVID-19”, che verrà presto discusso dal Consiglio dei Ministri. Una nuova serie di restrizioni, dunque, che saranno valide dal 15 marzo al 6 aprile in base a un nuovo decreto-legge, e che pare abbiano già ricevuto il benestare dei presidenti delle Regioni, almeno a giudicare dal “giudizio positivo” espresso dal presidente della Conferenza delle Regioni e presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.
Nuove misure: tutti in arancione
La prima novità è che l’Italia intera rinuncia al colore giallo a partire dal 15 marzo e fino al 2 aprile (e nella giornata del 6 aprile). Il nuovo testo infatti prevede che anche nelle Regioni i cui territori si collocano in zona gialla si applichino le misure stabilite per la zona arancione. Dunque, i bar e i ristoranti chiudono in tutta Italia (Sardegna a parte, vista la zona bianca), indipendentemente dall’incidenza dei contagi, con la sola possibilità di fare delivery e asporto.
Nelle regioni nelle quali si applicano le misure stabilite per la zona arancione è consentito, in ambito comunale, “lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata, una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le ore 5 e le ore 22, e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la responsabilità genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi”.
Passaggio al rosso
Ma il vero punto è che molte Regioni italiane finiranno in una zona dalle misure ancora più restrittive, quella rossa. Nelle nuove misure sono infatti previste nuove strette nella misurazione dei contagi che consente il passaggio delle regioni da una zona all’altra. In particolare, la stretta riguarda l’inserimento nella zona rossa, che diventerebbe immediato in tutte le regioni nelle quali l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi sia superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti, sulla base dei dati validati dell’ultimo monitoraggio disponibile.
Nella zona rossa, ovviamente, ristoranti e bar saranno chiusi come in quella arancione, e non saranno inoltre consentiti gli spostamenti verso le abitazioni private previste invece nella fascia di colore di rischio intermedio.
Pasqua
Cosa succede a Pasqua? Più o meno quel che è successo a Natale scorso. Nei giorni 3, 4 e 5 aprile 2021, sull’intero territorio nazionale, ad eccezione delle Regioni i cui territori si collocano in zona bianca, si applicano le misure stabilite per la zona rossa. Dunque, niente più distinzione tra giallo, arancione o rosso. Ad eccezione della Sardegna (se manterrà lo status di zona bianca) l’intera Italia per le festività pasquali sarà soggetta alle restrizioni più rigide.
Con un’eccezione, che fa assomigliare in tutto e per tutto queste normative a quelle imposte sotto Natale. Nel weekend di Pasqua, infatti, sebbene in zona rossa, sarà consentito, in ambito regionale (e non comunale, come accade per l’arancione!), lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14. Insomma, in qualche modo, almeno il pranzo di Pasqua quest’anno è salvo.