Cambiano ancora le regole per le aperture e chiusure (anche di bar e ristoranti) e per gli spostamenti durante le Feste di Natale. E, indipendentemente da come la si pensi sulla linea dura, c’è da registrare l’oggettiva situazione di difficoltà in cui vengono messi in queste settimane i titolari di esercizi commerciali: tutta questa incertezza, probabilmente, è più complicata da affrontare rispetto alla certezza di una chiusura. Perché, nel caso qualcuno non se ne sia accorto, bar e ristoranti non si accendono e si spengono premendo un pulsante: le attività di questo tipo hanno bisogno di programmazione, di tempistiche certe, di un po’ di tempo prima di far ripartire la macchina dopo uno stop.
Cosa fare ora delle prenotazioni già raccolte e programmate per il pranzo di Natale, che appena 15 giorni fa era consentito dall’ultimo DPCM? I ristoratori, di certo, sapranno attrezzarsi per trasformarle in ordini di asporto o delivery, ma la verità è che certe decisioni impopolari verrebbero sicuramente accettate più di buon grado se tenessero conto delle difficoltà organizzative di chi ha già vissuto un anno difficile.
Detto questo: potremo andare a pranzo o a cena fuori a Natale e Capodanno? La risposta, ahinoi, è no. Si attende la stesura ufficiale di un nuovo DPCM, ma i contorni – seppur con qualche dubbio ancora tra linea durissima e linea dura – sembrano essere ormai tratteggiati.
Tutta Italia in zona arancio-rossa
Sebbene ancora oggetto di un estenuante e lunghissimo braccio di ferro, la linea per scongiurare una terza ondata di contagi nel dopo-Natale dovrebbe prevedere un’Italia a due colori, per tutto il periodo di Natale e fino all’Epifania. Nei giorni festivi e prefestivi, il Paese sarà in zona rossa. Cosa significa? Le regole dovrebbero essere sempre quelle stabilite dal DPCM 4 novembre: divieto di spostamenti in entrata e in uscita dalla Regione e anche all’interno del territorio stesso (salvo che per comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza). Chiusi i negozi al dettaglio, tranne che quelli che vendono generi alimentari, le farmacie, le edicole e i tabaccai. Chiusi anche i mercati non alimentari. Chiusi tutti i servizi di bar e ristorazione (ad eccezione di servizi di mense e catering continuativi e su base contrattuale), con consegna a domicilio e asporto consentiti fino alle 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze.
Sempre nello stesso periodo (dalla vigilia di Natale all’Epifania), l’idea è che durante i giorni l’Italia intera rimanga invece in zona arancione. Questo significa divieto di spostamenti in entrata e uscita dalla Regione, e anche verso un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione. Sospensione dei servizi di bar e ristorazione a esclusione delle mense e del catering continuativi e su base contrattuale. Restano consentite la consegna a domicilio e l’asporto fino alle ore 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze.
Deroga per i piccoli comuni
Pare che il Governo abbia voluto accogliere le richieste di quanti sostenevano che le limitazioni sarebbero andate a discapito di chi abita nei comuni più piccoli (anche noi c’eravamo occupati dell’argomento, quando ancora si pensava che i ristoranti potessero restare aperti durante le feste). Così, pare che una deroga prevederà durante le feste la possibilità di uscire dai Comuni sotto i 5mila abitanti, purché rimanendo entro un raggio di 30 chilometri e non in direzione dei Comuni capoluogo.
Pranzi e cene tra congiunti
In discussione anche una deroga per chi potrebbe trovarsi da solo durante le feste. Pare che il Governo stia pensando di permettere, anche nei giorni festivi, la possibilità di riunirsi, nel limite di due persone per ogni abitazione, oltre ai conviventi.