Di Pietra Rossa, ristorante ubicato nel sestiere di Castello a Venezia e nato dalla vulcanica creatività di Andrea Lorenzon già gestore del Covino (esperienza conclusa a fine 2023 dopo una decina d’anni), abbiamo parlato lo scorso anno, in occasione dell’apertura. Da allora c’è stata qualche novità e abbiamo approfittato del primo anniversario per una visita e per fare il punto.
La storia della pietra rossa di Venezia
L’insegna deve il nome all’unica pietra di color rosso posta nella pavimentazione del sottoportico della Corte Nova, noto anche come il “sottoportico della peste”, che si trova esattamente di fronte all’entrata del locale. La storia della pietra porta indietro nel tempo fino al 1630, anno in cui Venezia fu colpita da un’epidemia di peste che causò la morte di quasi ottantamila persone. La peste colpì tutte le zone della città tranne una: Corte Nova, appunto, che rimase immune dal contagio perché pare che un’immagine sacra della Madonna, collocata proprio in un capitello posto nel sottoportico, abbia “fermato” la peste al suo passaggio. In quel punto esatto, in memoria dell’avvenimento, tra le lastre della pavimentazione venne posta una pietra rossa e da allora vale il monito di non calpestarla, andando ad incrementare il numero di atti scaramantici da compiere in città.
Ristorante Pietra Rossa: l’ambiente e il servizio
Esaurita la parte dedicata alla leggenda, andiamo alla storia del ristorante. Pietra Rossa nasce dalle ceneri della storica Osteria Alle Alpi da Dante, chiusa nel 2010 e luogo di riferimento per gli abitanti della zona, che ancora oggi è pressoché immune al passaggio di masse turistiche. I lavori di restauro sono stati condotti in modo intelligente, con spirito conservativo e valorizzando i tratti tipici dell’insegna, affidandosi ad artigiani locali e curando dettagli e piccoli particolari, come il logo del cuore rosso riprodotto su piatti, divise dello staff e merchandise.
Pavimenti a scacchiera, travi in legno, due sale di cui una con cucina a vista e social table, ma soprattutto una corte interna che, in particolare d’estate, grazie ad illuminazione suggestiva e piante, diventa una sorta di giardino o, come si sarebbe detto un tempo, un “locus amoenus”. Ogni angolo del locale, dall’ingresso con il bancone a sinistra e i soffitti bassi, fino alla cucina, inducono ad una sosta prolungata e alla convivialità, complice anche il servizio di sala, affabile, sorridente, cortese e preciso.
La cucina e i piatti
Sin dalla sua apertura, Pietra Rossa ha rappresentato la prosecuzione ideale di quanto fatto da Andrea Lorenzon al Covino. Ora ne raccoglie pienamente il testimone: lo scorso gennaio infatti, l’esperienza del Covino è terminata ed è ora Pietra Rossa a rappresentare il fulcro dell’attività di Lorenzon. Si ritrovano allora i punti di forza e la filosofia, ma con in più spazi e strumenti che consentono una maggiore disinvoltura e una gestione di eventi che riescono ad avere il giusto respiro. Ecco allora un menu che rifiuta la rigida suddivisione in portate e che è strutturato come una sorta di narrazione che scorre da sé: verdure, pesce, carne, formaggi, trasformati in piatti con cui si gioca a piacimento. Sempre vivo il progetto Osti in orto così come lo sguardo a filiere etiche. Rimane la formula felice – e dal buon rapporto qualità-prezzo per 3 portate – del “fa’ ti”, affidandosi all’estro di chi sta in cucina mentre si aggiunge un Kamado attraverso cui carne, pesce e verdure vengono valorizzate al meglio.
L’impressione è di una cucina divertente e divertita, che gioca con riletture di grandi classici, piatti tradizionali quasi dimenticati e riferimenti extraregionali (plin e riso in cagnone, per esempio). La carta varia seguendo stagionalità, disponibilità del mercato e soprattutto ispirazione. I prezzi vanno dai 18 ai 25-28 euro. Carta vini di ampio respiro, che offre belle opportunità di assaggio e conoscenza.
Tra i piatti provati, l’insalata di rape e bieta – intensissima sintesi della stagione estiva – in cui oltre ad un blu di capra che rimane lungo al palato, è l’anguria marinata a rubare la scena, confermando quanto si vede e di assaggia ormai da un po’, e cioè il frutto come uno degli ingredienti su cui si riversano abilità, tecnica e creatività degli chef, portandolo ad essere vero concorrente della carne (ma anche del pesce), con un effetto che – a seconda di come viene trattato – è alternativamente il medesimo della cottura al sangue, della tartare, o del crudo marinato. Godibile e ben pensata la Carbonara marina, in cui l’assenza dell’uovo è egregiamente compensata sia a livello cromatico – il giallo della curcuma – sia dalla morbidezza complessiva, con la bottarga a rilanciare in sapidità. In chiusura, tra i dolci, i brownies con fettine di pera e caramello: preparazione a regola d’arte penalizzata solo dal taglio a fette, troppo sottile.
Pietra Rossa, in definitiva, conferma la mano di Andrea Lorenzon, non soltanto in ambito gastronomico ma definendo uno stile nel fare le cose, che realizza un equilibrio tra accoglienza, convivialità, condivisione, assaggi, sorsi e conoscenza.
Opinione
Conclusa la felice esperienza del Covino, Pietra Rossa rappresenta la nuova insegna “firmata” Andrea Lorenzon: nei piatti, nel servizio, nella ricerca in ambito enologico e nell’atmosfera conviviale si ritrova quanto si era lasciato, ma con spazi e strumenti che consentono un respiro ancora maggiore. La cucina segue disponibilità del mercato ed estro, giocando con carne, pesce, verdure senza classificazioni rigide.
PRO
- carta che varia praticamente ogni giorno
CONTRO
- carta che varia praticamente ogni giorno