La recensione del ristorante La Cuncia, a Torino, cucina di recente apertura che si è rivelato, a i nostri occhi, una bella sorpresa: un posto in cui tornare, dall’ottimo rapporto qualità/prezzo.
“Mi dici un posto dove mangiare bene spendendo poco?” È la domanda, formulata in maniera metodica e quasi ossessiva, che si sente rivolgere più spesso chiunque frequenti spesso i ristoranti, sia per lavoro o per passione. Per mangiar bene, il più delle volte si intende la cucina d’una volta, quella che fino a qualche tempo fa era chiamata “casalinga”, e che oggi viene spesso rivisitata in chiave gourmet, con risultati spesso altalenanti. C’è bisogno di trattorie, nell’epoca dei super chef televisivi. Di trattorie buone, di trattorie moderne, di posti dalla cucina solida, buona, rassicurante.
L’ambiente
Ecco. La Cuncia, ristorante torinese di recente apertura, è esattamente questo. Un posto elegante all’aspetto, moderno, forse anche un filo troppo freddo con la sua ridondanza di bianco tra tovaglie e pareti. Ma poi giri l’angolo, e trovi una nicchia nel muro stipata di giocattoli anni Ottanta e Novanta, e allora tiri un sospiro di sollievo, e capisci di essere in una trattoria. Una trattoria a conduzione familiare, proprio come quelle di una volta: Cuncia, infatti – come spiega il menu – è una piccola frazione di Podenzana, in provincia di Massa Carrara, da cui proviene il papà di Fiorella, in sala, e di Federico, la giovane mano in cucina, che firma un menu fatto di proposte golose, sapide, preparate con cura, come la pasta fresca, che è tutta fatta in casa e tirata a mano.
Per la nostra cena a La Cuncia siamo un tavolo numeroso, di quelli rumorosi (forse la sala avrebbe bisogno di qualche pannello fonoassorbente, in effetti), ma questo ci permette di provare tante delle proposte presenti nel menu.
Il menu, i prezzi e tutti i piatti provati
Come un corretto vitello tonnato, tra gli antipasti (12 euro), o un salmone scozzese marinato con guanciale e formaggio al dragoncello (14 euro), che a leggerlo ci era sembrato abbastanza un azzardo ma che si presenta come un piatto abbondante, allegro, godereccio e – cosa più importante – buono, nel slancio calorico che forse non vogliamo davvero calcolare. Ancora, tra gli antipasti quello che ci lascia più piacevolmente stupiti è il mantecato di miglio con verdure di stagione e salsa di formaggi erborinati (11 euro). Le verdure, adagiate sul miglio e sulla salsa al formaggio, sono tagliate grosse, scottate nell’olio, saporite. Ed è proprio questo quello che tutti cerchiamo in una trattoria moderna: la capacità di trattare bene le materie prime, utilizzandole per piatti appaganti e gustosi.
È sui primi che la mano dello chef si fa più raffinata, ed è qui che troviamo il piatto che più ci convince nella serata: i cappellacci di fegatini e uva passa mantecati al burro di foie gras e cremoso di pane alla camomilla (14 euro). Una pasta giustamente spessa avvolge un ripieno dove il fegato è indiscusso protagonista del piatto, rimanendo però in un equilibrio gustativo che non eccede in intensità, anche grazie all’utilizzo di un’olio ai fichi che bilancia in dolcezza il sapore del fegato. I cappellacci sono grossi, il piatto abbondante: di nuovo, abbiamo davanti il perfetto piatto di una trattoria di nuova generazione.
Tra i primi, proviamo anche un piatto di Dischi volanti Benedetto Cavalieri con provola affumicata, patate e battuto di gamberi (14 euro): grande decisione di gusto e tanto godimento, per una proposta tutto sommato facile. Proseguiamo poi assaggiando il polpo ripassato con schiacciata di patate, pomodorini essicati e stracciatella (15 euro per un piatto buono, per quanto non originalissimo, ma non sono gli eccessi di creatività quelli che cerchiamo in un locale come questo) e una rivisitazione di parmigiana con melanzane alla brace, pomodorini confit, provola e crema di basilico (13 euro): forse il piatto meno equilibrato della serata, leggermente troppo spinto nell’acidità del pomodoro, ma comunque carico di gusto e, in definitiva, appagante. Buonissimo l’agnello scozzese con fave ed erbette di campo, con la carne trattata in modo eccellente, sia dal punto di vista gustativo che a livello di cottura.
Si conclude con una serie di dolci piuttosto creativi (7 e 8 euro l’uno), come il gelato al bonet con crema alla camomilla, il sandwich di biscotto speziato con semifreddo al croccantino, la namelaka al cioccolato bianco, gel di lime e cioccolato all’oliva Taggiasca e un buonissimo bisquit al cioccolato fondente con una sorprendente composta di melanzane come farcitura.
La carta dei vini offre una discreta varietà di tipologie e di etichette, si intravede una certa volontà di ricerca anche se c’è ancora da lavorare per diversificare la cantina. Spesa sui 40 euro totali e la sensazione di aver finalmente scovato uno di quei posti dove tornare.
Informazioni
Ristorante La Cuncia
Indirizzo: Via Claudio Beaumont 32/C, Torino
Numero di telefono: 011 765 0132
Orari di apertura: aperto solo la sera; chiuso la domenica e il lunedì
Sito Web: http://www.lacuncia.it/
Tipo di cucina: tradizionale con qualche guizzo creativo
Ambiente: elegante ma non eccessivamente formale
Servizio: cortese e attento