Il mio barman di fiducia una sera mi ha detto “Ma in questo giro per trattorie di Firenze, sei mai stato dal Profeta? Fa pure un menù rinascimentale!”, in effetti no e non sapevo neppure dove fosse ma data un’occhiata alle recensioni online (tutte entusiaste ma quasi tutte di stranieri) e alle varie coccarde Michelin esibite sulla vetrofania mi sono detto: e annamo a sentì che ce racconta ’sto Profeta.
Così ho prenotato per due e un lunedì qualunque di inizio settembre eccomi qui, di fronte a un locale che sin dalla vetrina sembra un posto fermo agli anni ’80: un ristorante italiano con le tovaglie di organza, le luci calde e i quadri di paesaggi alle pareti, una capsula che sembra aver viaggiato nel tempo con l’esclusione di qualche dettaglio fisiologico, delle finiture rinnovate, una credenza a giorno che certo non sarà così vecchia… ma tutto il resto, a partire dalla scritta in led accanto a un ficus dal tocco fantozziano in vetrina, sembra pronto ad accoglierci come avrebbe fatto trent’anni fa (certo, allora sarebbe mancato anche lo schermo su cui scorrono foto del Profeta stesso intento a imboccare gli avventori, ma come noto i segni del tempo sanno esser dolorosi).
Ma si può sapere a chi piacciono le medievalate nei menu?
Entriamo, il Commensale™ teme la parabola in cui ci stiamo infilando sin dalla lettura del menu, che ci viene fornito velocemente. Scorrendolo alla ricerca della famigerata parte rinascimentale la trovo evidenziata e separata dal resto in cima alla seconda pagina: vergato su un cartoncino ambrato che fa effetto pergamena, il font in corsivo e pieno di svolazzi elenca quattro portate che vanno dai 33 ai 66 euro e hanno nomi come Il filetto alla Lorenzo Il Magnifico o Le delizie alla Caterina de’ Medici e purtroppo decido che non vale la pena di mettere il piede in una trappola di cui vedo tesi i tiranti e le tenaglie pronte a scattare, nascoste male da dozzinali motivi floreali da pseudo manoscritto medievale. Insomma, siamo a Firenze e ci sono centinaia di occasioni di mangiare ottimi filetti a meno di 66 euro, qualcosa mi dice che non saprò mai se qui un tale rincaro è giustificato dai fatti.
La risposta temo che sia: ai turisti
(e ha a che fare con l’involuzione del centro di Firenze)
Tanto più che anche il resto della carta sembra disseminata di botole e lacci da evitare con attenzione (come la bruschetta agliata all’olio a 9 euro!) – che sia questa la cifra più intrinsecamente rinascimentale del Profeta? Può darsi, proviamo dunque a non fare la fine del cinghiale che potremmo trovarci nel piatto mentre immaginiamo la traiettoria che ha portato questo classico ristorante all’italiana ad alzare tanto alcuni dei suoi prezzi e rivolgersi così evidentemente a un pubblico di stranieri.
L’evoluzione deve avere a che fare con quella di tutta la strada, Borgo Ognissanti, che negli anni ’80 era in qualche modo percepita come estensione dell’area circostante la stazione, mentre poi è stata raggiunta dai flussi turistici e di fatto inglobata nelle peregrinazioni che assaltano il vessatissimo centro di Firenze.
Il vino della casa
Con un po’ di attenzione c’è modo di ordinare anche pietanze con prezzi più in linea (almeno un po’) con quelli che offrono altre trattorie per analoghe proposte. Per esempio il vino della casa è un Chianti, e anche se la carta dei vini è piuttosto dozzinale ne prendiamo mezzo litro a 9 euro e tutto sommato è una cifra onesta, così come lo è questo Chianti qualunque, che cominciamo a bere mentre il cameriere ci assicura – inizialmente certo che anche noi siamo turisti – che è tutto buonissimo e che la pasta è fatta in casa.
La pasta fatta in casa (?)
Per cominciare prendo dei cappellacci alla borghigiana (14,50) con pere (molto burro) e pecorino, che non appena arrivano si fanno accompagnare da qualche dubbio circa l’effettiva possibilità che siano preparati a mano. Direi perfino che non sono cappellacci, piuttosto ravioli, ma su questo possiamo sorvolare, sono però sospettamente simili e regolari e soprattutto, tutti, una volta tagliati nascondono al centro della strisciolina dell’impasto una sezione più chiara e dura, che anche una cottura rapida non dovrebbe giustificare nel caso della pasta fresca (se dovessi scommettere il mio ultimo fiorino senz’altro lo punterei sull’ipotesi che questi sedicenti cappellacci non siano prodotti artigianalmente).
Assaggio anche le pappardelle al cinghiale (15,50) ordinate dal Commensale™, in questo caso la possibilità che le pappardelle siano tirate a mano sono più alte, ma la porzione è piuttosto scarsa, povera di carne e il sugo mi pare troppo lento.
Va decisamente meglio il seguito, la mia costoletta alla milanese (19,50 euro) – pur essendo la più cara che ho mai mangiato a Firenze – è un valido campione del suo genere e ha anche l’osso, una rarità per le cotolette a questa latitudine, forse sarebbe potuta essere appena più alta ma per lo meno rispetta le attese. Buono anche il petto d’anatra all’arancia con porri concasse (19,50 euro), un piatto che si presenta in modo piuttosto scenografico, con la generosa (finalmente!) porzione di petto adagiata su una peonia di porri sottilissimi e croccanti. Oltre all’arancia il contrasto agrodolce è affidato a dei pezzetti d’ananas, che svolgono in modo soddisfacente la loro funzione sgrassante a contatto con la rossa carne del pennuto.
Il dolce e il conto
Per dolce dividiamo una valida variazione sul tema del tiramisù, in cui il mascarpone è alleggerito da una generosa ma calibrata dose di albume montato a neve.
“Sono venuto a mele allargate”, mi confida tristemente il Commensale™ quando faccio per dirigermi alla cassa, e c’è da dire che stavolta è stato lui a mostrarsi profetico: spendiamo 90 euro in due, 45 a testa, che non trovo giustificati dalla qualità dei piatti che abbiamo consumato. Le parabole del Profeta sembrano ormai essere buone per sedurre solo i forestieri, in fondo si sa, in patria non vanno ascoltati…
Nemo propheta in Patria
Del resto nella ristorazione fiorentina non mancano posti come questo, che per strizzare l’occhio al pubblico straniero si lanciano in proposte dal tocco rinascimentale (rigorosamente pseudo: essendo impossibile ricreare i sapori di un tempo, a partire dal recupero delle materie prime, il cui gusto è irrecuperabile dopo secoli di raffinamenti produttivi e soprattutto lo è in posti così, più attenti a illudere i forestieri che alla filolologia gastronomica), proposte che non sono altro che il segno di come il centro della città sia ormai diventato una mangiatoia per viaggiatori, circostanza tanto più pericolosa (non mancherò di farlo presente al mio barman!) quanto più questi ristoranti nel tempo abbiano deciso di darsi un tono: operazione accompagnata immancabilmente da una feroce impennata dei prezzi.
Informazioni
Ristorante Il Profeta
Indirizzo: Borgo Ognissanti 93r, Firenze
Sito Web: www.ristoranteilprofeta.eu
Orari di apertura: aperto tutti i giorni dalle 12:30 alle 14:30 e dalle 19 alle 22:30
Tipo di cucina: italiana, pretenziosetta
Ambiente: anni ’80
Servizio: ormai certo di servire solo turisti