Se non avete sentito parlare dell’Hotel Cinzia di Vercelli, anche se è lì dal 1967, è perché dal 2007 è più noto nel mondo gourmet per il Ristorante Christian & Manuel, lo stellato di Christian e Manuel Costardi, per l’appunto I Costardi Bros, che erano “bros” ancor prima dei “Bros’”di Lecce.
Il ristorante di Christian e Manuel, per farvela breve, si trova all’interno di un hotel. Anzi, di più: risulta tecnicamente come parte dell’hotel, nonostante sia chiaro che probabilmente se uno va lì è per il ristorante stellato, più che per trovare una camera.
E allora?
Allora, di questi tempi, può fare la differenza: Christian e Manuel non possono accedere al pacchetto di aiuti pensati dal governo per i ristoranti visto che loro, tecnicamente, sono un hotel con ristorante, e non viceversa. Questione di codici ATECO, insomma, che fanno rientrare il loro ristorante gastronomico nella categoria alberghi, perché quello è il primo codice scritto sulla visura camerale.
“E chi se lo immaginava che in caso di pandemia sarebbe contato il primo codice Ateco?”, scherza Christian.
Dunque, niente aiuti per voi?
“Non come ristorante. Il fatto è che noi sotto lo stesso cappello abbiamo due aziende, e ovviamente quella per cui siamo più conosciuti è il ristorante. Sarebbe anche corretto riconoscere il nostro come un albergo, se fosse un ristorante d’hotel: ma la verità è che la maggior parte di chi soggiorna da noi lo fa in funzione del ristorante”.
Voi vorreste gli aiuti riconosciuti ai ristoranti, o anche quelli per gli alberghi?
“Mah, la realtà dei fatti è che forse avremmo diritto a entrambi, visto che alla fine ho due attività che generano due tipi di lavoro molto diversi, con andamenti che in questi mesi sono stati completamente differenti. A logica, però, se dovessi scegliere, vorrei quelli dei ristoranti: non solo perché alla fine è quello per cui siamo conosciuti al pubblico, ma anche perché lì gli aiuti sono più cospicui”.
Quindi per gli alberghi ci sono meno aiuti?
“Al momento sì, anche se Federalberghi si sta impegnando per far sì che vengano riconosciuti aiuti maggiori. Ma comunque ne abbiamo meno, anche perché noi non siamo obbligati a chiudere in questo momento”.
Già, ora voi potete tenere aperti, a differenza dei vostri colleghi…
“Sì, il ristorante io posso tenerlo aperto per i clienti dell’albergo, senza limiti di orario. Volendo posso anche fare cocktail bar tutta la notte, fare una serata, basta che le persone dormano in albergo da me. Capisci che è completamente insensato? O siamo tutti uguali, o altrimenti è difficile districarsi nelle pieghe della legge”.
Ma vi conviene tenere aperto un ristorante gastronomico solo per i clienti dell’albergo?
“Insomma: la mia macchina per tenerla attiva ha dei costi molto alti, come per tutti i ristoranti di fine dining. Per questo al momento stiamo facendo un’offerta promozionale: a fronte della scelta di un degustazione 3 carte mettiamo a disposizione la camera a un prezzo politico. Con 75 euro a persona vieni a mangiare e dormire”.
Quindi è inutile che ti chieda cosa pensi di chi si accorda con gli alberghi per fare le cene in hotel?
“Non credo sia sbagliato. Se la legge ti permette di farlo è giusto farlo, e farlo sottolineando che il decreto ha una falla. Io non so se avrei fatto meglio e di certo è difficilissimo gestire questo momento, ma mi dispiace che nei tavoli tecnici del governo non ci sino mai addetti al settore che spieghino il punto di vista di chi lavora, portando un contributo che potrebbe essere importante, anche solo per far comprendere meglio certe decisioni”.
Hai letto il “decreto ristori”? Indipendentemente da quello che spetterà a te, credi che manchi qualcosa?
“Credo che la somma di aiuti che verrà destinata sia il massimo possibile che possono elargire, e credo anche che sia l’inizio di una parte del recovery che arriverà nei prossimi mesi. Però noi non vogliamo soldi, vorremo poter lavorare. L’ho scritto pure a Babbo Natale”.
A Babbo Natale?
“Sì, io da sempre il 25 ottobre scrivo la letterina a Babbo Natale con i miei bambini, e quest’anno ho scritto che visto che mi sono comportato bene tutto l’anno, ora non voglio regali materiali, ma vorrei soltanto poter lavorare. Mi basterebbe che lo Stato sapesse quanto è difficile per noi e quanto stiamo soffrendo, vista anche la mancanza di turisti. Bisognerebbe capire che qui si sta mettendo in ginocchio una filiera grandissima, oltre che un comparto che è una potenza per l’immagine del Paese. Noi siamo davvero ambasciatori della nostra nazione, ce ne accorgiamo quando andiamo in giro: non portiamo solo la nostra ristorazione, portiamo un pensiero: quello della cucina italiana, della materia prima di qualità, dell’eccellenza di una filiera. Vorremmo essere l’orgoglio di questo paese: ecco, lo Stato dovrebbe capire questo ”.