Il ristorante si trova a circa un quarto d’ora di auto da Bologna, ai limiti della bassa in località Sacerno, una frazione di Calderara di Reno. In una vecchia casa colonica vicino alla chiesa si trova l’Antica Trattoria Di Sacerno che è sicuramente l’attrazione principale di questo borgo fatto di strade vicinali, case di campagna e campi spianati come biliardi.
Nonostante si trovi decisamente fuori dal centro cittadino, è uno degli indirizzi conosciuti e consigliati da tutti i bolognesi per mangiare il pesce e, diciamolo, mangiare del buon pesce a Bologna non è sempre facile. Sarà la vicinanza della costa romagnola in cui di solito si fa la capatina -anche d’inverno- per la scorpacciata domenicale, ma anche perché l’esuberante (nel senso letterale del termine) gastronomia tradizionale bolognese non lascia molto spazio alle specialità ittiche, anzi non le considera affatto.
La sala è unica, grande ma non troppo, con i tavoli apparecchiati con un classico tovagliato bianco che non sbaglia mai e a riceverci c’è Dario Picchiotti, proprietario e chef dell’Osteria, prodigo di consigli e spiegazioni durante tutta la cena. Il clima è volutamente informale e nel carattere sincero e diretto di Picchiotti si incarna anche la filosofia del locale: attenta scelta delle materie prime, piatti curati non certo banali, ma con un impianto solido e un’aria verace.
Il menu è ristretto con 4 o 5 scelte per portata, assolutamente in linea con lo stile e l’offerta del ristorante, ma state tranquilli: se volete un piatto espresso di spaghetti alle vongole in cucina sapranno come accontentarvi. Mentre la carta dei vini non è per nulla ristretta e, oltre a una serie di etichette nazionali, racchiude anche una copiosa lista di champagne a cui attingere.
Una menzione anche per il pane che viene realizzato artigianalmente dal loro laboratorio bolognese Merlino il mago della farina che, oltre alla loro cucina, rifornisce diversi ristoranti cittadini.
Una volta espletate le formalità di rito veniamo accolti da un benvenuto che si intitola “Viva la patata” in cui il tubero è declinato in tre modi diversi, di cui si apprezza particolarmente la soffice e gustosa patata duchessa in polvere di cozze e vongole.
Ma quale modo migliore di testare la cucina se non iniziando dai crudi di mare? Gran crudo di Sacerno (48 euro), selezione di crostacei (38 euro) e carpaccio (35 euro): la scelta è ripagata e i crudi sono all’altezza della fama del locale. Non mancano le tipologie classiche come la ricciola, il dentice e lo spada nel carpaccio e siamo felici di sentire che si rinuncia al gettonatissimo tonno oggetto di una pesca indiscriminata per andare su specie magari meno conosciute, ma altrettanto valide dal punto di vista culinario. Sul fronte dei crostacei si possono gustare scampi, gamberi rosa, gamberi viola, mazzancolle e il sempre meraviglioso gambero rosso, una vera gioia per il palato. Tutto il pesce arriva dalla Sicilia tranne lo scampo che ha provenienza scozzese.
Tra gli antipasti si segnala anche l’ottimo sgombro con porro bruciato, miso d’orzo colorato con cipolla rossa e zenzero (22 euro) che non ha nulla da invidiare ai piatti più blasonati e riesce ad esprimere tutto il carattere del pesce azzurro dal sapore intenso e prolungato. Tra parentesi, da qualche anno questo pesce povero per eccellenza è oggetto di una felice riscoperta nell’alta ristorazione con interessanti soluzioni che ne esaltano lo spiccato profumo, le carni grasse e la consistenza carnosa.
Tra i primi, la semplicità della linguina con canocchie, spinaci, peperoncino e limone (20 euro) a mio gusto personale vince a mani basse, ma si segnalano anche i tortelloni di ricotta con burro e oro di mare (22 euro), una variazione della classica pasta ripiena bolognese in cui il rosso del pomodoro è sostituito con un estratto di gamberi rossi e burro d’ostrica, oltre agli gnocchi di patate con canestrelli, broccoli affumicati e parmigiano (20 euro) che ho trovato eccessivamente delicati.
Come seconde portate, la più divertente e inaspettata in assoluto è il finto cotechino con polpo e carne di maiale macinati e la finta pelle ottenuta da uno strato esterno di pasta fillo accompagnato dalle (immancabili) lenticchie e la verza croccante (26 euro). Da assaggiare i fritti in entrambe le versioni: il classico misto con le verdure (25 euro), asciutto, croccante e profumato e i quello di tentacoli (28 euro) servito con diverse salse (chimichurri, teriyaki e maionese). Se volete stare più leggeri e godervi il gusto pieno dei crostacei non potete farvi mancare gli gli scampi con ceviche di verdure (36 euro).
Per finire in bellezza scopriamo che anche i dolci sono in grande spolvero, dal perfetto mascarpone con un impiattamento un po’ più coreografico del solito, alle variazioni di cacao al (consigliato) cremoso allo yogurt, sorbetto all’arancia amara e biscotto, fresco e profumatissimo (tutti 10 euro).
Il conto non è dei più leggeri e i crudi di pesce un po’ sopra soglia lo fanno alzare non poco, ma per chi si vuole godere comunque una cena senza pesare troppo sul bilancio famigliare può optare per un’accattivante formula degustazione da 4-5-6 o 7 portate a libera scelta del cliente (da servire a tutto il tavolo) rispettivamente a 58, 68, 75 e 80 euro a persona.
Nella cucina dell’Antica Osteria di Sacerno traspare la ricerca a tutti i livelli, a partire dalla qualità del pesce, agli accostamenti, fino alle tecniche di cottura, estrazioni ed essicazioni di profumi del mare. Il risultato sono piatti molto eleganti senza averne l’aria che si apprezzano in particolare per la linea di sperimentazione mai azzardata o fine a sé stessa.
Opinione
Una delle mete predilette dai bolognesi che cercano una cucina di pesce non scontata. Spazio alla creatività costruita su una solida base fatta di materie prime scelte e mani felici in cucina con accostamenti inediti senza essere azzardati
PRO
- Assoluta freschezza e ottima scelta delle specie ittiche lavorate
- Accostamenti inusuali sempre ben bilanciati
CONTRO
- il rapporto qualità prezzo è un po' sbilanciato