“Pasta spessa, ripieno slegato e poco cotto, bocconi piuttosto indigeribili”.
Ben ritrovato, Federico Effe Ferrero!
Come non riconoscere lo stile inconfondibile, la sicumera e l’eterna sfortuna che sembra perseguitare il nostro critico gastronomico preferito, destinato ad errare per locali e ristoranti in tutto il globo trovando cibi inmmangibili, servizio sgarbato e trattamenti innominabili?
In passato, il nostro aveva riferito delle sue infelici esperienze all’Enoteca Pinchiorri, gloria nazionale e ristorante tre stelle Michelin da qualcosa come 17 anni ininterrotti.
[Stroncare l’Enoteca Pinchiorri ti vale odio imperituro se sei Federico Ferrero]
Era poi stato preso a pesci in fascia da Uliassi —altro posto in cui il piacere gastronomico è di casa— e a suo dire, nientemeno che da Catia Uliassi, la padrona di casa.
[Oh no, Uliassi! La nuova bocciatura di Federico Ferrero]
Infine, per la disperazione, era emigrato in Spagna, dove al ristorante Diverxo, il tempio dell’eccesso a tutti i costi di David Munoz, lo avevano fatto entrare “dal sordido stanzino del lavapiatti”.
[Federico Ferrero al Diverxo, dove strappano le cosce ai piccioni vivi]
E ora ce lo ritroviamo di nuovo qui, sul patrio suolo, più precisamente a Milano, in Via Sarpi, dove si trova l’omonima ravioleria cinese, promossa a pieni voti dalle guide, osannata dal web e meta di clienti entusiasti, che riportano puntuali le loro impressioni positive anche su TripAdvisor.
Ma al nostro intrepido critico poco ne cale di guide e opinioni altrui, eccolo dirigersi verso la ravioleria per gustare i decantati ravioli, forte della sua esperienza sull’argomento (“gli jiaozi, i ravioli cinesi, sono il cibo che ho provato in più locali al mondo”, scrive Ferrero su La Stampa) e confortato dal fatto di “trovare esposta la farina del miglior mulino d’Italia e la carne di uno dei più prestigiosi macellai”.
Infatti, come vi abbiamo raccontato, i ravioli della ravioleria Sarpi vengono preparati dalle abili mani di signore cinesi, “le zie”, come le chiama il titolare, Agie, e solo con la carne della vicina macelleria Sirtori, una macelleria storica della città di Milano risalente al 1931.
[Facciamo i ravioli cinesi della Ravioleria Sarpi di Milano che incantano tutti]
Ma ancora prima di mettere in bocca un solo raviolo, per Federico Effe Ferrero, qualcosa non quadra: i ravioli, appena usciti dall’acqua “non dimostrano la consueta trasparenza”.
E dopo è ancor peggio. “Ma questo poco importerebbe —concede Ferrero—. È l’assaggio a essere deludente: pasta spessa, ripieno slegato e poco cotto, bocconi piuttosto indigeribili, come rileva meno dell’1% dei recensori”.
Una disfatta totale, in pratica.
Come se non bastasse, dopo aver distrutto in meno di dieci parole i ravioli per cui tutti vanno pazzi, il nostro ci allieta pure con la morale:
“Non bastano materie prime eccellenti e buona volontà per cucinare un piatto da re: servono tecnica, palato e costanza”. E via, la ravioleria è sistemata.
Ma ce n’è anche per i clienti: “La colpa perciò è Vostra, esperti gourmet, se nei chioschi di strada, come nei locali stellati, il cibo è meno saporito del previsto, perché senza i Vostri riscontri —che vanno comunicati e verificati col ristoratore al momento e non solo affidati al Web— le meravigliose signore cinesi continueranno a sorridere ma a sbagliare la cottura”, conclude Ferrero.
Insomma, ce n’è per tutti, ristoratori e clienti. Firmato dal medico e critico gastronomico che ha nel suo palmares il titolo di Masterchef 3 e quell’inestinguibile espressione da bimbetto spocchioso e saputello. Federico Effe Ferrero, insomma.
[Crediti: Dissapore, La Stampa]