L’annuncio di Satispay è arrivato un po’ come una secchiata di acqua fredda: dal 7 aprile 2025 la società di pagamenti elettronici ha annunciato nuove commissioni per i negozianti, anche per i pagamenti sotto i dieci euro. Non pochissimo, a dire il vero: l’1% per ogni pagamento, di qualsiasi genere di importo (prima si pagava una commissione fissa di venti centesimi sulle transazioni superiori a 10 euro, mentre sotto i 10 euro non c’erano commissioni).
Potrebbe sembrare una bazzecola, ma pensate a quante volte avete pagato un caffè con Satispay: ora, il commerciante su quell’euro e venti ci pagherà 1 centesimo di commissione. E sappiamo bene come prendono le commissioni bancarie – per quanto piccole – i commercianti.
Calmi tutti, niente panico, dice la società fondata nel 2013 che ha rivoluzionato i pagamenti digitali e gli scambi di denaro tra amici. E d’altronde è anche vero che l’era della gratuità pare essere finita: anche sistemi come Wetransfer, Netflix o Canva, che ci avevano abituati a servizi digitali free, mettono sempre più limitazioni e sempre più estensioni a pagamento. C’est la vie, bellezza, nulla è gratis a questo mondo. O se è gratis – dice una massima – il prodotto sei tu.
Certo, Satispay ci aveva abituato a pensare che il suo business stesse nella gestione del denaro settimanale – un po’ come accade per i sistemi bancari, che investono i nostri soldi e ci guadagnano su – o forse a non preoccuparci di dove stesse il trucco: quel che ci interessava era gestire i nostri soldi con lo smartphone, in maniera poco complicata. Ma la verità è che già nel 2016, all’alba di Satispay, i suoi fondatori dichiaravano che il guadagno stava nelle commissioni, ma anche nella gestione dei dati utente: “studiamo i modi di far fruttare una piattaforma come questa, con un altissimo grado di personalizzazione: possiamo dire a un esercente che con Satispay può programmare una campagna di sconti rivolta solo a donne tra i 24 e i 33 anni“, aveva dichiarato a La Stampa Alberto Dalmasso, uno dei soci fondatori dell’app. Dunque, un passo del genere, una volta raggiunto un pubblico molto ampio, si poteva anche immaginare. Ora però resta da chiedersi come reagiranno gli esercenti.
Satispay resterà nei negozi?
“Noi stiamo pensando di toglierlo“, mi dice il tabaccaio sotto casa, preoccupato per le commissioni sulle piccole transazioni. E c’è da credere che chi fa volumi di piccoli scontrini – un bar, per esempio – si stia ponendo la stessa domanda. Ma anche un ristorante, a dire il vero, che su uno scontrino di 100 euro si ritroverebbe a pagare un euro di commissioni, anziché i 20 centesimi attuali.
Lo conferma Assoutenti: “Si tratta di una decisione che penalizza sia i consumatori che i piccoli esercenti“, dichiara il presidente Gabriele Melluso. “Uno dei punti di forza di Satispay era proprio l’assenza di costi fissi per i pagamenti di piccola entità, un fattore che ha favorito la diffusione del servizio tra i cittadini e le attività di vicinato. Ora, con l’introduzione delle commissioni anche per i pagamenti sotto i 10 euro, si rischia di colpire proprio quei soggetti che più hanno bisogno di strumenti di pagamento digitali accessibili ed economici“.
“Quello annunciato non è un cambiamento che impatta sugli utenti, che continueranno a poter utilizzare il servizio in modo completamente gratuito, senza pagare alcuna commissione“, specifica Satispay al Sole 24 Ore.
Assoutenti si dichiara preoccupata per “le possibili ripercussioni per i consumatori legate alle commissioni a carico dei negozianti che, come noto, vengono scaricate sugli utenti finali attraverso un incremento dei prezzi al dettaglio“, ponendo anche la questione di quanto un’operazione di questo tipo possa contribuire a “disincentivare l’uso del cashless, andando in contrasto con le politiche di digitalizzazione e tracciabilità dei pagamenti sostenute dalle istituzioni“.
Non in ultimo, c’è la questione di chi in questi mesi ha acquistato i buoni pasto, la cui offerta è stata allargata solo a settembre dello scorso anno. Chi ha comprato buoni pasto per l’intero anno contava certamente su una rete molto ampia di commercianti che li avrebbero accettati: cosa succederà nel caso di una fuga di molti questi esercenti dal sistema di pagamenti elettronico?