C’è stato un momento – vai a sapere esattamente quando – in cui gli chef hanno avuto due strade da intraprendere: quella per diventare dei guru dei messaggi positivi oppure quella per diventare delle super star. O entrambe, nei casi più fortunati. In ogni caso, il punto è che all’improvviso gli chef si sono trovati a passare dalla luce dei led della cappa della cucina a quella dei riflettori. È stato allora, più o meno, che si sono moltiplicati i premi gastronomici.
Ai ristoranti, ai cuochi, ai sommelier, all’impegno sociale, al piatto più creativo e la finiamo qui perché la lista è davvero troppo lunga. E anche se, in confidenza, qualunque chef vi dirà che l’unico premio che sposta davvero le cose sono le stelle cucite sul petto, la verità è che alla fine durante l’anno ci sono un’infinità di premi da ritirare, di red carpet su cui sfilare, di riconoscimenti da festeggiare.
Gli sponsor gastronomici hanno trovato nei premi la strada migliore per farsi promozione, e ci sta. Perché in fondo a noi piace vedere gli chef sotto i riflettori. Il problema – o meglio, quello che più ci annoia – è vedere sempre gli stessi.
L’ultimo in ordine di tempo è Dabiz Muñoz, che ha vinto giusto ieri il The Best Chef Awards 2021, premio dato agli chef che dimostrano “creatività, intelligenza, passione, innovazione e sostenibilità, la capacità di elevare il cibo attraverso l’utilizzo della scienza o della tecnologia, e ancora l’essere in grado di ottenere un impatto sociale positivo attraverso la propria cucina”.
Tutte cose che sicuramente l’enfant prodige della cucina madrilena sa fare perfettamente, nessuno lo mette in dubbio. Ma altrettanto nessuno può negare che Muñoz abbia dalla sua anche il fatto di essere giovane, bello e arcinoto (1,2 milioni di follower su Instagram non sono esattamente noccioline). In una parola, è super pop. Va quindi da sé che ogni associazione, istituzione o qualsiasi sia il ruolo di un distributore di premi vorrebbe avere sul palco uno così.
Un nome celebre della cucina, riuscito ad andare oltre alla cerchia dei critici e degli appassionati di gastronomia, e arrivato pure nelle ispirazioni delle ricette della casalinga di Voghera o – ci mettiamo la mano sul fuoco – nei diari di qualche teeneger.
Ecco: di chef così, in tutto il mondo, ce n’è forse qualche decina. Molti meno, più probabilmente. Massimo Bottura, of course. Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, per rimanere in Italia. E poi Mauro Colagreco, René Redzepi, Heston Blumenthal (forse), Ana Ros (quando si parla di – meritatissime – quote rosa). Senza voler scomodare Gordon Ramsay, che dall’alto dei suoi quasi 13 milioni di follower è la Chiara Ferragni dell’alta cucina. E non a caso sono sempre loro ad essere chiamati sul palco, in una sorta di cortocircuito autopremiante in cui più sei popolare più vieni premiato.
Tanto per capirci: Dabiz Muñoz fa notizia, Rasmus Kofoed (per dire un nome noto su cui però la casalinga di Voghera risponderebbe con un sonoro “chiii?”) un po’ meno. Così va a finire che però noi ci annoiamo. Mai una novità, mai una scoperta, mai un colpo di scena inaspettato. Insomma, noi siamo qui, a guardare tutti i vostri premi: che ne dite di stupirci un po’?