La Lampara è una storica pizzeria nel centro di Torino: un tempo famosa per la pizza al metro, ha provato ad andare avanti, e noi siamo andati a provarla.
C’era una volta la pizza al metro: allungata, pensata apposta per la condivisione, per tavolate allegre e rumorose, ospitava e anzi quasi implorava una pluralità di condimenti, anche più ricchi e pacchiani della tradizionale sobrietà del duo marinara-margherita. Tutta una serie di caratteristiche che la rendevano lontana, quasi opposta alla classica tonda napoletana (un altro punto di differenza: per reggere topping più abbondanti, anche l’impasto dev’essere più spesso e rigido), anche se la patria della pizza a metro era la non lontanissima Sorrento. Curiosità a latere: quella della pizza al metro – e della sua variante per tavolate meno numerose, il mezzo metro – è stata una vera e propria invenzione, di uno specifico pizzaiolo, e non un piatto popolare le cui origini si perdono nelle nebbie della tradizione, un’invenzione tra l’altro neanche tanto lontana, nata a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta.
La Lampara, pizzeria ristorante dal 1984, evidentemente fin da allora cercava una strada alternativa, rispetto alla classica napoletana che proprio in quegli anni o poco prima andava diffondendosi nel Nord Italia. Oggi l’opzione al metro resiste ma è passata in secondo piano: in un cantuccio del menu viene proposto il “formato mattonella”, addirittura quadripartito nelle opzioni 25 cm, 50 cm, 75 cm e 1 metro. Anche il locale si è rinnovato – quando io sono arrivato a Torino a metà anni zero, e abitavo lì vicino, aveva un mood molto più rustico – e si presenta con un ambiente lustro e chic, forse in linea con l’allure più che mai aristocratica del luogo, il quadrante tra via Lagrange e via Mazzini, zona molto signorile di Torino. L’atmosfera è comunque amichevole e accogliente, così come il servizio, che si spinge anche allo scherzoso.
Il menu della Lampara
Abbondante selezione di pizze alla Lampara, affiancata da qualche antipasto freddo con l’accompagnamento di pasta di pizza fritta (chiacchiere), e da insalate esotiche (c’è poi, a parte, la pagina ristorante con antipasti-primi-secondi-contorni-insalate). Nell’abbondanza comunque ci si orienta grazie alla divisione tra focacce (9), pizze bianche (10), pizze rosse (31!), e speciali (4).
La marinara primo prezzo a 5 euro, la margherita a 6, quasi tutto il resto sotto i 10, con punte sui 14-15 per quelle particolari. Che non sono molte: il menu non trascura nessun classico (trash compreso) e stuzzica con qualche invenzione.
La carta del bere, sia vini che birre, è apprezzabile per qualità: nulla di stratosferico, ma un’offerta molto superiore alla media delle pizzerie.
Le pizze della Lampara
Le chiacchiere – pezzi di pasta cresciuta fritti – sono come spesso accade ritagliate dalle palline delle pizze: si vede proprio il taglio sul bordo, e questo nonostante risponda a un’esigenza pratica (quale pizzeria si mette a fare delle forme apposite per le pizzette fritte?) spesso si traduce in un difetto di lievitazione e cottura. In questo caso no: l’interno è ben cotto pur non essendo ariosissimo, l’esterno è croccante e asciutto anche grazie alla semola. Salumi e latticini di accompagnamento fanno il loro dovere, la porzione è abbondante anche a dividerla in due.
Le pizze sono cotte in un forno a gas con fiamma nella stessa camera: quanto di più vicino a un forno a legna nelle intenzioni. Ma la temperatura è evidentemente un po’ più bassa e la cottura più prolungata, siamo più dalle parti della pizza cosiddetta “all’italiana” che da quelle della napoletana: cottura più uniforme, senza sbalzi, senza pezzi crudi dentro o parti bruciate fuori. D’altro canto, il risultato è un impasto abbastanza biscottato e asciutto, e anche qui la semola utilizzata per la stesura non fa che acuire la secchezza.
I condimenti sono abbondanti e molto ben posizionati, non gettati alla rinfusa: le pizze sono carine a vedersi, proprio come il locale. La Reginetta è golosa nella sua semplicità: la mozzarella e i pomodorini aggiunti a crudo, insieme alle olive, danno un bell’equilibro tra freschezza e acidità, sapido e umami. Meno riuscita è la Zuccosa, dove pancetta salsiccia e scamorza spingono nella stessa direzione, ma soprattutto dove la crema di zucca si asciuga troppo in forno lasciando la base secca.
Opinione
Si arrivano facilmente a sfiorare i 30 euro a persona, ma mangiando in abbondanza (e faticando un po’ a digerire). Quella della Lampara è una pizza popolare nella sostanza, calata in un ambiente fighetto e tirato a lucido. Classica nel contenuto e contemporanea nella forma (e nel prezzo).
PRO
- Pizze belle da vedere
CONTRO
- Pizze belle da vedere