Lunedì sera. Piove, è un noiosissimo lunedì sera torinese, grigio come nei peggiori preconcetti su questa città. Nessuno esce (il lunedì, a Torino, è il giorno di chiusura della maggior parte dei ristoranti), tranne quella parte della città che ha una prenotazione da Condividere. Perché entrando nel ristorante di Lavazza è chiaro che la musica è tutt’altra: musica, luce, tavoli pieni. Anzi, pienissimi. Tutta la Torino che non è sul divano a guardare Netflix pare sia qui, e d’altronde Condividere ha una lista d’attesa che fa invidia a tutti gli stellati della città (e non solo).
Trovare un tavolo qui, nella sala che si affaccia sulla cucina di Federico Zanasi, è una sorta d’impresa diventata mitologia in città. “Che hai un tavolo da Condividere? E come hai fatto? A quanto me lo vendi?”. Tutti gli altri, intorno, rosicano un po’ (e come potrebbe essere altrimenti?). E tutti gli altri si chiedono come si diventi, in termini di successo, Condividere. Le risposte probabilmente sono tante, prima tra tutte il fatto che il ristorante ha dietro una proprietà solida, che consente allo chef e alla sua nutrita brigata di lavorare con serenità, senza guardare ossessivamente i conti come invece deve fare un piccolo chef di un ristorante a conduzione familiare. Insomma, è un fine dining che non deve misurarsi con l’insostenibilità del fine dining stesso.
Eppure non c’è soltanto questo, anche perché immaginiamo che un’azienda come Lavazza i conti in tasca a Condividere, a fine anno, li faccia eccome.
La cucina divertente
Tra le ragioni del successo di questo posto c’è sicuramente l’idea di cucina del team Adrià, la stessa che a Barcellona rendeva imprenotabile il Tickets Bar (e d’altronde, l’impronta è proprio quella). Una cucina divertente, pensata per la condivisione, ma soprattutto per intrattenere il cliente, con il gioco prima ancora che con i sapori. Chiunque debba descrivere la cucina di Federico Zanasi e del suo team dirà che è “divertente”, tanto che a un certo punto l’aggettivo ha iniziato a essere ridondante nei commenti su Condividere.
Ne abbiamo cercati degli altri, perché di certo ce ne sono, ma la verità è che, gira e rigira, si torna sempre lì. Al fatto che da Condividere il protagonista è il cliente, e non lo chef: e per lui (e non per l’ego di chi cucina) che è pensato ogni piatto. Per farlo sorridere, per immaginarselo mentre ha una sorpresa in bocca o mentre scopre materie prime che non conosceva, o ancora mentre sperimenta nuovi modi di servirsi il cibo e di dividerlo con le persone sedute al tavolo con lui (e questo avviene indipendentemente dal fatto che accanto ci sia il proprio fidanzato o un collega di lavoro, ed è questa la sfida che rende ancora tutto – perdonerete la ridondanza – divertente).
La semplicità del gusto
Cosa si mangia da Condividere? Di tutto, verrebbe da dire, sapendo che l’unico ostacolo che Zanasi aveva davanti era quello di annoiare dopo un po’ la clientela, ma lo ha brillantemente superato riuscendo ogni volta a introdurre nuovi piatti. Piatti elaborati, creativi, che richiedono settimane o mesi di studio. Ma che una volta serviti risultano semplici, semplicissimi. E per questo piacevoli. Cosa si mangia da Condividere? I goffri di farinata, per dire. L’oliva sferica, il tramezzino, la tigella più goduriosa del mondo. Cose che piacciono, insomma. Cose comprensibili, trasversali, di cui può godere chi solitamente mangia in trattoria ma si vuole concedere una serata speciale così come chi mangia nei ristoranti di fine dining con assiduità. Va da sé che avere un pubblico universale aiuti – eccome – ad avere la sala sempre piena.
L’atmosfera di festa
Rimane il fatto che per la maggior parte delle persone Condividere è un ristorante d’occasione. Un posto dove si va per un momento speciale, per un compleanno, per una cena romantica. Per una festa, insomma. E in questo spazio lo hanno capito, trasformando il tutto in una festa, ma senza esagerare. L’ambiente è il primo specchio di questa idea: colore, street art, ironia nell’arredamento, mescolanza di stili: Condividere è uno spazio pensato come un teatro (l’allestimento, non a caso, è firmato dal Premio Oscar Dante Ferretti), sempre vivo e brulicante di pubblico, così come di attori.
Condividere ha la sua eleganza, così lontana da quella Torinese, ma non la sbatte sfacciatamente in faccia ai clienti. Qui non si parla sotto voce, non si viene necessariamente in abito lungo, non ci si sente in imbarazzo se non si sa scegliere il vino. E soprattutto, si viene accolti in una grande piccola festa, in cui il festeggiato è sempre chi si siede a tavola. Condividere è accogliente, lo è davvero, ed è questo probabilmente il suo più grande segreto.
Il conto super pop
Non è vero, in realtà. Il più grande segreto di Condividere arriva alla fine della cena, ed è quello che rende l’esperienza realmente divertente. Perché non si può che sorridere quando si esce da una cena spendendo meno del previsto. Anche qui, abbiamo l’impressione che la lezione sia ancora Tickets dei fratelli Adrià, un ristorante straordinario che sapeva essere pop anche nel conto. Così, alla corte di Zanasi, pur essendo in uno dei luoghi gastronomici più cool della città, si spende mediamente meno che in qualsiasi altro stellato torinese. I tre menu degustazione (che comprendono il sempre godibilissimo “Festival dei dessert”, anche qui di Ticketsiana memoria) vengono proposti a 95, 110 e 130 euro. Il che significa che, se non si esagera con i vini, per una cena per due persone se ne esce senza dover aprire un mutuo. Ed è soprattutto questo, in tempi di crisi, che piace a tutti quanti, e che allunga ulteriormente la lista di attesa di un luogo che pare aver trovato la formula perfetta per il successo.