Norbert Niederkofler porta Care’s in Arabia Saudita: anche per lui è lì il neo Rinascimento?

Norbert Niederkofler porta Care's in Arabia Saudita: non trova il neo Rinascimento, ma un progetto da 500 miliardi di dollari.

Norbert Niederkofler porta Care’s in Arabia Saudita: anche per lui è lì il neo Rinascimento?

Noi un po’ Norbert Niederkofler lo capiamo: innamorarsi dell’Arabia Saudita (tanto da portarci il suo amatissimo Care’s), in fondo, non è poi così difficile. Lo scintillio di un futuro fantasmagorico e dorato (parliamo di oro vero, mica di patacche di bigiotteria) è capace di annebbiare la vista di chiunque, distogliendo l’attenzione da temi come il petrolio, i diritti civili, le libertà individuali, lo sviluppo dissennato di un Paese che vuole avere isole artificiali e piste da sci nel deserto, visto che può ampiamente permettersi di pagarle.

Capita a tutti: a noi che voliamo a Dubai per le vacanze ammirati dai grattacieli che sfiorano le nuvole, alla Fifa abbagliata da stadi che si fanno e si disfano in pochi secondi, a Matteo Renzi, a cui da quelle parti è parso di vedere il nuovo Leonardo da Vinci. E pure a Norbert Niederkofler. Che pare convintissimo di poter esportare la cucina etica in Arabia Saudita, con la sua (mirabilissima, fino a ora) associazione Care’s.

A convincere lo chef di montagna (fresco di chiusura del St Hubertus)  che da quelle parti c’era spazio per un neo Rinascimento gastronomico, è stato Neom, un progetto futuristico, discusso e discutibilissimo e, non in ultimo, gigantesco, visto che prevede un investimento pari a 500 miliardi di dollari. Cifre plausibili solo se sei il principe ereditario Mohammed bin Salman, governatore de facto dell’Arabia Saudita, e hai in mente di ribaltare il futuro del tuo Paese, “liberandolo” dalla dipendenza economica legata all’esportazione del petrolio e trasformandolo in una megalopoli ultramoderna, intelligente e visionaria, comprendente una città verticale a specchio che correrà lungo il deserto (The Line) e uno ski resort che ospiterà i campionati asiatici invernali 2029 (sì, uno ski restort in mezzo all’Arabia Saudita).

Neom: con chi stringe partnership Niederkofler?

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Prima di spiegare cos’è Neom, forse due parole sul principe ereditario Mohammed bin Salman che è dietro a questo progetto merita spenderle. Più che altro perché quello che promette di essere il progetto del futuro, tanto da convincere Niederkofler a stringere una partnership in nome dell’etica e della sostenibilità, è il frutto dell’idea di un soggetto controverso almeno quanto il suo piano di sviluppo. Uno che, secondo i servizi segreti americani, ha ordinato l’uccisione del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi nel 2018. E che, proprio per distogliere l’attenzione da episodi come questi e dalla questione diritti umani in Arabia Saudita in generale, avrebbe messo in piedi questo fantasmagorico progetto di architettura futuristica e sostenibile. Almeno, così la pensano i detrattori di Neom, che vedono tutto questo come una sorta di costosissimo e ingombrantissimo piano di greenwashing.

Un piano che fa parte del Saudi Vision 2030 per diversificare l’economia del paese al fine di ridurre la sua dipendenza dal petrolio e che prevede, in un’area di circa 26.500 chilometri quadrati (un po’ più grande della Sicilia, tanto per capirci) nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, la costruzione di almeno una decina di visionari progetti architettonici realizzati da archistar mondiali. Il più noto è The Line, una città lineare di 170 chilometri che ospiterà nove milioni di persone in due grattacieli lineari paralleli, alti 500 metri e interamente ricoperti di specchi. Una sorta di invisibile barriera che dividerà in due la regione, o almeno così noi ce la immaginiamo. Poi c’è Oxagon, “la struttura galleggiante più grande del mondo”, una nuova città portuale a forma di ottagono che sarà costruita sul Mar Rosso e Trojena, la stazione sciistica sulle Sarwat Mountains e ancora Sindalah, un resort insulare di 840.000 metri quadrati nel Mar Rosso.

Ah, in alcune delle aree toccate dal progetto vivono tribù autoctone, che verranno probabilmente sfrattate in nome del progresso del Paese e di questa mega metropoli firmata Neom. Ma guai a protestare: ha provato a farlo Abdul Rahim Al Huwaiti, che si è opposto allo sgombero del suo villaggio che intralciava il super progetto del principe, ed è stato ucciso dalle forze speciali saudite.

Ma la città del futuro sarà alimentata totalmente a energia rinnovabile (nonostante i giganteschi costi ecologici per costruirla), e questo è l’importante, come se l’unica questione da porsi di fronte a questi ecomostri di design fosse la provenienza energetica.

Care’s e Neom: la partnership

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Questioni che non tutti si pongono, evidentemente, visto che è proprio a braccetto con Neom che Care’s ha fatto il suo esordio in Arabia Saudita. Ed è lo stesso Niederkofler a parlare di parnership tra il futuristico piano saudita e Care’s, il suo “progetto ideato da uno chef per gli chef” con l’obiettivo di “prendersi cura dell’ambiente, delle comunità locali e del ritmo della natura, promuovendo un approccio etico e sostenibile alla cucina”. Uno scopo nobilissimo, la cui collocazione in Arabia Saudita francamente ci sfugge.

Prova a spiegarla Niederkofler, nel comunicato congiunto firmato Care’s e Neom: “grazie a questa partnership, Care’s ha l’opportunità non solo di creare le basi per un approccio più etico e sostenibile alla gastronomia nel Regno, ma anche di spronare i talenti sauditi a promuovere l’innovazione nel settore alimentare. Grazie alla rete internazionale di chef ambasciatori multidisciplinari di Care ‘s e agli specialisti di Neom nel settore alimentare, alle sue capacità tecnologiche e all’impegno pubblico per l’innovazione, siamo certi di poter creare un cambiamento efficace e benefico sia per il Regno che per il resto del mondo”.

Nel comunicato congiunto si legge di come “Neom, l’hub di innovazione nel nord-ovest dell’Arabia Saudita”, abbia annunciato “una partnership con Care’s, un progetto globale fondato dallo chef italiano Norbert Niederkofler e Paolo Ferretti, per sviluppare l’esclusiva identità culinaria di Neom, in cui l’approvvigionamento alimentare è trattato responsabilmente dal pianeta al piatto”. “Insieme ispireremo una nuova generazione di chef sauditi a diventare agenti di cambiamento, creando nuovi piatti entusiasmanti e deliziosi utilizzando ingredienti freschi delle loro regioni”, continua il comunicato stampa, spiegando come verrà portato avanti “l’impegno di coltivare il talento saudita”, attraverso la creazione di un manifesto per i professionisti dell’industria alimentare, che delinei i principi per una gastronomia sostenibile e la sicurezza alimentare e creando nuove “opportunità di formazione e scuole per gli chef”, oltre che a “una serie di premi per riconoscere i principali esempi di innovazione nei sistemi alimentari” del paese.

D’altronde, quello dell’approvvigionamento di cibo in un Paese che oggi lo importa circa all’80% è un tema, se si vogliono costruire strutture gigantesche con la pretesa della sostenibilità. E quindi c’è da credere che la città del futuro in mezzo al deserto sarà alimentata da grandi serre, perfettamente ecologiche, anche se un tantino fuori contesto. Ma d’altronde, se il futuro non si può fermare, tanto vale provare a renderlo un po’ meno impattante.

Il comunicato non specifica i dettagli degli accordi – Care’s viene pagata da Neom per questa consulenza sulla cucina etica? E se sì, quanto? – ed è d’altronde lecito e comprensibile che questi dettagli non vengano svelati. Tuttavia, immaginiamo che almeno a qualcuno degli oltre centocinquanta grandi chef che negli anni hanno aderito a Care’s in nome di una cucina più etica non dispiacerebbe conoscerli.