Non a tutti il fato concede di portare a termine imprese straordinarie, soprattutto in un lasso di tempo limitato.
Come ad esempio incassare oltre 4 milioni di dollari in 7 settimane servendo –anche– pasta di cavallette nel cuore della giungla messicana.
Ma se si tratta di Renè Redzepi, chef e gran capo del Noma di Copenhagen –al momento chiuso e in attesa di nuova apertura nella zona di Christiania, sempre nella capitale danese– , quattro volte miglior ristorante al mondo secondo la World’s 50 Best Restaurants, tutto diventa possibile.
Questo infatti il bilancio di Noma Mexico, il ristorante pop-up di Tulum, sulla costa messicana, aperto lo scorso aprile e chiuso, come programmato, dopo sette settimane.
Redzepi e il suo team hanno servito circa 7000 pasti al prezzo medio di 600 dollari l’uno, importo che saliva a 750 dollari con tasse e servizio.
Ma come è stata possibile queata impresa, oltretutto in una zona dove il salario medio si aggira sui 15 dollari pro capite?
Il fascino di un nome: Renè Redzepi
Il fascino del nome di Redzepi è sicuramente un elemento non secondario nella fantasia di facoltosi gourmet, persone dotate di mezzi e buon gusto in grado di saltare sul primo aereo per testare il nuovo locale, sopportando anche i costi di soggiorno.
E non sono pochi, cosa che ha sorpreso non solo noi, ma anche il noto critico del New York Times Pete Wells.
Ma il canto delle sirene di Redzepi non spiega da solo il successo del ristorante. Vediamo le altre ragioni.
Il timing è tutto
Il locale è stato aperto sette settimane. Solamente a cena, dal mercoledì alla domenica.
Utilizzando presumibilmente i giorni di chiusura per la ricerca di ingredienti locali freschi e la messa a punto di piatti curati in ogni dettaglio. Che sono stati poi offerti conseguentemente a prezzi elevati.
L’effetto sorpresa
Anche il calcolato effetto-sorpresa con relativa suspense ha giocato a favore di Redzepi: nel nuovo ristorante non si sceglieva infatti alla carta o secondo le proprie preferenze.
Ci si metteva nelle mani dello chef, lasciandosi coccolare dal suo estro senza dover pensare a nulla, nemmeno a scegliere le portate dal menù. Dettaglio non trascurabile nelle nostre affannate vite.
I piatti
Costruiti con ingredienti e tecniche di cucina della tradizione locale, sono stati una novità per buona parte dei clienti volati in Messico.
Non si macinano migliaia di chilometri per pasti cucinati con ingredienti noti e facilmente reperibili nei piatti del ristorante dietro casa.
Lo staff locale
Per il reperimento delle materie prime, Redzepi si è servito di una comunità Maya del luogo, che gli ha assicurato ingredienti di prima scelta –manghi, meloni, frutti tropicali, polpi e “le migliori vongole mai assaggiate– a prezzi di approvvigionamento competitivi.
Perché per creare un’impresa di successo non bastano panorami mozzafiato o mari incantevoli, ma strategie precise, professionalità, passione e scelte azzeccate.
Tutte doti che, piaccia o no, Redzepi ha dimostrato ancora una volta di possedere.
[Crediti | Link: Business Insider, Dissapore]