È andata come ampiamente previsto: il Noma è il miglior ristorante del mondo. Se avete l’impressione di aver fatto un salto nel passato, sappiate che non è così. Siamo nel 2021, e il Noma di René Redzepi ha appena vinto la World’s 50 Best Restaurants e ha da poco aggiunto una terza stella sulla sua casacca, che – e questa è forse la vera notizia – fino a ora non aveva.
Insomma, la cucina nordica continua il suo dominio incontrastato sul mondo, tanto più che fatto fuori il Mirazur in Francia (per la regola che vuole che i primi escano dalla classifica) e Gaggan a Bangkok (per chiusura) quest’anno il secondo posto in classifica spetta al Geranium di Copenaghen, che sale di tre posizioni sorpassando Asador Etxebarri, terzo classificato.
Dunque, un podio per due terzi scandinavo, un risultato che eguaglia il periodo (2011-2012) in cui la Spagna dominava la 50 Best, con El Celler de Can Roca al secondo posto e il Mugaritz al terzo. Al primo, indovinate un po’, anche allora c’era il Noma di René Redzepi.
Non resta che constatare che tutto cambia perché nulla cambi: il Noma, che aveva vinto nel 2010, nel 2011, nel 2012 e nel 2014, avrebbe dovuto ora essere fuori gara, così come lo è – per dire – l’Osteria Francescana di Massimo Bottura. I vincitori, dal 2019, finiscono in una hall of fame fuori classifica. Ma se oggi il capostipite della nuova cucina nordica è di nuovo sul tetto del mondo, è per un banale cambio di location: il Noma di oggi non è lo stesso Noma che ha vinto sette anni fa, e fine della storia.
Il motivo – condivisibile e da noi appassionati spettatori ampiamente condiviso – della regola introdotta dalla World’s 50 Best solo pochi anni fa era dare un po’ di brio alla premiazione, scovare talenti nuovi, cambiare un pochino quel podio che altrimenti rischiava di essere per anni monopolizzato dai grandissimi. O comunque di diventare un po’ monotono per chi guarda (un problema che i premi spesso hanno).
Una regola discussa, anche: c’era chi si chiedeva perché non riconoscere che uno è semplicemente il più grande, inarrivabile per tutti gli altri. Ma tanto, Redzepi ha trovato il modo di dimostrarlo lo stesso, aprendo il Noma da un’altra parte e tornando sulla vetta del mondo, a quasi dieci anni di distanza. Per di più, nell’anno in cui anche la Guida Michelin – con un ritardo che ha stupito tutti, ma che sicuramente avrà delle motivazioni valide – si è accorta che il suo è certamente tra i migliori ristoranti al mondo, e che quindi meritava tre stelle.
Insomma, questo è l’anno di René Redzepi e del suo Noma, ancora una volta. E nel caso qualcuno stesse mettendo in dubbio il dominio della cucina nordica, sappiate che evidentemente ne sentiremo parlare ancora per un bel po’.