La vita di Joe Bastianich, soprattuto quella della sua famiglia, sono un perfetto racconto hollywoodiano sul sogno americano: il trasferimento alla cieca a New York, lo spaesamento, l’inserimento e il successo con i ristoranti.
Oggi per dirla con Celebrity Net Worth, il sito che stima i guadagni dei vip, il protagonista di Masterchef è “una star della tivù, autore di bestseller e ristoratore con un patrimonio da 15 milioni di dollari“.
Possiede quattro aziende vinicole tra Argentina e Italia, un prosciuttificio a San Daniele, e 25 ristoranti in società con Mario Batali, celebrity chef di evidenti origine italiane, altra perfetta incarnazione del self made man americano.
I due, che sono anche soci di Oscar Farinetti in tutti i megastore Eataly del nord e sud America, stanno per inaugurare un nuovo ristorante italian a New York —La Sirena— dieci anni dopo il loro ristorante più noto, Del Posto.
Qualcosa in più rispetto a Orsone, il locale italiano di Cividale del Friuli, meno casual di Babbo, una piccola istituzione newyorkese o del più recente Lupa ma, stando al sito americano Eater, niente di troppo esclusivo.
Regole auree imposte da Bastianich e Batali: cucina deliziosa ma altamente tecnica; accoglienza e calore, un imponente bar al centro del progetto.
Prima de La Sirena, il posto sulla 9th Avenue apparteneva al ristorante La Bottega; le due sale da pranzo erano separate da un patio con vista sulla strada, cosa che rendeva difficile servire il cibo alla giusta temperatura; per utilizzare tutto il grande spazio da almeno 300 coperti a sedere è stato necessario chiudere un lato del patio.
La scenografica soluzione è un gigantesco bar centrale, il Caesarstone Bar. Gli avventori entreranno qui, in una sala ampia con soffitti alti e piastrellature artigianali portoghesi, i classici azulejos: un posto perfetto per rilassarsi e passare il tempo.
Lunga la lista dei cocktail con almeno 24 drink ispirati alla tradizione italiana.
Meno mondano rispetto al bar l’aspetto delle sale da pranzo, caratterizzate sia nelle superfici che nei mobili da colori bianchi e grigi ispirati agli anni ’60, la stessa decade in cui è stato progettato l’edificio che ospita la moderna trattoria.
Ogni sala avrà circa cento coperti che nei mesi più caldi saliranno a 150 aprendo le pareti scorrevoli in vetro che danno accesso al patio. Due ulteriori spazi al piano superiore con il tetto a scomparsa permetteranno ai commensali di cenare sotto le stelle.
La Sirena potrebbe esercitare un grande richiamo per la popolazione benestante della zona grazie al menu di chiara impronta italiana: antipasti (provolone croccante con insalata di limone), pasta (garganelli con ragù di cappone), secondi di carne e pesce (brasato d’anatra o gamberoni alla griglia e pastella di polpo piccante) e dolci (babà al Campari).
Colazioni e brunch arriveranno a breve.
[Crediti | Link Grub Street, Eater, immagini: Grub Street, New York Times]