“Le cose continuano ad andare bene, e noi siamo i primi ad essere stupiti”.
Lo diceva nel 2011 al cronista di Dissapore Sirio Maccioni, con malcelato autocompiacimento, parlando del successo di Le Cirque, il suo ristorante newyorkese ispirato alla grande cucina francese aperto nel lontano 1974, e da allora meta di vip da tutto il mondo: un business colossale da 1.200 dipendenti e 50 milioni di fatturato.
Sirio Maccioni: Le Cirque, Berlusconi, Eataly e Ferran Adrià.
In oltre quarant’anni di attività, ai tavoli di Le Cirque sono passati capi di Stato come il presidente Donald Trump, cliente assiduo, e ogni tipo di celebrità, anche per merito dell’atmosfera conviviale che Maccioni, oggi 85enne, ha portato con sé dalla Versilia dove torna non appena gli impegni di lavoro glielo permettono.
Eppure il prossimo 5 gennaio, lo storico ristorante situato al 151 East della 58ma Strada, chiuderà a causa degli insostenibili problemi gestionali che ne hanno decretato il fallimento, come riferisce Bloomberg.
A tradirlo, è stato l’affitto dei locali, nota dolente per molti ristoratori newyorkesi:
Considera i costi: spese da mettere in conto prima di aprire un ristorante.
“L’affitto era insostenibile –racconta Mauro Maccioni, figlio di Sirio e comproprietario del locale–, quindi piuttosto che danneggiare il nome di Le Cirque abbiamo deciso di lasciare i locali newyorkesi. Il ristorante Le Cirque di New York chiude, ma il marchio Le Cirque continuerà ad andare avanti”, precisa Maccioni.
Restano infatti operative le altri 10 sedi di Le Cirque in tutto il mondo, tra cui quella di Las Vegas, all’Hotel Bellagio, e di Mumbai.
Ma la drammatica situazione dei conti del locale newyorkese risulta evidente dai rendiconti depositati presso il Tribunale fallimentare.
Nello scorso mese di agosto l’affitto arretrato era di 135.000 dollari, per un costo che si aggira sui 50.000 euro mensili, sempre ad agosto il locale ha incassato 466.000 dollari per cibo e bevande, mentre ne ha spesi 506.000, di cui 151.000 per affitti e spese varie, 57.000 per manodopera di cucina, 73.700 per il cibo e altri costi, facendo rilevare una perdita netta di 40.000 dollari.
Il ristorante ha anche speso 20.000 euro per frutti di mare, 17.576 dollari per la carne, 10.881 dollari di prodotti alimentari vari e 5.513 per il pane. Solo 738 dollari sono stati spesi per il caviale e 39 in musica e intrattenimenti vari.
Ma non tutti i conti erano in rosso: il ristorante risulta aver speso 4.800 dollari per birra e liquori, incassandone 18.000. Inoltre, ha anche venduto all’asta una selezione di vini di 380 bottiglie, tra cui nove bottiglie di un Château Le Pin del 1989 che avrebbero fruttato 24.000 dollari e e cinque bottiglie di un Château Le Pin del 1995 che ne avrebbero fruttati altri 22.000.
In definitiva, l’asta ha realizzato 160.000 dollari, dicono le registrazioni contabili.
Tuttavia, i ricavi per i banchetti erano estremamente risicati per Le Cirque, se non altro in agosto, e ammontavano solo a 12.000 dollari per il cibo, 2.200 per il vino e 60 dollari per birre e liquori.
Ma Mauro Maccioni è fiducioso: sa che non è finita: “Abbiamo generato un grande valore al One Beacon Court (sede del ristorante dal 2006, n.d.r.) per 11 anni, stiamo cercando una nuova sede –continua Maccioni–, simile all’originale sia come posizione che nelle dimensioni, e sappiamo che porteremo del benessere lì dove andremo, anche per tutti i nostri futuri vicini”.
Nel frattempo, Sirio Maccioni annuncia una grandiosa cena d’addio, per la notte di Capodanno, con chef celebri, personalità e famosi cantanti lirici.
Assicurando ai propri affezionati clienti che “abbiamo intenzione di aprire un nuovo Le Cirque a New York, il prima possibile”.
L’avventura continua.
[Crediti: Dissapore, Bloomberg]