Mettersi al servizio di McDonald’s è un gesto così gratuitamente autopunitivo che non mi stupirei se Joe Bastianich cambiasse il nome di Orsone, il suo ristorante italiano di Cividale del Friuli (UD), in “Presto Chiuso” [cit.]
Per chi non l’avesse capito parlo dell’arrivo dal 4 gennaio nei McDonald’s italiani di “My Selection”, la linea di burger “premium” scelti dal giudice di MasterChef.
[Com’è il nuovo Orsone di Joe Bastianich]
Le ricette sono tre: My Selection BBQ e My Selection EGG, con hamburger di carne bovina, e My Selection CHICKEN, a base petto di pollo. La grancassa McDonald’s precisa che i clienti “potranno contare sull’origine della carne, in entrambi i casi proveniente da allevamenti italiani, abbinata a ingredienti di alta qualità”.
Ora, se da una parte andrebbero fatti i conti in tasca agli chef (in questo caso ristoratori) e alle loro carriere da testimonial, per capire se servono soltanto a tappare i buchi neri dei ristoranti troppo costosi, mi pare più interessante la faccenda della perdita di credibilità , anzi, chiamiamo le cose con il loro nome, dello sputtanamento come professionisti.
Oggi, anche chi non ha mai mangiato da Cracco si fa bello dicendo che “dopo la pubblicità delle patatine, non è più lui”: pratica da bar dello sport, verissimo, ma quella vecchia storia gira ancora di bocca in bocca per sottolineare l’inganno dello chef stellato che “certe cose non dovrebbe farle”.
[Cracco, patatine e la pubblicità]
E oltre tutto, dopo aver perso il conto dei marchi che i cuochi ci hanno inflitto nel ruolo di testimonial, dobbiamo subire la retorica sdolcinata del Bastianich “entusiasta” di collaborare con McDonald’s come se la multinazionale del più becero fast food fosse Bottura.
“Questa collaborazione ha per me un significato particolare. Quando ero bambino vedevo l’insegna di McDonald’s dalla finestra di casa, nel Queens, è lì che ho assaggiato il mio primo hamburger, accompagnato da mia nonna Erminia perché mi ero comportato bene“.
[Campobasso è davvero un posto sfigato come dice Joe Bastianich?]
Sento salire l’indignazione, meglio non dilungarsi oltre. Piuttosto vi lascio con una domanda aperta: a chi dobbiamo credere?
1) Al ristoratore stellato che ci insegna a mangiare bene e fa della qualità degli ingredienti il suo stendardo?
2) Allo stesso ristoratore che si mette al servizio di McDonald’s per fare da testimonial a prodotti scadenti con improbabile entusiasmo?
Seriamente Joe, sono millenni che non abiti più nel Queens e il “Captain’s menu” nel tuo ristorante di New York costa 179 dollari. Tu entusiasta per la collaborazione con McDonald’s? Avanguardia pura.
[Crediti | TgCom]