Non è la prima volta che vi parliamo di Hot pot, il cosiddetto “stufato cinese”, tanto popolare da quelle parti che le giovani coppie, prima di partire per un viaggio di nozze all’estero, fanno tappa a Chengdu, capitale dello Sichuan e regno del piatto, per provarne il vero sapore.
Dicesi Hot pot un pentolone pieno di brodo molto speziato, che per bollire riceve calore da un fornello, viene sistemato al centro del tavolo e ogni commensale cuoce l’ingrediente che preferisce. Niente di speciale: carne, funghi, verdure, uova.
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Fondato nel 1994 da Zang Yong, 47 anni, che si è dedicato alla ristorazione dopo aver lavorato in una fabbrica di trattori, il marchio cinese Haidilao –specializzato in hot pot– è ora proprietario di 363 ristoranti, di cui 31 all’estero. La quotazione odierna alla borsa di Hong Kong valuta il gruppo ben 12 miliardi di dollari.
Il successo di Haidilao è tale che per avere un tavolo si fa la fila per un paio d’ore. Dite la verità, sareste disposti ad aspettare tanto anche se l’Hot pot di Haidilao fosse il migliore su piazza?
I cinesi sì, perché per ingannare l’attesa la catena di ristoranti offre manicure gratis, massaggi, lucidatura delle scarpe, sala giochi per bambini e chef danzanti.
New York Times e Bbc hanno parlato di “food-enterteinment”: clienti abituali che ammettono di andare da Haidilao per farsi fare le unghie gratis una volta la settimana.
Sul Corriere della Sera, Guido Santevecchi mette in guardia da un inconveniente sperimentato di persona:
“Dopo una cena Hot pot con il pentolone in mezzo al tavolo, tra schizzi e odore di cucina, quando si torna a casa è meglio mettersi ancora vestiti sotto la doccia, e poi magari nella lavatrice”.
[Crediti | Bbc, New York Times]