Sul limitare del 2015, quando ormai si pensa al panettone e si tirano le somme delle disavventure mangerecce dell’annata, abbiamo chiesto ai giornalisti che per 365 giorni si sono dati all’ingrasso lavorativo, di darci un nome.
Anzi tre nomi: (1) quello del ristorante dove hanno, a loro personale e insindacabile giudizio, consumato il pasto migliore, (2) quello che spicca per rapporto qualità/prezzo e, naturalmente, aggiungere la quota “pepe” facendoci dire anche (3) la delusione del 2015.
Le risposte sono arrivate e, per ribadire che ogni palato è un piccolo mondo e che tutto è relativo (e menomale, se no sai che noia!), è capitato persino di trovare lo stesso ristorante ma in posizione letteralmente opposta (chi tra il meglio, chi tra il peggio).
“Qual è il ristorante dove hai mangiato meglio nel 2015?” oggi iniziamo con le risposte a questa domanda. Per le questioni più piccanti vi tocca aspettare le prossime puntate (qui e presto, ve lo prometto).
1. SARA PORRO – Dissapore, Amica
PIAZZA DUOMO – Alba
Quest’anno ho pranzato da sola da Piazza Duomo, ad Alba.
Chiaramente un’uscita come “la felicità è vera solo se condivisa” può venire solo a uno che si è nutrito di bacche tossiche, perché io sono stata molto, molto felice.
2. VALERIO M. VISINTIN – Corriere della Sera
ESSENZA – Milano
È la più scivolosa delle tre domande. Non ricordo nessuna cena perfetta in questa annata, troppo fertile per distillare densa qualità. Tuttavia, non volendo eludere il punto interrogativo, citerò Essenza di Eugenio Boer.
Non so se sia davvero la miglior cucina nella quale mi sono imbattuto, perché in due visite mi sono capitati anche piatti meno ispirati.
Ma è certamente la sceneggiatura che mi ha divertito di più, per le intuizioni che porta in tavola e per il racconto che costruisce con esse.
3. GABRIELE ZANATTA – Identità Golose
MOMOFUKU KO – New York
Per l’Italia il Ratanà di Milano (in particolare un pranzo 100% funghi): per me l’indirizzo più efficace nell’attualizzare il concetto di trattoria).
All’estero, invece, Tim Raue a Berlino (il miglior asiatico firmato da un cuoco non-asiatico mai provato) a pari merito con Momofuku Ko a New York (un menu degustazione di cucina newyorkese, cioè globale, perfetto).
4. ALESSANDRA DAL MONTE – Corriere della Sera
IYO – MILANO
Senza dubbio Iyo: il primo ristorante giapponese stellato in Italia merita il riconoscimento e una visita. Da provare almeno una delle “creazioni”, i piatti fusion italo-nipponici inventati a 4 mani dal sushiman Haruo Ichikawa e dal nuovo chef Michele Biassoni.
Fantastico il “Taiyo”, millefoglie di gambero argentino scottato, gambero rosso di Mazara del Vallo, maionese allo yuzu, calamaro e pomodoro. In sala, poi, il servizio (e i consigli) di Claudio Liu sono sempre impeccabili.
5. LUCA IACCARINO – Lonely Planet, I Cento
COMBAL.ZERO – Rivoli
Ma al Combal.Zero, ca va sans dire! Il 30 ottobre, con mia moglie, il nuovo menu Up & Down che si può mangiare in un verso o nell’altro (dolci a parte, grazie al cielo).
Io l’ho preso à rebours ed è stato di grandissima soddisfazione, divertimento, goduria.
Davide Scabin è in splendida forma, e lo dico senza paura d’esser tacciato di partigianeria sabauda: l’amore è cieco, ma la stima ci vede benissimo.
6. MASSIMILIANO TONELLI – Gambero Rosso
I TRE CRISTI – Milano
Avrei potuto dire Romito, Uliassi, Bowerman, Bottega. Berton o Caceres. Avrei potuto dire Klugman, ma alla fine ho deciso di darle un altro “premio”.
Ma al di là di tutti questi mostri sacri la cena dell’anno, in questo 2015, è stata quella – lo scorso maggio – ai Tre Cristi di Milano nelle mani di chef Paolo Lopriore.
Perché?
Perché quello che il cuoco comasco sta facendo segna un prima e un dopo, un cambio di passo. Non è solo alta cucina, non è solo eccellenza. E’ un tentativo di prefigurare un’evoluzione, un domani, uno scarto.
7. ROBERTA SCHIRA – Corriere della Sera
SIGNUM – Salina
Il Signum di Salina in giugno con la venticinquenne Martina Caruso ai fornelli mi ha regalato i pasti più vividi: pesce incredibile, servizio impeccabile, un bicchiere di Malvasia ben spiegato e la luce delle Eolie a condire il tutto.
Avevo scritto di lei nel 2014 e ora la prima stella: è bello fare da madrina ai talenti veri.
Mi concedo anche un secondo posto assoluto: la cucina di Vito Mollica al Four Seasons di Firenze, ma anche al Four Seasons di Milano che ha la stessa impronta.
8. SIMONE CARGIANI – Roma nel piatto
METAMORFOSI – Roma
Premetto che mi limito al Lazio, regione oggetto di valutazione di Roma nel Piatto.
Sicuramente Metamorfosi di Roy Caceres. Un pranzo eccellente, con tutti piatti tecnicamente perfetti e al tempo stesso in grado di regalare un’emozione.
9. CARLO SPINELLI – ItaliaSquisita, GQ
L’IMBUTO – Lucca
Difficile dirlo, il livello italiano è sempre più sensazionale.
Di sicuro ho provato emozioni forti da Cristiano Tomei a L’Imbuto di Lucca: menu aperto, location museale, funghi gatto con miso, pasta alla brace, anguilla fritta e germano reale, ragù classico e riccio di mare, zuppa di patate crude con mandorle, pastinaca cipolla bruciata e gamberi crudi.
Una cena memorabile, un coito tra avanguardia pura e sapori millenari.
10. PAOLO VIZZARI – L’Espresso
KRESIOS – TELESE
Sarebbe facile e logico (oltre che vero) rispondere l’Osteria Francescana, ma preferisco fare invece il nome di chi mi ha sorpreso maggiormente.
Giuseppe Iannotti con il suo Krèsios, dove ho mangiato la cucina più internazionale e contemporanea che io ricordi nel Sud Italia.
11. CAMILLO LANGONE – Il Foglio, Il Giornale
CAFFE’ CIBREO – Firenze
Il Caffè Cibreo a Firenze. Ero andato per bere un Negroni: lo ricordavo come bar del ristorante Cibreo, solo dentro ho saputo che da qualche tempo ci si mangiava anche.
Vabbè, mangiamo, mi sono detto.
E’ stato il miglior pranzo del 2015.
12. MARGO SCHACHTER – LaCucinaItaliana.it, Vanityfair.it. La Stampa
PIAZZA DUOMO – Alba
Sembrerà scontato, ma voto una delle teste di serie della gastronomia italiana. Enrico Crippa al Ristorante Piazza Duomo di Alba.
Mi sono seduta all’una e alzata alle sei del pomeriggio, dopo 18 portate, una sorpresa dopo l’altra. Credo sia un’esperienza che chiunque dovrebbe fare, soprattutto chi non ha dimestichezza con l’alta ristorazione troppo “concettuale”.
Perché piatti come L’Albese, un carpaccio di carne cruda tradizionale piemontese, Cardo e cardo, con emulsione di nocciole divina, il Merluzzo al bagnet ross di pomodoro, sono la perfezione di ricette regionali e di sapori che pensi di conoscere, finché non ti siedi al Piazza Duomo e ne scopri la perfezione assoluta, una versione all’ennesima potenza.
La Minestra di frutta e verdura, che per loro è un pre-dessert è esattamente quello che vorrei servire a miei ospiti il giorno di Natale.
13. MAURIZIO BERTERA – Guida Gambero Rosso, Il sole 24 Ore, Il Giornale
DA VITTORIO – Brusaporto
Da Vittorio a Brusaporto. Se “essere sempre gli stessi” vuol dire un relais da favola, l’accoglienza più che familiare, una sala esemplare, la cucina che offre classici (perfetti) e nuovi piatti (quasi tutti buonissimi)… ecco che i fratelli Cerea (e mamma Bruna) vanno protetti come e più della foca monaca.
Meditate giovani patron, meditate.
14. PIER BERGONZI – Gazza Golosa
CASA PERBELLINI – Verona
Casa Perbellini di piazza San Zeno a Verona. Pranzo spettacolare, format di cucina e sala davvero riusciti.
15. MARCO TRABUCCO – Repubblica
BERTON – Milano
Berton a Milano perchè riesce a conciliare la complessità di elaborazione dei piatti alla pulizia del gusto, senza inutili intellettualismi, intollerabili nella cucina di oggi.
[NdA] Però oggi potrei anche dire il Combal.Zero di Scabin perchè la sua ultima idea il menu up & down finalmente permette a un golosone come me di apprezzare davvero i secondi.