La Galleria di Milano, di nuovo splendida; Cristiania, il quartiere hippy di Copenhagen; l’incanto delle isole Eolie: siamo fortunati, il nostro vagabondare per tavole gagliarde si ferma spesso in posti favolosi.
Questa volta meno: siamo a Centocelle, quartiere romano dall’etichetta ingenerosa, dove turisti non ce ne sono, o meglio, non ce n’erano. Prima che aprisse Mazzo, oggetto di questa recensione.
È il locale che nel 2013 potevano permettersi Francesca Barreca e Marco Baccanelli, aka: The Fooders, il più piccolo di quelli frequentati dalla Roma (che mangia) bene. Un mirabile esempio di integrazione: tra kebabbari e mini-market i due, creativi per vocazione e ristoratori per passione, si sono adattati benissimo.
Design e Ambiente
Mazzo, aperto a cena e a pranzo solo il sabato, si riconosce per i tavolini bianchi in ferro battuto e la vetrina ricoperta di adesivi.
Ma soprattutto, una volta entrati, per lo spazio fisico limitatissimo, con dieci coperti intorno al tavolone in legno condiviso con avventori sconosciuti, più un paio di sgabelli, oltre ai già citati tavolini all’esterno nella bella stagione.
Tutto diviso in due rigidi turni di servizio, dalle 20 alle 22 e dalle 22 alle 24.
Dovete essere consapevoli, venendo qui, che rinunciare alle smancerie da gourmet esigenti è il pre-requisito per godere di questo ambiente spartano ma creativo.
Dalla cucina (in parte) a vista filtra il disordine pragmatico che fa da sostrato ai piatti goderecci di Mazzo.
Uno spazio che sembra implodere sotto il peso delle mensole sovraccariche di vini naturali e degli oggetti che strabordano dalle pareti.
Il Servizio
I cuochi nonché ristoratori ammirati, specie dai colleghi, sono loro, Francesca e Marco, in passato anche autori di Dissapore, ma pensa te. Lei dice di essere istintiva e feconda nelle invenzioni, lui quello più meticoloso: una coppia nella vita, volontariamente reclusa in cucina, salvo nei pochi minuti di pausa tra il primo e il secondo servizio, quando si concedono ai clienti di solito entusiasti.
Come lo è la stampa italiana e internazionale, specie da quando di Mazzo si è innamorato il New York Times.
In sala c’è Antonio Benedetti, che grazie al passato in cucina se la cava più di tanti altri a presentare i piatti. Non aspettatevi un servizio troppo informale, come potrebbe suggerire il contesto anticonvenzionale: le posate si cambiano, i suggerimenti sono tanti e autorevoli, le bevande consigliate a ragion veduta.
La cucina e tutti i piatti provati
Preparatevi a gusti intensi, lipidi in abbondanza, erbe aggiunte per sdrammatizzare. Se esiste una cucina in linea con l’idea di comfort food, nel senso di cibo che scalda e gratifica, è sicuramente questa.
La romanità guida il menu senza ostentare il tipico a ogni costo, i cuochi di Mazzo scendono volentieri a patti con altre cucine, quelle orientali per esempio.
Lingua, salsa verde, uovo barzotto
Prezzo 13 euro
Da frequentatori del micro locale di Centocelle eravamo abituati a una rotazione maggiore dei piatti. Qualcosa è cambiato: alcuni fuori menù completano un’offerta più stabile, con cinque/sei ricette che sono ormai classici del ristorante.
È il caso della lingua, con uovo barzotto, dal tuorlo semi-liquido, rapa rossa e da una bagna di aglio e prezzemolo tagliati alla grossa, con olio, sale e pane. Tutto molto piemontese. La carne, cotta nel brodo vegetale, si scioglie letteralmente in bocca, cancellando il ricordo di troppi funesti bolliti misti.
Ruote pazze con genovese di pannicolo e Parmigiano 24 mesi
Prezzo 15 euro
Le paste sono senza mezze misure: abbondanti e puntualmente con tre millimetri d’olio sul fondo del piatto.
Nel caso delle Ruote pazze, tornate alla ribalta dopo lunga assenza, protagonista è la genovese, il ragù in bianco tipico della cucina campana, fatto stavolta con il pannicolo (diaframma) del manzo, insaporita con del Parmigiano stagionato, e adagiata sulle “ruote”, formato celebre nell’interpretazione del pastificio Benedetto Cavalieri. Si manteca al momento, volendo, o si mangia così.
Pancia di maiale in cottura cinese, verza agropiccante
Prezzo 19 euro
Il piatto che da Mazzo non passa mai di moda. Una pancia monumentale, saporita, morbidissima, rinfrescata da due foglie di menta e dalla verza agro-piccante.
La troverete, a seconda dei periodi, con kimchi di cavolo nero (quindi fermentato con le spezie) o con insalata di cetrioli e cipollotti, ma la pancia è sempre lei, cotta in pentola nella soia, con zenzero e cipollotto. Se non detestassimo l’espressione “commovente” usata per qualcosa che si mangia, sarebbe il caso di osare.
Lemon curd
Prezzo 8 euro
Tipica preparazione inglese, il lemon curd è una crema fatta solo con tuorli, zucchero, burro e limone; rientra in pieno nella categoria dei dolci che possono lasciare un ricordo orribile o piacere da matti, senza vie di mezzo.
L’azzardo è riuscito, nonostante l’impiattamento casareccio, complice il biscotto di frolla. Vince, alle solite, per il sapore deciso, la densità spezzata dai cubetti di gelatina di gin, a ricordarci che Mazzo sarà anche micro, ma è attrezzato con gin corner, per abbinare il distillato di ginepro a qualunque piatto.
Chantilly alla ricotta
Prezzo 8 euro
Il crumble di mandorle e gelsi è spruzzato da abbondante olio d’oliva (allora è un vizio), equilibrato nelle consistenze e fresco.
Variazione di un altro classico del ristorante, il crumble al cacao amaro con chantilly di ricotta, frutti rossi e olio extra vergine, riadattato in base alla disponibilità del momento; da Mazzo si usa solo frutta biodinamica molto esposta ai fattori climatici, a volte cotta per aumentarne la durata.
Prezzi
Grazie! Lo diciamo con il cuore in mano a The Fooders, per aver mondato il menù dalla cantilena sulla provenienza degli ingredienti. Siamo gastromaniaci adulti, oramai, essere considerati tali ci piace parecchio. E che la carne spettacolare arrivi da Bottega Liberati in fondo ce l’aspettavamo.
La carta è quasi superflua: sulla lavagna a muro c’è scritto tutto, ma la possibilità di provare cinque portate a 48 euro, seppur in formato ridotto, è un’informazione preziosa che trovate solo sul menù.
I prezzi sono in linea con quelli di un ristorante, più alti rispetto a bistrot o trattorie da cui Mazzo prende spunto: antipasti intorno ai 12 euro, primi sui 15, secondi piatti che si avvicinano ai 20 e dolci sugli 8 euro.
Discorso a parte per le bevande, ineccepibili da qualunque punto di vista. Mazzo era già un posto in cui bere bene, ma la carta vini è diventata un faldone di etichette, affiancata da cocktail e birre artigianali, poche ma azzeccate.
Conclusioni
Proprietari pieni di idee e testardi nel seguirle fino in fondo, succeda quel che deve succedere.
Solo così The Fooders sono riusciti a fare dell’improbabile Mazzo, nell’improbabile Centocelle, un vero ristorante, libertino e godereccio, dove dopo il primo piatto ogni ristrettezza è acqua passata.