Ieri a pranzo sono stato finalmente alla Locanda Perbellini, dopo averne sentito tanto parlare. Come tutti i lettori di Dissapore sanno è il bistrot milanese di Giancarlo Perbellini, due stelle a Verona.
Eravamo quattro amici desiderosi di vare un pranzo veloce, buono, leggero e senza impegno. E siamo stati pienamente soddisfatti.
[Locanda Perbellini: menu e prezzi del nuovo bistrot]
Accoglienza gentile, bel locale, piatti curati e golosi, prezzi accessibili. Nello specifico, il nostro conto:
4 coperti, € 8
1 vitello t’onnato (lo scrivono così) € 12
1 spuma di cipolla, pane al pomodoro, basilico e pepe € 9
1 ravioli ripieni alla bolognese, Grana Padano e pepe nero € 12
1 risotto mantecato allo zafferano, olio di porcini e purea di finocchio € 10,50
2 spaghetti chitarra all’acciuga, capperi e tartufo nero € 24
1 millefoglie Perbellini € 8
1 mascarpone e caffè € 6,50
4 acque € 8
1 bicchiere di Riesling € 4
Totale € 102 (abbiamo preso anche i caffè, ma non trovandoli nello scontrino immagino ce li abbiano offerti).
Come vedete, abbiamo preso due piatti a testa, tutti un primo, due un antipasto, due un dolce.
[I segreti di Casa Perbellini: sala e cucina convivono nella stessa stanza]
Un pranzo leggero, e buono. Per 25,50 euro a testa. In via Moscova, nel centro più elegante di Milano, una delle città più costose d’Italia (dico per affitti, servizi e compagnia).
Un’offerta così è quasi imbattibile, per rapporto qualità/prezzo.
Dunque è questo il futuro dei ristoranti di fascia media? Le città si riempiranno di Attimi, di Spazio, di Locande?
Io credo di sì: solo chi fa massa riesce a dare questa qualità a questi prezzi, sostenendo i costi –spesso altissimi– della ristorazione.
Del resto è quello che è già successo in mezzo mondo: come dice Niko Romito, in Italia se hai più di tre ristoranti, dicono che stai disperdendo le energie; in America se non ne hai almeno dieci, non sei nessuno (vado a memoria, ma il senso era questo).
[Farsi furbi: 10 bistrot per mangiare stellato spendendo 50 euro invece di 200]
Questa “fordizzazione” dei ristoranti è un male e un bene? Ognuno la penserà a modo proprio. Io credo che il fatto che la qualità media si alzi –e di brutto– fa bene a tutti.
Purtuttavia il fatto di perdere il locale familiare, con la moglie in cucina e il marito in sala –o viceversa– mi strazia. Il ristorante che è espressione fortissima di chi sta ai fornelli in quel momento ancora mi innamora. E sono convinto che sopravviverà.
Ma non nelle grandi città dove gli affitti se li possono permettere solo le imprese.
Sempre di più, per cercare i locali familiari bisognerà andare in provincia.
La voglia e la benzina non mi mancano.