Avrete visto un po’ ovunque, stamattina, la storia della Pizzeria Le Vignole di Sant’Angelo Lodigiano, che ha risposto per le rime a una recensione omofoba comparsa sul web. L’avete vista un po’ ovunque, perché tutti (da Open al Corriere della Sera, passando per i magazine di settore) le hanno dato ampio risalto, giudicandola – evidentemente – come una notizia degna di nota.
“Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay, non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà, mi dispiaceva ma non mi sono sentito a mio agio”, diceva la recensione incriminata (che dava al locale una stella, ovviamente), a cui la titolare ha risposto spiegando grosso modo che clienti così non sono i benvenuti nella sua pizzeria.
Le conseguenze immediate sono state due: lo sdegno generale per l’esistenza di persone così piccole e meschine e una raffica di recensioni super positive alla pizzeria Vignola, che certo le meriterà, ma che mi hanno portato a pensare che oggi per essere su tutti i giornali non serve neanche avere una stella Michelin o pagare un buon ufficio stampa, basta finire in una storia così et voilà, il gioco è fatto.
E se crediamo assolutamente nella buona fede della pizzeria, e pure in quella di chi si indigna per un commento del genere, non possiamo non chiederci come i colleghi non possano non pensare che sì, al mondo esistono tanti esseri orrendi, ma che è difficile che si mettano così palesemente in piazza sul web.
Per trovare un troll (e non dargli da mangiare), bastano due minuti
“Don’t feed the trolls”, si diceva un tempo. Forse, in effetti, è un’espressione un po’ passata di moda, ma il suo significato resta. Il web è pieno zeppo dei cosiddetti Troll, provocatori di professione, antagonisti di ogni cosa, nichilisti irriducibili, complottisti, terrapiattisti, bestemmiatori seriali nei gruppi cattolici. Ecco, alcuni di loro non sono Troll ma utenti “normali” (se così si possono definire, ovvio), che pensano realmente quello che scrivono sui social. Altri – la maggior parte, probabilmente – sono profili fake, che scrivono bestialità per il semplice gusto di suscitare una reazione, e riderne alle spalle di chi ce l’ha.
Ecco, questi sono i Troll, e la regola è sempre “non dargli da mangiare”, ovvero non alimentare il loro ego dando corda ai loro commenti da trogloditi facendo esattamente il loro gioco. Ecco, ora che abbiamo chiarito il significato di quest’espressione, immaginatevi come si sarà sentito il Troll autore del commento omofobo alla pizzeria Vignola, dopo tutta la visibilità che ha avuto sulla stampa italiana.
Perché poche cose sono chiare in questa vicendina, ma di certo quel commentatore era un Troll.
Come lo sappiamo? Semplice: ogni tanto anche noi ci ricordiamo che sappiamo usare Google. Così, googlando la recensione del Troll, si scopre con grande facilità che nell’aprile 2022 la Bruschetteria Faedo di Monte di Malo (questa volta in veneto), aveva ricevuto una recensione pressoché identica, con seguito di articoli e recensioni a cinque stelle di supporto.
Le parole utilizzate nella recensione, come potete vedere, sono esattamente le stesse, con l’unica variante che questa volta il Troll ha aggiunto l’accenno ai disabili, probabilmente ritenendo che l’omofobia non fosse più sufficiente a indignare il prossimo.
Qui il tema, tra l’altro, è paradossale: noi giornalisti gastronomici, il più delle volte, giudichiamo inaffidabili le recensioni online, e ci scagliamo contro chi le segue, spiegando quanto possono essere inutili, false e dannose. Salvo però poi prenderle seriamente in considerazione quando costituiscono una “notizia”.
E se è ormai chiaro che questo Troll ama pizze e bruschette, noi facciamo una bella cosa, tutti insieme: evitiamo di dargli da mangiare, la prossima volta.