Siamo stati a La Capinera a Taormina, ristorante stellato guidato dallo chef Pietro D’Agostino. Ecco menu, prezzi, tutti i piatti che abbiamo provato e quel che vi serve sapere per decidere se andarci.
L’invidia che proviamo per i Siciliani è direttamente proporzionale ai giorni di pioggia e nebbia che abbiamo in un anno qui al Nord Italia. Ogni volta che ci affacciamo oltre lo stretto, noi che il mare lo sogniamo per tutto l’anno, rimaniamo affascinati dalla bellezza dei colori, dalle atmosfere rilassate e – punta di diamante di un’isola che potrebbe essere il fiore all’occhiello dell’offerta turistica nazionale – dalla cucina locale. Non solo le creazioni della tradizione (dai cannoli agli arancini, o arancine che dir si voglia), ma anche la quantità di prodotti del territorio: l’olio, il cioccolato di modica, i vini, i pistacchi di Bronte (che poi, a ben vedere, verrebbe da chiedersi quanti pistacchi produca Bronte, vista la quantità di prodotti in commercio che vantano quest’origine). E, naturalmente, il pesce.
Ecco, se c’è un modo per farci sentire davvero in vacanza, a noi polentoni del Nord, è una cena di pesce vista mare. E a Taormina, nella bellissima Taormina, c’è un indirizzo sicuro per mangiare pesce fresco, sapori siciliani, conditi con un pizzico di esotico che, tra l’altro, fa da sempre parte di queste terre di contaminazione. È La Capinera, ristorante una stella Michelin da dieci anni, casa dello chef Pietro d’Agostino.
L’ambiente: una finestra sul mare
La casa di Pietro d’Agostino è quella che vorremmo tutti avere: due stanze arredate con gusto, l’eleganza della semplicità, tavoli con una mise en place essenziale, senza tovaglie. I piatti su cui lo chef serve le sue portate sono parte integrante dell’arredamento: uno diverso dall’altro, sono in larga parte realizzati da Peppino Lopez, artigiano ragusano che crea servizi di piccole opere d’arte, tra piatti colorati e fondine bucherellate come una fetta di groviera.
Ma il punto forte de La Capinera è una terrazza incantevole, affacciata sulle spiagge di Taormina (peccato solo per la ferrovia che corre lungo la costa e rovina un po’ il panorama). Qui si respira il mare, e ce lo si ritrova nel piatto, trattato quel poco che basta a valorizzarlo. D’Agostino è – come tanti suoi colleghi – uno chef imprenditore: oltre allo storico La Capinera, ha aperto anche un secondo locale a Taormina centro, il Kistè, in un’incantevole palazzo d’epoca con un romantico cortile riparato dalla calca dei turisti che spesso affolla le vie del paese. Ma i turisti sono il suo pane: principalmente a loro, ad esempio, è dedicata la scuola di cucina che D’Agostino porta avanti a Taormina, organizzando cooking class sui segreti della cucina siciliana. Ma alla Capinera, più che la tradizione, si viene per mangiare il territorio.
Cosa si mangia, quanto si spende
Per chi vuole lasciarsi guidare dalle mani di Pietro d’Agostino, La Capinera propone due diversi menu degustazione: c’è quello in sei portate (crudo di mare con agrumi / insalata di palamito con maionese di pinoli / triglie croccanti con funghi / agnolotti fatti in casa con frutti di mare / trancio al dentice con seppioline dorate / il gran finale), che si chiama “Profumo di mare” e viene proposto a 75 euro. Ce n’è anche uno in nove portate (90 euro), “Terra di sapori”, che varia “in base all’estro di Pietro e alla stagionalità”. Entrambi i menu possono essere abbinati alla degustazione vini, con tre (30 euro), quattro (40 euro) o cinque calici (50 euro).
Per il resto, il menu della Capinera è un tripudio di pesce. Spesso si tratta di pescato del giorno (che quindi varia ogni mattina, a seconda delle disponibilità del mercato), spesso ancora viene servito crudo, condito con agrumi e olio (27 euro) o trattato “alla maniera di Pietro” (32 euro). Ci sono gli immancabili gamberi di Mazara (anche in questo caso ci chiediamo: ma quanti gamberi avrà Mazara?), serviti con sesamo croccante, crema di pinoli e verdure in agro (30 euro), o il filetto di sgombro con melanzana affumicata, gelato ai ricci di mare e basilico (23 euro).
Anche nei primi regna il mare, con piatti come il riso nero “Artemide” con seppioline alla curcuma, polpa di granchio e provola affumicata (27 euro), oo gli agnolotti fatti a mano con frutti di mare e ristretto di crostacei del Mediterraneo (25 euro). Poche divagazioni dal tema pescato anche nei secondi, dove troviamo il “Bianco di dentice dei nostri fondali pescato all’amo con lardo e finocchietto”(27 euro), o il trancio di ricciola arrosto con guazzetto di molluschi, menta e limone (27 euro), o ancora i rotolini di cernia bianca con gambero, zenzero e verdure di pastella croccante (27 euro).
Menzione speciale anche per i dolci, studiati per rendere omaggio alla dolcezza tipica della Sicilia, con creazioni come “Pere, cioccolato e ricotta con gelato alla cannella” (15 euro) o Delizia al mascarpone con frutta secca, fichi e gelato alla liquirizia Calabrese (14 euro).
A conti fatti alla carta una degustazione di mare firmata da Pietro d’Agostino viene a costare un centinaio di euro (prezzo più che ragionevole considerata la qualità della proposta), vista e rumore delle onde del mare comprese.