La nostra recensione di Kim Bar, bistrot cinese in zona De Angeli dalla natura schietta e genuina. Tutto fatto in casa, ingredienti di qualità, e la sorpresa di ravioli tra i migliori di Milano, ben celati dal vecchio menu illustrato.
Tutto è chiaro e cristallino a prima vista, a quel tipico primo, semi involontario sguardo che restituisce una panoramica dell’ambiente, mentre scosti la sedia nell’atto di accomodarti. Come se tutti gli elementi, dall’arredo all’atmosfera, ai gesti e agli sguardi del personale, fossero animati da una sorta di personalità unificata e collettiva che comunica chiaramente la natura schietta e pragmatica del luogo. Persino la gigantesca, dominante zanzariera al neon blu, custode robotica e aliena precariamente sistemata su una sedia davanti all’ingresso, non sa di sgangherato, ma di necessario e funzionale. È ancora estate e dinastie intere di zanzare martoriano senza tregua la gradevole sistemazione esterna dei tavoli, in questo tratto di un bel viale alberato della Milano tranquilla e posata di zona De Angeli.
Kim Bar è un bistrot cinese senza fronzoli, dove schiettezza e pragmatismo sono cifra esplicita. Sia nell’ambiente sia nella proposta in carta, incentrata senza ambiguità sul fatto a mano, sulla qualità degli ingredienti, e sul non creativo. Con quello che sembra un misto di intenzione e naturalezza, è rimosso ogni elemento che esuli dall’immaginario dei classici piatti cinesi convenzionali, nel più prevedibile contesto da trattoria scarna e dal decor economico e generico.
Il sottotitolo al nome taglia corto: “Kim bar, specialita di Hong Kong, produzione propria”. Il punto di forza sono i ravioli, fieramente fatti in casa, con esito – come vedremo – fuori dall’ordinario. L’impalpabile ma onnipresente qualità scarna e pragmatica che tutto avvolge colora naturalmente anche il servizio. Rapido, discreto, senza convenevoli, teatrini, spiegazioni. Un meccanismo di sottofondo invisibile ed efficiente, per cui piatti e bevande ordinate svirgolano al tavolo inosservati, l’attenzione dei commensali recuperata solo dagli aromi che subito si impongono.
Il menu, i prezzi, la cucina
Dunque uno di quei posti – ce ne sono ancora quindi? – che regalano buon cibo senza essere “esperienziali”, senza nessun tocco insolito o innovativo. Uno di quei posti – anche di questi ce ne sono ancora dunque? – che si sa caratterizzare e far apprezzare seppur attraverso una proposta gastronomica alquanto convenzionale. Una selezione che con disattento pregiudizio sarebbe facile marchiare come “cinese di base”, o vintage, ma che si eleva grazie a proposte goduriose e ben realizzate. Che sia forse un gradevole “back to basic” in tempi di dominazione del cinese iper-sub-regionale, o rivisitato, o creativo?
Da Kim Bar un altro cliché si rivela infondato: quello per cui la mecca milanese dei ravioli cinesi artigianali più squisiti è da individuarsi nel variegato puzzle di serrande su strada, trattorie e ristorantini di China Town. Non è necessariamente il caso, come Kim Bar ci dimostra, con poche chiacchiere e molti fatti. I ravioli sono tutti fatti in casa, proposti nelle molteplici varianti classiche della tradizione.
Iniziamo con una porzione di quelli con verdure e funghi secchi (3 euro a porzione). Al primo morso, recisa la pasta leggermente callosa, ricca, increspata e lucida di glutine, il fungo secco libera una reazione a catena di umami, intenso ed erbaceo come un sottobosco appena imperlato di brina notturna, a cui si avvolge intorno subito dopo e con esso si mescola tutto il dolce e il morbido delle altre verdure. La ricchezza di sfumature e consistenze di questo piccolo capolavoro si irradia come una scossa lungo l’intero sistema sensoriale.
Seguono i ravioli al maiale e brodo (2 euro al pezzo) e ai gamberi (2 euro al pezzo), due classici che non smentiscono e anzi confermano la forza della fattura casalinga sapiente e degli ingredienti di qualità.
Dunque i ravioli sono sicuramente la carta vincente, che solo parzialmente offusca la qualità delle altre portate. Queste non deludono, l’attenzione alle materie prime e il ragguardevole governo delle cotture ne sono la prova. Le puntine di maiale in salsa di prugne (8,50 euro), conquistano la vista con una laccatura densa e suadente, per poi lasciare che il palato si arrenda alla sensazione di zucchero filato che si scioglie in bocca. Gli gnocchi manzo con “ricetta speciale” (5,50 euro), gli spaghetti maiale e verdure (6 euro), il tofu con maiale in salsa piccante bafu (6 euro) non spiccano per guizzo o tocco personale ma si lasciano apprezzare come accompagno.
I rintocchi sul tavolo di una pioggia leggera di mezza estate segnano l’ora del congedo. L’ultimo atto, il conto di circa 25 euro a testa bevande escluse, è causa dell’ennesimo, ultimo annuire di approvazione.
Informazioni
Kim Bar
Via Correggio, 16, 20149 Milano MI
Telefono: 339 293 6017
Aperto tutti i giorni pranzo e cena. Chiuso Martedi.
Web: https://www.facebook.com/kimbarmilano
Tipo di cucina: cinese di base ma di qualità.
Ambiente: semplice e spartano. Bel dehor esterno
Servizio: gradevole e discreto.