In questa discussa Brexit, che tanti problemi sta causando anche alle tavole inglesi, primo tra tutti il rischio Marmite, c’è anche un po’ d’Italia.
Infatti Jamie Oliver, 41 anni, chef britannico amato anche su Dissapore (beh, non sempre), ha comunicato la decisione di chiudere sei ristoranti della catena Italian entro il prossimo marzo.
Troppa incertezza, troppa pressione, si fanno sentire il calo della sterlina ma anche il cambiamento del clima economico e sociale, con meno gente che mangi fuori casa.
A questo bisogna aggiungere i prezzi degli ingredienti, tanti importati dall’Italia, che sono aumentati. Una combinazione, quella formata da sterlina debole e rincaro dei costi, che ha messo in serio pericolo i ristoranti meno redditizi dello chef.
Due dei locali coinvolti si trovano a Londra, gli altri invece si trovano nel resto del Paese. La catena è composta da 42 ristoranti nella sola Gran Bretagna, e altri 28 nel resto del mondo.
La decisione, molto drastica, coinvolgerà 120 dipendenti. Ma il gruppo promette di ricollocarli in altri locali Jamie’s Italian perché, nonostante non sia possibile tenere aperti tutti i ristoranti della catena, ci saranno altre 22 aperture nel resto del mondo, Brexit o non Brexit.
La società possiede anche una società di produzioni televisive, una scuola di cucina e un programma digitale di ricette e libri.
In realtà il calo della sterlina ha reso Londra e tutto il Regno Unito più appetibili per i turisti, con le prenotazioni dei voli per la Gran Bretagna che sono aumentate del 7%, non si sono materializzate le previsioni negative sull’economia cresciuta dello 0,6% dopo il referendum di giugno, proprio com’era avvenuto nei tre mesi precedenti.
Secondo alcune fonti i problemi di Jamie’s Italian non sembrano essere legati solamente all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, si parla di elevati costi di gestione e soprattutto della concorrenza spietata di altre catene rivali sul suolo britannico.
Infatti, dai bilanci resi pubblici, emerge che i profitti della catena Jamie’s Italian siano scesi drasticamente: dai 3,8 milioni di sterline del 2015 ai 2,3 milioni del 2016.
[Crediti | Link: Il Giornale, Grub Street, Dissapore]