Siamo a Firenze, a due passi da Santa Croce, e andiamo dal Vivandiere, una trattoria aperta da tre anni che si presenta come una vecchia cantina vinicola. Propone tapas e mezze porzioni preparati con materie prime di stagione che, per usare le parole che troviamo sul sito del locale, “rispettano il nostro straordinario territorio e la sua tipicità”. La nostra recensione.
Forse non tutti sanno che il signor Stendhal fu colto dalla sua celeberrima sindrome a Firenze, ma non in un punto qualunque della città, a sovrastarlo fu un’immagine puntuale, quella della basilica di Santa Croce, proprio dove mi trovo ora io. Purtroppo, vivendoci, non vengo sopraffatto dall’afflato artistico, butto un occhio alla facciata e sulla sinistra mi pare quasi di scorgere un’ombra sulla faccia di Dante, è il crepuscolo, potrei sbagliarmi, ma… oddio, sembra… sembra proprio farmi l’occhiolino. Alzo un momento il sopracciglio e mi avvio in un vicolo che si trova giusto sul lato opposto rispetto alla chiesa e in pochi passi eccomi giunto al Vivandiere. Estasi artistica, abbiamo detto, nisba, ma chissà di non incappare in una ancor più sublime estasi gastronomica, qui si parrà la tua nobilitade, caro Vivandiere, vediamo come va.Palesatomi al cameriere – ho spaccato il minuto – vengo subito informato della spiacevole eccessiva permanenza dei precedenti avventori al tavolo che sarà mio e dei miei sodali (tra cui ancora una volta figura il Commensale™), il fastidio è subito lenito dall’offerta gentile e avveduta di un paio di calici di discreto prosecco, che dondoliamo nell’atrio del locale. Questa sorta di trattoria vecchio stile ha aperto in realtà da appena tre anni, ma non è mancata la cura nell’idea di proporre uno spazio che alluda a quello che poteva essere l’ambiente di un’antica e imponente vineria.
L’arredamento, caratterizzato dai legni scuri, è segnato dalla presenza di grandi fiaschi sopra i mobili e, nella zona del bancone, da tre grandissime botti. La luce è piuttosto soffusa, il che è anche piacevole (ma inciderà sulla qualità delle foto – vi avverto ma certo non possiamo considerarlo un difetto). Poi vecchi quadri, strumenti a corda e un grande stemma del gallo nero del Chianti. Old style confezionato con gusto, in quella che vuole essere una trattoria che rivisita con garbo una tradizione culinaria classica.
Il vino della casa
Ci sediamo finalmente al tavolo, gli eventi precipitano e nella concitazione non riesco a indirizzare la scelta del vino, tra i tre della casa, che preferirei. Infatti il Commensale™ mi anticipa e chiede uno Syrah (invece del blend Canaiolo-Sangiovese che avrei ordinato io, o del Sangiovese in purezza – terza proposta). Attendiamo dunque questa bottiglia e con lei il temibile responso circa l’effettiva qualità del fiasco della casa (che in queste mie avventure oscillerà tra i poli di vino e veleno – lo ricordo ancora una volta).
Il Syrah che ci portano è leggermente fruttato, forse si percepiscono addirittura dei sentori di pepe, è morbido e non privo di carattere. Mi sbilancio, non solo è vino ma direi che vale più dei 13 euro che costa (un prezzo che sembrerà forse un po’ alto per un vino della casa ma che in questo caso è giustificato dalla buona qualità del nettare, mesciuto direttamente da una delle tre grandi botti al di sopra della cassa).
I piatti del Vivandiere a Firenze
È il momento degli antipasti. L’idea del Vivandiere, un locale che si presenta esplicitamente come una cantina vinicola, è quella di proporre tapas e mezze porzioni preparate con prodotti locali e suggerisce pertanto di ordinarne diverse (consiglio che rivela una certa astuzia da parte degli osti, devo riconoscere).Ligi a tale dettame ci lanciamo così in un valzer di ordinazioni in cui mi ritrovo ad assaggiare tre antipasti, partiamo dai crostini. Quello del Vivandiere (6 euro) è un buon misto di carni di pollo e coniglio, sapido e gustoso, dal piglio non scontato, lo si potrebbe quasi considerare – visto come è servito – una sorta di rivisitazione del classico crostino coi fegatini alla toscana. Rilancio con un bocconcino composto da un letto di cavolo nero sovrastato da un velo trasparente di lardo di Colonnata (6 euro), abbinamento semplice ma non privo di esuberante eleganza (e di un leggero contrasto, dote sempre apprezzabile). Ma veniamo all’antipasto effettivamente ordinato da me: il tonno del Chianti (anche noto come tonno finto o tonno di maiale – qui proposto a 7 euro).La ricetta, escogitata per consentire una lunga conservazione della carne, è sempre una piccola sorpresa proprio per l’aspetto e la consistenza che la salatura, la lunga cottura, e l’immersione nell’olio conferiscono alla pietanza, arrivando a far somigliare la carne di suino in tutto e per tutto al tonno in scatola. Come il tonno vero e proprio, quello del Chianti si dovrebbe poter tagliare con un grissino e a contatto col palato la polpa dovrebbe sfarsi. E invece sento il Poeta sussurrarmi dalla vicina piazza Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire, cari amici. Ahimé la carne giace alquanto asciutta e duretta nel mio piattino così come nella mia bocca, duro quasi fatica a masticarne qualche pezzetto (magari tradito dall’aspettativa di sentirla sfaldarsi), fatto sta che potrei forse accettarlo proposto come spezzatino, ma come tonno del Chianti purtroppo non ci siamo…Beviamoci su per non pensarci troppo e planare verso l’assaggio di un primo, che vado furtivamente a sottrarre dalla terrina di portata di un’amica che ha ordinato degli Gnocchetti di zucca con fonduta di taleggio e mandorle (9 euro). Questo è un piatto riuscito, felice nella proposta vagamente ricercata (non si trovano spesso nelle trattorie fiorentine gli gnocchi di zucca), sapientemente combinata col taleggio (che non sovrasta il gusto della pasta) e perfezionata dalla croccantezza delle mandorle sminuzzate. Io per me ho preferito una Tartare di vitellone (13 euro), servita su una bella alzatina in ceramica bianca e con appena un filo d’olio e una punta di senape di Digione come guarnizione: non serve altro essendo la carne di alta qualità, dolce al punto giusto e dal profumo lievemente penetrante, proprio come dovrebbe essere. La tartare è divenuta in questi ultimi anni una sorta di segno distintivo di diversi ristoranti che hanno aperto a Firenze, come se per fare cucina tradizionale “rivisitata” fosse impossibile non proporla nel proprio menù (chissà perché, non è un piatto classico della tradizione toscana per altro, forse penseranno che fa chic), ma c’è anche da dire che se come in questo caso la carne è buona è un secondo fresco che si gusta con piacere.Chiudiamo con una Torta della nonna (5 euro) e un altro passo falso del nostro fantomatico Vivandiere. La crema è troppo solida, al gusto lievemente allappante, sospetto una cottura eccessiva e sono praticamente certo di indovinare la presenza di troppa farina nel suo impasto.
Il conto e l’annosa questione del caffè
In conclusione, temo di non aver provato la sindrome di Stendhal culinaria che vagheggiavo all’inizio dell’articolo, al suo posto una cena discreta in un locale piacevole, cena che potrebbe diventare migliore se tutte le proposte fossero realizzate con lo stesso grado di esattezza filologica. I camerieri però sono gentili e il vino sopra la media in posti di questo tipo, manca purtroppo il caffè in quello che riconosco e addito come uno dei vizietti che più tristemente dilagano nei locali di nuova concezione (certo, non in tutti), l’assenza appunto della possibilità di ordinare il caffè per l’idea (dico io) di ottimizzare la rotazione dei tavoli e il valzer delle compagnie mangianti. “Il prezzo…” – mi suggerisce di concludere quel vecchio brontolone appollaiato in Santa Croce nonché sulla mia spalla dall’inizio della cena – intorno ai 30 euro, considerata la location e la proposta gastronomica, è onesto.
Informazioni
Il Vivandiere
Indirizzo: via torta 6, Firenze
Numero di telefono: 055 2001222
Sito: ilvivandiere.com
Orari di apertura: tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 12.00 alle 15.00 e dalle 18.00 alle 23.30
Tipo di cucina: tapas e mezze porzioni preparati con prodotti locali
Ambiente: informale
Servizio: rapido e cordiale
Voto: 2.8/5