Mancano le conferme ufficiali da parte del gruppo di Antonino Cannavacciuolo, ma sembra effettivamente che un altro l’impero dello chef di Villa Crespi abbia perso un altro membro importante. Dopo l’addio di Emin Haziri, che era a capo del Bistrot di Torino (e che ora guida il Petit Royal di Courmayeur), pare che anche a Novara ci sia aria di cambiamenti.
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Cambiamenti già in atto, per quanto non annunciati, almeno a giudicare dalle voci che si rincorrono da giorni e soprattutto dal profilo Instagram dello chef Vincenzo Manicone, che guida (o guidava, a questo punto) il bistrot di Novara e che ora il Ristorante Tancredi Sirmione sul Lago di Garda annuncia come suo nuovo chef. E alla fine arriva anche la conferma dello chef Manicone, che dice di aver terminato la sua collaborazione con il bistrot novarese di Cannavacciuolo lo scorso 31 dicembre.
L’annuncio del Tancredi
“Ringraziamo Roberto Stefani per il lavoro svolto negli anni qui da noi e diamo un caloroso benvenuto al nuovo chef, che guiderà la cucina del Tancredi già dalla riapertura del 10 febbraio”, recita il post del Ristorante Tancredi. “Una cucina di “cuore e mente”, quella di @vincenzomaniconechef, già Stella #MICHELIN al Cannavacciuolo Café & Bistrot di Novara, che dopo 12 anni nel Gruppo Cannavacciuolo, prima a Villa Crespi per 4 anni, poi come chef del ristorante di Novara sin dall’apertura, prende le redini della nuova brigata per stupire gli ospiti con piatti creativi e stimolanti, che puntano a divertire ed emozionare”.
Al momento, il profilo Instagram dello chef Manicone mantiene ancora una doppia qualifica, quella di Executive chef del Tancredi e di Executive Chef del Bistrot novarese di Cannavacciuolo. Ma appunto, il passaggio di casacca è cosa fatta. Non conosciamo le motivazioni, e non sappiamo se il passaggio sia avvenuto in serenità (come era stato per l’addio dello chef del Bistrot torinese), né se siano sostituzioni fisiologiche (quella creata da Villa Crespi è pur sempre una fiorente fucina di nuovi giovani talenti, ed è normale che un po’ si avvicendino) o motivi di ripensamento del format.
Certo, i ristoranti che portano il nome di Antonino Cannavacciuolo sono da sempre fortemente connotati dalla sua mano e dalla sua personalità, tanto da portare sempre il suo nome sull’insegna, e non quello dello chef che è effettivamente in cucina a guidare la brigata. Ma è altrettanto vero che i giovani cresciuti nelle sue cucine hanno spesso saputo distinguersi, conquistare stelle e riconoscimenti, e talvolta emergere indipendentemente dal nome dello chef di Villa Crespi. Dunque, così come è per Torino, di certo Cannavacciuolo saprà sopperire a un eventuale addio, ponendo a capo delle brigate qualche nuovo allievo in erba uscito dalle sue cucine. Ma è comunque vero che due defezioni così vicine tra loro, nelle due punte di diamante del gruppo, non possono non pesare, perfino su un sistema consolidato e di successo come l’impero Cannavacciuolo.