Parlando di nuovi ristoranti, l’anno appena iniziato sembra avere parecchio da offrire, dai blockbuster alla Cracco allo sbarco milanese di Heinz Beck. Se poi allarghiamo il discorso a caffetterie e pasticcerie, la lista si fa irresistibile e ancor più milanocentrica.
Questi sono i 10 “ristoranti” che la redazione di Dissapore riunita in conclave nel Quartier Generale giudica i più attesi del 2018.
Giudizio che condividete?
1. GO | MASSIMO BOTTURA – Firenze
Modena si sposta a Firenze e lo fa in grande stile. Da Gucci, il proprietario dell’Osteria Francescana ha ricevuto l’incarico di impostare GO (Gucci Osteria), vale a dire il bistrot del Gucci Garden, rinnovato spazio della maison fiorentina nel bellissimo palazzo della Mercanzia in Piazza della Signoria.
L’inaugurazione è imminente: Pitti Uomo si svolgerà alla Fortezza da basso dal 10 al 12 gennaio, Gucci intende aprire proprio in occasione delle sfilate. Ai nostri microfoni Bottura ha parlato di 9 gennaio.
A mettere in pratica lo stile Bottura sarà la cuoca messicana Karime Kondo, moglie di Taka Kondo, sous chef di Bottura all’Osteria Francescana, fedele alla linea “vieni che ti porto nel mondo” condivisa dallo chef modenese e da Alessandro Michele, designer Gucci. All’interno dello spazio ci saranno anche un negozio di prodotti in edizione unica e uno spazio museale curato dalla critica dell’arte Maria Luisa Frisa.
2. CRACCO IN GALLERIA – Milano
Dopo una serie di rinvii, a febbraio dovrebbe essere la volta buona per Cracco in Galleria. Ex spazio Mercedes, 1000 metri quadri distribuiti su cinque piani, 4 cucine: il progetto di Cracco è ambizioso.
L’enoteca è nel seminterrato, “proprio sotto i piedi di migliaia di persone che ogni giorno passeggiano”. Al piano terra si stanno ultimando il caffè con bistrot, proposta gastronomica che spazia dalla piccola colazione al lunch, dall’aperitivo alla cena oltre al dopocena della Scala, e la pasticceria curata del pastry chef Luca Sacchi, oggi secondo di Cracco, con un angolo per la cioccolateria.
Al primo piano vi aspetta il vero ristorante, con 50 coperti, e al piano superiore il “salone delle feste”, spazio riservato a ricevimenti e eventi speciali. L’ingresso principale si trova in galleria, quello per gli eventi privati sul retro, con accesso da via Silvio Pellico e ascensore indipendente per salire all’ultimo piano.
3. STARBUCKS – Milano
Dopo voci, indiscrezioni, polemiche (ve le ricordate le palme?), accelerazioni e rallentamenti, il 2018 è l’anno in cui Starbucks arriverà in Italia, a Milano. Il luogo prescelto è Palazzo Broggi, in Piazza Cordusio, conosciuto come palazzo delle Poste. Costruito attorno al 1900, è stato la sede della Borsa di Milano.
[Starbucks si fa più pubblicità con le palme che con mille spot in tv]
Sull’arrivo in Italia del gigante americano, presente in 75 paesi al mondo, forte di 27 mila negozi e con un fatturato di 23 miliardi di dollari, le opinioni divergono e non di poco. Certi lo considerano una minaccia per il bar come lo intendiamo noi, un’americanata costruita su idee e perfino su nomi italiani, insomma un’umiliazione.
[Anche secondo voi Starbucks è un’umiliazione per gli italiani?]
E poco importa se Howard Schultz –ex CEO e oggi presidente esecutivo del gruppo, ma sempre il numero 1 nonché il fondatore– riconosce di essere stato illuminato dai bar italiani per costruire la più grande catena di caffetterie del pianeta.
I favorevoli sottolineano al contrario le opportunità dell’operazione. Basta entrare in una coffeehouse caffè della catena per capire che, circondati da divani, tavolini, grandi tazze, intenso profumo di caffè, musica accogliente e Wi-Fi gratis non ci si trova in un semplice luogo di consumo. Insomma si entra per un Frappuccino e si finisce col dare vita a una start-up.
Nell’attesa di sapere come verrà accolto e soprattutto di conoscere il parere di voialtri lettori di Dissapore, amanti dell’espresso fatto a regola d’arte, vi diamo qualche informazione in più.
A Milano non aprirà il classico punto vendita Starbucks, ma una “roastery”, traduciamolo con torrefazione. Ampi spazi (2500 metri quadrati), lavorazione a vista, arredamento elegante. I clienti potranno comprare miscele e prodotti legati al marchio. Ci sarà un collegamento WI-FI super veloce, musica con il partner Spotify, servizi di pagamento Fintech. E infine, la collaborazione con le panetterie chic di Princi, nome molto noto a Milano, per i prodotti da forno.
[La prossima mossa di Starbucks? Una catena di panetterie con Princi]
4. NOMA 2.0 – Copenhagen
Il 2018 segna il ritorno di Renè Redzepi, il guru del foraging. Probabilmente a febbraio, in una fattoria urbana alla periferia di Copenhagen con tanto di serra sul tetto e orto galleggiante su una zattera, riaprirà il Noma.
Dopo mesi di brainstorming ed esplorazioni nella penisola scandinava, lo chef danese ha messo a punto con il suo team una serie di menu che cambieranno seguendo le stagioni.
L’oceano è protagonista dei mesi invernali: pesci, frutti di mare (ricci, ostriche selvatiche), piante che resistono al gelo e una mise en place dall’estetica “fredda e acquatica”, qualunque cosa significhino i due aggettivi anticipati dallo chef.
[Noma 2.0: tutte le novità]
In primavera spazio al verde e alla ricchezza del regno vegetale, con porzioni ridotte e una combinazione di prodotti cotti e crudi. Da maggio a settembre il Noma sarà un ristorante vegetariano con il menu organizzato intorno ai prodotti della fattoria urbana. Infine l’autunno, ecco la foresta: funghi, noci, frutti di bosco. E poi oca e alce.
Il nuovo Noma aprirà dal mercoledì al sabato, a pranzo e a cena con lo stesso menu. Le prenotazioni sono aperte da tempo, quindi mettetevi in fila e non protestate per l’attesa.
5. ATTIMI di HEINZ BECK – Milano
Dopo Roma è la volta di Milano, per Attimi, il ristorante gourmet al Terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino nato dalla collaborazione tra Heinz Beck e Gruppo Cremonini.
L’apertura della versione meneghina è prevista per marzo, nella Food Court del Citylife Shopping Distric (se i milanesi parlano così non è colpa nostra), 32 mila metri quadri di centro commerciale (per i milanesi “mall” –aridanghete) griffata dell’archistar Zaha Hadid.
[Heinz Beck sbarca con Attimi all’aeroporto di Fiumicino]
Sarà importata anche la formula innovativa del ristorante di Roma. Come l’aeroporto il centro commerciale è un luogo di transito, ragione per cui i menu sono per così dire “a tempo”, da scegliere in base a quanto tempo si ha a disposizione: 30, 45 o 60 minuti.
Chiudono il cerchio i prezzi, che come a Roma saranno relativamente accessibili.
6. IL RISTORANTE DI NIKO ROMITO CON BULGARI – Milano
Sembra proprio che entro la prima metà del 2018 arrivi a Milano anche Niko Romito.
Dal suo ristorante 3 stelle Michelin, Reale Casadonna, lo chef abruzzese arriverà nel capoluogo lombardo in seguito alla collaborazione inaugurata con Bulgari, la griffe del lusso parte del gruppo francese Lvmh che sta per aprire sei nuovi hotel nel mondo.
“Il Ristorante” di Niko Romito troverà posto all’interno dell’hotel Bulgari e, secondo quanto affermato dallo chef, il menu sarà un omaggio al Made in Italy alimentare, quello vero, quello che si mangia nei giorni di festa a casa delle famiglie italiane. “Solo, reso più leggero, essenziale e contemporaneo”.
Arriverà un’altra stella Michelin?
7. LA PASTICCERIA DI IGINIO MASSARI – MILANO
Se finora il pellegrinaggio degli appassionati di pasticceria aveva come meta d’elezione Brescia, sede della pasticceria Veneto, Iginio Massari ha deciso di renderlo più semplice aprendo una nuova bottega a Milano.
Quella di Brescia resta la casa madre, ma segnatevi l’indirizzo milanese di via Marconi, dove, all’interno di una filiale Intesa San Paolo (e chi se l’aspettava una collaborazione banca/pasticceria?) verrà aperto il nuovo spazio.
[Milano: come sarà la nuova pasticceria di Iginio Massari]
Sappiamo già che il laboratorio sarà visibile dalla strada, con probabili lunghe file di ammiratori con il naso appiccicato alle vetrine vedere come nascono le creazioni del maestro.
8. CONDIVIDERE BY LAVAZZA CON FERRAN ADRIA – Torino
Condividere” by Lavazza è il nome del nuovo ristorante torinese di cui Ferran Adrià –padre della cucina molecolare e titolare dello storico El Bulli di Roses, a nord di Barcellona, chiuso nel 2011– sarà il regista.
I lavori di ristrutturazione procedono spediti nella “cattedrale”, l’ex centrale Enel situata accanto al Palazzo Nuvola, attuale sede del partner storico di Adrià, cioè Lavazza, e con tutta probabilità già ad aprile/maggio 2018 Torino avrà il piacere di assistere all’inaugurazione del nuovo locale.
Lo chef che avrà la responsabilità di guidare il “ristorante italiano di Adrià” sarà il 41enne Federico Zanasi, modenese, già al ristorante Amerigo 1934 a Savigno, vicino Bologna, poi collaboratore di Moreno Cedroni a La Madonnina del Pescatore di Senigallia, e diventato nel 2013 executive chef del ristorante annesso all’hotel “Principe delle stelle” di Cervinia.
La progettazione del locale al primo piano del palazzo Nuvola è stata affidata all’architetto Cino Zucchi, e prevede esterni avveniristici totalmente in vetro, mentre gli interni saranno firmati dallo scenografo premio Oscar Dante Ferretti.
Un progetto grandioso per Lavazza e per Adria, che ha scelto proprio Torino, e l’Italia, quale sede per la sua prima esperienza fuori dalla Spagna, dove coniugare cucina e convivialità.
9. ANDREA BERTON & CLUB MED – Cefalù
Lo chef friulano, milanese d’adozione, uno degli allievi più capaci della scuola Gualtiero Marchesi, affiancherà al suo ristorante meneghino una collaborazione con il nuovo resort Club Med di Cefalù, vicino Palermo, affacciato su una scenografica scogliera, con vista sulla baia.
Giugno è il mese previsto per l’apertura del ristorante da 80 coperti, chiamato probabilmente La Riva Beach.
Oltre ai menu “Estate” e “Inverno” composti da 2 entrée, 2 piatti principali e 2 dessert, è previsto il menu “Prestige”, con alcuni piatti più elaborati da degustare in riva al mare. Ci sarà molto pesce e spazio per le tradizioni siciliane: crostacei, agrumi, pistacchi, melanzane, pomodori.
10. WURST HALL di KENJI-LOPEZ – San Mateo, Silicon Valley
A San Mateo, in piena Silicon Valley, con Chez Panisse, il tempio della ristorazione politicamente corretta della cuoca americana Alice Waters, a un tiro di schioppo, J. Kenji López-Alt aprirà tra novembre e dicembre Wurst Hall.
Stiamo parlando dello stesso Kenji-Lopez che gli appassionati italiani conoscono per essere uno chef americano, scrittore di bestseller culinari, nonché guru del sito americano Serious Eats.
Wurst Hall sarà diviso in due ambienti diversi: una birreria al primo piano, e un cocktail bar piano terra. Nel menu della birreria, oltre a una trentina di birre artigianali alla spina tedesche e locali, troveranno posto piatti classici della cucina tedesca, quindi panini con wurstel e senape, insalata di fagioli, ciambelle salate con formaggio e crauti, strudel di mele al caramello con sale marino affumicato.
Il cocktail bar servirà invece drink e liquori, senza un menu dedicato al cibo.
Delusi dal guru della cucina modernista? Capita, ma per il suo debutto nel mondo della ristorazione Kenji-Lopez ha scelto una formula accessibile, senza troppe formalità né servizio impettito da ristorante stellato.
[Crediti | Immagine Cracco: Matteo Cherubino]