Ci siamo quasi. l’edizione numero 69 della Guida Michelin Italia è in arrivo, e verrà presentata il prossimo 14 novembre in Franciacorta con l’ormai consueta diretta streaming. Da un misto di racconti, leggende metropolitane e voci incontrollate possiamo immaginare che coloro che hanno ricevuto la convocazione in presenza già sappiano, ma il leggendario muro di silenzio che ogni anno circonda l’assegnazione degli ambiti macaron resta come sempre impenetrabile. Non ci resta quindi che affidarci ai ragionati pronostici della nostra redazione per redigere il nostro toto-stelle, e ad occhio emerge subito una cosa: stella Michelin sembra soprattutto sinonimo di affidabilità e solidità. Ex pluristellati -o loro collaboratori- con le loro nuove aperture soliste, vedi Niederkofler o i fratelli Capitaneo, e l’influenza delle grandi sponsorizzazioni di Banca Intesa e Lavazza sulla piazza di Torino.
Nonostante le aperture dei recenti anni, come segnalare mensilmente i nuovi locali inclusi per quanto ancora senza riconoscimenti, per la stella continua a non bastare una buona, ottima performance culinaria: l’affidabilità data da partner importanti o da un precedente percorso stellato fa tutta la differenza del mondo. Detto questo, ecco le nostre previsioni, non senza un po’ di personale tifo.
Nuovi tre stelle:
Madonnina del Pescatore – un Moreno Cedroni in stato di grazia e sperimentatore come mai prima potrebbe aver trovato la spinta per dare a Senigallia il secondo tristellato.
Glam – Prima o poi succederà: lo chef più premiato dalla Michelin, Enrico Bartolini si ritroverà con un secondo tre stelle a suo nome. Vista le performance di quest’anno dell’executive chef Donato Ascani, scommettiamo su di lui.
Nuovi due stelle:
Pascucci al Porticciolo – pur col suo consueto garbo, l’approccio alla cucina di mare di Gianfranco Pascucci sta diventando influente, è sempre un buon segno.
Carignano – Tornato al timone di un ristorante “vero”, Davide Scabin sta tornando a esprimersi da par suo. Magari non sarà proprio quest’anno, ma non sarebbe un furto.
Agostino Iacobucci – potrebbe essere il momento giusto perché Bologna abbia il suo bistellato, e il ristorante di Villa Zarri sembra un ottimo candidato.
Del Cambio – la cucina di Matteo Baronetto è stata forse ritenuta finora troppo intellettuale e cerebrale per farne il due stelle di Torino, ma vogliamo essere più impavidi della Rossa.
Angelo Sabatelli – fautore di una cucina pugliese gourmet e internazionale, potrebbe portare le due stelle nella sua regione.
Caracol – bastasse la bellezza circostante per avere due stelle qui a Bacoli starebbero strette. E la cucina di Angelo Carannante ne è all’altezza.
La Rei Natura – Michelangelo Mammoliti bistellato lo è già stato, e l’attitudine e l’ambizione del predestinato non gli mancano. Aggiungiamo una struttura come quella del Boscareto Resort e la scommessa è fatta.
FRE – Già il fatto che di mezzo ci sia la consulenza di Yannick Alléno dovrebbe alimentare pronostici positivi, e la cucina del resident chef Francesco Marchese si fa sempre più strutturata e complessa, nonché supportata da una proprietà ambiziosa.
Lido84 – Ormai è una barzelletta tra gourmand e addetti ai lavori. La seconda stella a Riccardo Camanini è sacrosanta, e ormai in colpevole ritardo ai riconoscimenti internazionali di molte altre testate gastronomiche. Che sia quello il problema?
Nuove stelle:
NIN – Terry Giacomello non ha mollato un centimetro sulla sua ricerca, stellato era e stellato dovrebbe restare.
IO – Luigi Taglienti ha sorpreso molti con la sua apertura piacentina: è partito con un certo understatement rispetto alle sue esperienze milanesi, ma la classe non si discute
Verso Ristorante – Lo chef’s table di Milano dei fratelli Capitaneo, collaboratori di lungo corso dello stellatissimo Enrico Bartolini si esprime già a livelli altissimi.
Sustanza – A Milano la location era forse un po’ spartana, ma ora che si è spostato a Napoli in un contesto da sogno, non ci sono più scuse. La cucina etnografica e mediterranea di Marco Ambrosino deve essere illuminata da una stella. Una, per ora.
Atelier Moessmer – Quella alla nuova creatura di Norbert Niederkofler pare una stella automatica.
Casa Leali – Già da qualche anno i fratelli Andrea e Marco si esprimono con costanza ad alti livelli, tra accoglienza e cucina.
Scatto – La rappresentanza torinese della redazione non ha dubbi: i Costardi sono sul pezzo e si ritrovano in uno dei più bei ristoranti della città.
Trattoria da Lucio – L’importanza del lavoro di Jacopo Ticchi sulla frollatura del pesce non può essere sottovalutata. Meriterebbe anche, o almeno, una stella verde.
San Tommaso 10 – In questo locale patrocinato da Lavazza, chef Gabriele Eusebi propone la sua visione di cucina piemontese moderna, in una giusta differenziazione con la proposta del cugino Condividere: lecito aspettarsi un riconoscimento.
Osteria V – La cucina di Andrea Rossetti, intelligente e modernissima, sarebbe da stella già da un po’.
LORTO – Il ristorante del Nordelaia resort è sovrainteso da un veterano come Andrea Ribaldone e condotto con la grinta del giovane Charles Pearce:
Stella verde
Fattoria Sardi – Da “ristoro agricolo”, lo spazio che Damiano Donati si è ritagliato tra i vigneti dell’azienda agricola è ormai un ristorante con tutti i crismi. Magari un filo troppo informale per la stella rossa, ma quella verde c’è tutta.