Manca davvero pochissimo, e scopriremo finalmente come l’edizione italiana della più chiacchierata delle guide gastronomiche, la Guida Michelin, avrà deciso di affrontare questo famigerato 2020. Con l’edizione 2021, chiaramente, che uscirà assegnando stelle come se i ristoranti fossero stati aperti. O quasi.
Se da sempre l’operato della Michelin appare ammantato di mistero, l’apocalittico scenario della ristorazione tratteggiato dalla pandemia offre ancora meno certezze, e le sibilline dichiarazioni del direttore Sergio Lovrinovich, recentemente intervistato su Scatti di Gusto, dicono ben poco: “E’ stato necessario modificare la modalità di lavoro per via delle variazioni degli orari e dei giorni di apertura dei ristoranti”.
Beh, si sforzano di andare nei ristoranti quando sono aperti, mi sembra una scelta saggia.
“La Guida 2021 sarà la fotografia scattata dagli ispettori nel 2020”, Vujadin Boškov insegna.
Cosa succederà a uno stellato che ha radicalmente modificato la sua offerta per buona parte del 2020? Un locale come la Bentoteca di Tokuyoshi brillerà della luce dell’astro Michelin? Le ipotesi sono diverse, e già sviscerate dalla nostra Valentina Dirindin.
In tutta questa incertezza però, il direttorissimo della Rossa si sente di darci un’unica rassicurazione: anche quest’anno, nessuna pizzeria riceverà lo storico primo Macaron. Qualcuno lanci una petizione su change.org, Gino Sorbillo faccia una foto mentre tiene un cartello di protesta con aria funerea, si lanci l’hashtag #lovrinovichescilestelleallepizze: questo accanimento verso la categoria è ormai incomprensibile e francamente anacronistico, visto che la rivoluzione della pizza contemporanea è ormai assolutamente matura e strutturata. E l’annus horribilis a questo proposito non può proprio essere la motivazione, visto quanto ha evidenziato la necessità di esplorare nuovi format di ristorazione. E a proposito di novità, vogliamo parlare del trifoglio verde, che premia gli chef che ci tengono all’ambiente? No, oggi non ne vogliamo parlare, ma siamo abbastanza curiosi di assistere al greenwashing del fine dining, la ristorazione che senza sporcare troppi piati non è tale.
Detto questo, in un 2020 che ha portato al minimo storico l’interesse verso queste pubblicazioni, l’impossibilità di fare giornalismo gastronomico sul campo ha spinto all’estremo la necessità di mungere questa vacca fino all’ultimo post: ecco quindi la nostra carrellata di opinioni non richieste che si aggiungono alla già caotica ridda dei pronostici sul web.
Valentina Dirindin
“Se la meriterebbero anche se non è l’anno giusto per gli azzardi prematuri: Opera, Sum, Euthalia, Borgo sant’Anna (sarebbe davvero troppo presto, per quanto sia la proposta più figa apparsa sul mercato del nord ovest), Rapisarda, Contaminazioni. Potrebbero prendere la prima anche Dina ristorante e Zia restaurant.
Potrebbe essere l’anno delle due stelle (ma la verità è che ci credo così così): Palluda, Baronetto, più probabile Camanini. Azzardo anche un ottimistico tre a Cedroni e, perché no, mi piacerebbe un tre al San Domenico, premiando un lavoro sulla storicità e la tradizione.”
Giovanni Puglisi
“Mi sbilancerei giusto sulla stella al Dina. Zia restaurant l’avevo pronosticato per l’anno scorso e potenzialmente concorderei anche quest’anno. L’incognita è tutto ciò che è successo nel periodo di lockdown, Anche Retrobottega, ad esempio, una stella la meriterebbe a occhi chiusi, faccio il tifo anche per Osteria Fernanda.”
Nunzia Clemente
“Secondo me ci sarà un monostellato a Nola, cioè Re Santi e Leoni: la cittadina in questione si sta muovendo abbastanza sul filone fine dining con varie realtà, ricordiamoci comunque che è una meta danarosa perché c’è lo scalo commerciale più grande del Sud Europa (interporto), quindi ci bazzica gente di tutti i tipi e di tutte le richieste. Per quanto riguarda le due stelle, non so, azzardato è dire Kresios a Telese però è quello che ci mette qualcosa in più (…) per il resto, vedo solo riconfermati tutti nel bene e nel male. (…) a Napoli si sta affermando tantissimo la ristorazione d’hotel, vedi il George Restaurant del Grand Hotel Parker’s, stellato l’anno scorso.”
Caterina Vianello
“Se dobbiamo giocare, direi Matteo Grandi arrivato a Vicenza a settembre. Credo sia impossibile una stella così rapidamente, ma scommettiamo, così come per Davide Tangari del ristorante e bistrot Valbruna, giovane in decisa crescita. In Veneto ci potrebbe stare anche il SanBrite, così come una seconda a Corrado Fasolato allo Spinechile Resort. So già che non ci saranno pizzerie stellate, ma come non pensare ai tigli?”
Stefania Pompele
“Faccio il tifo per Alberto Gipponi al Dina e Marco Ambrosino al 28 Posti, e mi aspetto sempre la seconda al Lido 84, gioco il mio gettone veneto su SanBrite.”
Alessandro Maggi
“Avrei in mente un paio di declassamenti, sia mono che bistellati, ma non è certo l’anno giusto. La mia wildcard è l’Arcade di Porto san Giorgio, e tifo per la Fernanda a Roma”
Personalmente continuo a vedere in Milano il perpetrarsi di un crimine gourmet: 28 Posti senza stella, così come Wicky. A proposito di oriente, Claudio Liu potrebbe fare il colpaccio e portare a casa il secondo macaron col suo Iyo Aalto, dopo quella del Iyo originale. Continuo a spingere per i ragazzi di Casa Leali, i fenomenali fratelli Manzoni all’Osteria degli Assonica e il genio internazionale di Mirko Gatti di Radici.
Non so se augurare la seconda stella a Riccardo Camanini, mentre Berton è uno che le due stelle le ha tatuate addosso. Mi auguro anche un tristellato ad Ischia, Nino di Costanzo”.
Chiara Cavalleris
“La mia Torino ha avuto parecchie soddisfazioni dalla Guida Michelin e purtroppo dubito che Condividere, neo stellato e migliore per distacco rispetto a tanti altri (troppi?) mono-stellati torinesi, possa già ricevere la seconda stella, per quanto sarebbe meritatissima. Anche la Limonaia, sempre a Torino, varrebbe una stella, se non fosse che la cucina mette parecchio in ombra la sala.
Sarà l’anno delle seconde stelle e il Lido 84 di Camanini, se vogliamo scommettere, potrebbe raddoppiare. La prima al SanBrite è un’altra scommessa fattibile, insieme a Dina. Dell’assenza della prima stella al Wicky’s di Milano direi che oramai ci siamo fatti una ragione”.